Archive pour avril, 2009

Cardinale John Henry Newman: Testimoni della risurrezione

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090418

Sabato fra l’Ottava di Pasqua : Mc 16,9-15
Meditazione del giorno
Cardinale John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS 1, 22 « Witnesses of the Resurrection »

Testimoni della risurrezione

Ci si sarebbe potuti aspettare che il nostro Signore, una volta risuscitato, si fosse mostrato al più gran numero di persone possibile, e soprattutto a coloro che l’avevano crocifisso. Tutto al contrario, la storia ci mostra che egli si manifesta soltanto ad alcuni testimoni scelti, e specialmente ai suoi discepoli più vicini. Questo lo riconosce lo stesso Pietro  quando dichiara: «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti» (At 10,40-41).

A prima vista, questo ci sembra strano. Siamo disposti infatti a farci della risurrezione un’idea ben diversa, a rappresentarcela come una manifestazione lampante e visibile della gloria di Cristo… Figurandoci la risurrezione come un trionfo pubblico, siamo spinti ad immaginare la confusione e il terrore che avrebbero afferrato i suoi carnefici se Gesù si fosse presentato vivo davanti a loro. Ma, notiamolo, un tale ragionamento equivale a concepire il Regno di Cristo come un regno di questo mondo, e questo non è giusto. Sarebbe come rappresentarci Cristo che viene già in quel momento a giudicare il mondo, e questo avverrà soltanto nell’ultimo giorno…

Perché mostrarsi soltanto ad alcuni «testimoni prescelti»? Perché questo era il mezzo più efficace per diffondere la fede nel mondo intero… Quale sarebbe stato il frutto di una manifestazione pubblica che si sarebbe imposta a tutti? Questo nuovo miracolo avrebbe lasciato la folla tale quale l’aveva trovata, senza cambiamento efficace. Già i suoi primi miracoli non avevano convinto tutti… Cosa avrebbero potuto dire e sentire più di prima, anche se «uno risuscitasse dai morti» (Lc 16,31)?… Cristo si mostra per suscitare dei testimoni della risurrezione, dei ministri della sua parola, le fondamenta della sua Chiesa. Come la folla, con la sua natura mutevole, avrebbe potuto diventare questo?

SABATO 18 APRILE 2009 – OTTAVA DI PASQUA

SABATO 18 APRILE 2009 – OTTAVA DI PASQUA

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla prima lettera di san Pietro, apostolo 4, 12 – 5, 14

in questa lettura non c’è San Paolo (ovvio!)

Esortazione agli anziani e ai giovani
Carissimi, non siate sorpresi per l’incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome.
E’ giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?
E se il giusto a stento si salverà,
che ne sarà dell’empio e del peccatore? (Pro 11, 31).
Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene.
Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché
Dio resiste ai superbi,
ma da’ grazia agli umili. (Pro 3, 34).
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione (Sal 54, 23), perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.
E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. A lui la potenza nei secoli. Amen!
Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. Salutatevi l’un l’altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!

Responsorio   Cfr. 1 Pt 4, 13; Lc 6, 22
R. Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi: * quando apparirà la sua gloria, voi esulterete, alleluia.
V. Beati voi quando gli uomini vi odieranno a causa del Figlio dell’uomo:
R. quando apparirà la sua gloria, voi esulterete, alleluia.

Seconda Lettura
Dalle «Catechesi» di Gerusalemme
(Catech. 22, Mistagogica 4, 1. 3-6. 9; PG 33, 1098-1106)

Il pane del cielo e la bevanda di salvezza
«Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. E preso il calice rese grazie, e disse: Prendete e bevete; questo è il mio sangue» (1 Cor 11,23). Poiché egli ha proclamato e detto del pane: «Questo è il mio corpo», chi oserà ancora dubitare? E poiché egli ha affermato e detto: «Questo è il mio sangue» chi mai dubiterà, affermando che non è il suo sangue?
Perciò riceviamoli con tutta certezza come corpo e sangue di Cristo. Nel segno del pane ti vien dato il corpo e nel segno del vino ti vien dato il sangue, perché, ricevendo il corpo e il sangue di Cristo, tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. Avendo ricevuto in noi il suo corpo e il suo sangue, ci trasformiamo in portatori di Cristo, anzi, secondo san Pietro, diventiamo consorti della natura divina.
Un giorno Cristo, disputando con i Giudei, disse: Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita (cfr. Gv 6, 53). E poiché quelli non capirono nel giusto senso spirituale le cose dette, se ne andarono via urtati, pensando che li esortasse a mangiare le carni.
C’erano anche nell’antica alleanza i pani dell’offerta, ma poiché appartenevano all’Antico Testamento, ebbero termine. Nel Nuovo Testamento c’è un pane celeste e una bevanda di salvezza, che santificano l’anima e il corpo. Come infatti il pane fa bene al corpo, così anche il Verbo giova immensamente all’anima.
Perciò non guardare al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e comuni elementi. Sono il corpo e il sangue di Cristo, secondo l’affermazione del Signore. Anche se i sensi ti fanno dubitare, la fede deve renderti certo e sicuro.
Bene istruito su queste cose e animato da saldissima fede, credi che quanto sembra pane, pane non è, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo. Credi che quanto sembra vino, vino non è, anche se così si presenta al palato, ma sangue di Cristo. Di queste divine realtà già in antico David diceva nei Salmi: «Il pane che sostiene il suo vigore e l’olio che fa brillare il suo volto» (Sal 103, 15). Ebbene sostieni la tua anima, prendendo quel pane come pane spirituale, e fa’ brillare il volto della tua anima.
Voglia il cielo che con la faccia illuminata da una coscienza pura, contempli la gloria del Signore, come in uno specchio, e proceda di gloria in gloria, in Cristo Gesù, Signore nostro. A lui onore, potestà e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VENERDÌ 17 APRILE 2009 – OTTAVA DI PASQUA

VENERDÌ 17 APRILE 2009 – OTTAVA DI PASQUA

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla prima lettera di san Pietro, apostolo 3, 18 – 4, 11

in questa lettura non c’è San Paolo (ovvio!)

L’attesa della venuta di Cristo nella gloria della risurrezione
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato, per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale. Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano. Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti; infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!

Responsorio    Cfr. 1 Pt 3, 18. 22
R. Cristo è morto per i peccati una volta per sempre, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; * messo a morte nella carne, vive nello spirito, alleluia.
V. Egli è alla destra di Dio: ha sconfitto la morte e ci ha fatto eredi della vita eterna;
R. messo a morte nella carne, vive nello spirito, alleluia.

Seconda Lettura
Dalle «Catechesi» di Gerusalemme
(Catech. 21, Mistagogica 3, 1-3; PG 33, 1087-1091)

L’unzione dello Spirito Santo
Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, avete assunto una natura simile a quella del Figlio di Dio. Il Dio, che ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi, ci ha resi conformi al corpo glorioso di Cristo.
Divenuti partecipi di Cristo, non indebitamente siete chiamati «cristi» cioè «consacrati», perciò di voi Dio ha detto: «Non toccate i miei consacrati» (Sal 104, 15).
Siete diventati «consacrati» quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo. Tutto si è realizzato per voi in simbolo, dato che siete immagine di Cristo. Egli, battezzato nel fiume Giordano, dopo aver comunicato alle acque i fragranti effluvi della sua divinità, uscì da esse e su di lui avvenne la discesa del consustanziale Spirito Santo: l’Uguale si posò sull’Uguale.
Anche a voi, dopo che siete emersi dalle sacre acque, è stato dato il crisma, di cui era figura quello che unse il Cristo, cioè lo Spirito Santo. Di lui anche il grande Isaia, parlando in persona del Signore, dice nella profezia che lo riguarda: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri» (Is 61, 1).
Cristo non fu unto dagli uomini con olio o altro unguento materiale, ma il Padre lo ha unto di Spirito Santo, prestabilendolo salvatore di tutto il mondo, come dice Pietro: Gesù di Nazareth, che Dio unse di Spirito Santo (cfr. At 10, 38). E il profeta David proclama: «Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. Ami la giustizia e l’empietà detesti; Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 7-8).
Egli fu unto con spirituale olio di letizia, cioè con lo Spirito Santo, il quale è chiamato olio di letizia, perché è lui l’autore della spirituale letizia. Voi, invece, siete stati unti con il crisma, divenendo così partecipi di Cristo e solidali con lui.
Guardatevi bene dal ritenere questo crisma come un puro e ordinario unguento. Santo è quest’unguento e non più puro e semplice olio. Dopo la consacrazione non è più olio ordinario, ma dono di Cristo e dello Spirito Santo. E’ divenuto efficace per la presenza della sua divinità e viene spalmato sulla tua fronte e sugli altri tuoi sensi con valore sacramentale. Così mentre il corpo viene unto con l’unguento visibile, l’anima viene santificata dal santo e vivificante Spirito.

Responsorio    Cfr. Ef 1, 13-14; 2 Cor 1, 21-22
R. Venendo alla fede, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo promesso, che è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, * a lode della sua gloria, alleluia.
V. Con l’unzione, Dio ci ha segnati e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori,
R. a lode della sua gloria, alleluia.

GIOVEDÌ 16 APRILE 2009 – OTTAVA DI PASQUA

GIOVEDÌ 16 APRILE 2009 – OTTAVA DI PASQUA

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla prima lettera di san Pietro, apostolo 3, 1-17

in questa lettura non c’è San Paolo (ovvio!), ma è l’Ottava di Pasqua

Imitare la mitezza di Cristo
Voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati considerando la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro ornamento non sia quello esteriore — capelli intrecciati, collane d’oro, sfoggio di vestiti —; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. Così una volta si ornavano le sante donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva ad Abramo, chiamandolo Signore. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia.
E ugualmente voi, mariti, trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita: così non saranno impedite le vostre preghiere.
E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili; non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione.
Infatti:
Chi vuole amare la vita
e vedere giorni felici,
trattenga la sua lingua dal male
e le sue labbra da parole d’inganno;
eviti il male e faccia il bene,
cerchi la pace e la segua,
perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti
e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere;
ma il volto del Signore è contro coloro
che fanno il male (Sal 33, 13-17).
E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene? E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi (cfr. Is 8, 12, 13).  Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. E’ meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male.

Responsorio    Cfr. Lc 6, 22. 23; 1 Pt 3, 14
R. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e vi metteranno al bando come infami a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate: * grande è la vostra ricompensa nei cieli, alleluia!
V. Se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi!
R. grande è la vostra ricompensa nei cieli, alleluia!

Seconda Lettura
Dalle «Catechesi» di Gerusalemme.
(Catech. 20, Mistagogica 2, 4-6; PG 33, 1079-1082)

Il battesimo, segno della passione di Cristo
Siete stati portati al santo fonte, al divino battesimo, come Cristo dalla croce fu portato al sepolcro.
E ognuno è stato interrogato se credeva nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; avete professato la fede salutare e siete stati immersi tre volte nell’acqua e altrettante siete riemersi, e con questo rito avete espresso un’immagine e un simbolo. Avete rappresentato la sepoltura di tre giorni del Cristo.
Il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel seno della terra. Nella prima emersione voi avete simboleggiato il primo giorno passato da Cristo nella terra. Nell’immersione la notte. Infatti, chi è nel giorno si trova nella luce, invece colui che è immerso nella notte, non vede nulla. Così voi nell’immersione, quasi avvolti dalla notte, non avete visto nulla. Nell’emersione invece vi siete ritrovati come nel giorno.
Nello stesso istante siete morti e siete nati e la stessa onda salutare divenne per voi e sepolcro e madre.
Ciò che Salomone disse di altre cose, si adatta pienamente a voi: «C’è un tempo per nascere e un tempo per morire» (Qo 3, 2), ma per voi al contrario il tempo per morire è stato il tempo per nascere. L’unico tempo ha causato ambedue le cose, e con la morte ha coinciso la vostra nascita.
O nuovo e inaudito genere di cose! Sul piano delle realtà fisiche noi non siamo morti, né sepolti, né crocifissi e neppure risorti. Abbiamo però ripresentato questi eventi nella sfera sacramentale e così da essi è scaturita realmente per noi la salvezza.
Cristo invece fu veramente crocifisso e veramente sepolto ed è veramente risorto, anche nella sfera fisica, e tutto questo è stato per noi dono di grazia. Così infatti partecipi della sua passione mediante la rappresentazione sacramentale, possiamo realmente ottenere la salvezza.
O traboccante amore per gli uomini! Cristo ricevette i chiodi nei suoi piedi e nelle sue mani innocenti e sopportò il dolore, e a me, che non ho sopportato né dolore, né fatica, egli dona gratuitamente la salvezza mediante la comunicazione dei suoi dolori.
Nessuno pensi che il battesimo consista solo nella remissione dei peccati e nella grazia di adozione, come era il battesimo di Giovanni che conferiva solo la remissione dei peccati. Noi invece sappiamo che il battesimo, come può liberare dai peccati e ottenere il dono dello Spirito santo, così anche è figura ed espressione della Passione di Cristo. E’ per questo che Paolo proclama: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte» (Rm 6, 3-4a).

Gregorio di Narek: « Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090417

Venerdì fra l’Ottava di Pasqua : Jn 21,1-14
Meditazione del giorno
Gregorio di Narek (circa 944 – vers 1010), monaco e poeta armeno
Il libro di preghiere, n°66 ; SC 78, 411

« Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva »

Dio misericordioso, compassionevole, amico dell’uomo (Sap 1,6)…, quando parli, tutto è possibile, persino ciò che sembra impossibile alla nostra mente: Tu doni un frutto saporito in cambio delle dure spine di questa vita…

Signore Cristo, «il nostro respiro» (Lam 4,20) e splendore della nostra bellezza…, luce e datore di luce, non hai piacere del male, non vuoi che alcuno si perda, non godi della morte di chi muore (Ez 18,32). Non sei turbato dal disordine, né assoggettato all’ira; non sei incostante nel tuo amore, né mutevole nella tua compassione; non cambi nella tua bontà. Non giri le spalle, non ti volti, ma sei totalmente luce e volontà di salvezza. Quando vuoi perdonare, puoi farlo; quando vuoi guarire, sei potente; quando vuoi vivificare, ne sei capace; quando vuoi accordare la tua grazia, sei prodigo; quando vuoi rendere la salute, sei abile… Quando vuoi rinnovare, sei creatore; quando vuoi risuscitare, sei Dio… Quando, prima ancora che lo chiediamo, vuoi stendere la mano, non ti manca nulla… Se vuoi rafforzare me che sono scosso, sei roccia; se vuoi dare da bere a me che sono assetato, sei fonte; se vuoi rivelare ciò che è nascosto, sei luce…

Tu, che per la mia salvezza hai combattuto con forza…, hai preso sul tuo corpo innocente tutta la sofferenza dei castighi che avevamo meritati, affinché, divenendo esempio, manifestassi negli atti la compassione che ci porti.

Sant’Agostino : « Di questo voi siete testimoni »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090416

Giovedì fra l’Ottava di Pasqua : Lc 24,35-48
Meditazione del giorno
Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi,  116

« Di questo voi siete testimoni »

Come avete sentito, il Signore dopo la sua risurrezione apparve ai suoi discepoli e li salutò dicendo: «La pace sia con vo». Ecco, la pace è il saluto della salvezza, poiché lo stesso termine « salute » prende il nome dalla salvezza. Che c’è dunque di meglio del fatto che la stessa Salvezza saluti l’uomo? La nostra salvezza infatti è Cristo. Proprio lui è la nostra salvezza, lui che fu per noi coperto di ferite, inchiodato sul legno della croce e poi, deposto dal legno, fu posto nel sepolcro. Dal sepolcro però risorse con le ferite risanate, ma conservando le cicatrici. Giudicò infatti fosse utile per i suoi discepoli che fossero conservate le sue cicatrici, perché venissero guarite con esse le ferite del loro cuore. Quali ferite? Le ferite dell’incredulità. Poiché egli apparve ai loro occhi mostrando la sua carne reale, ma essi «credettero di vedere uno spirito». Questa è una ferita non leggera del cuore…

Ma che cosa dice il Signore Gesù? «Perché siete turbati e nel vostro cuore sorgono tali pensieri?». Se nel vostro cuore sorgono tali pensieri, essi provengono dalla terra. Ciò ch’è bene per l’uomo non è già che dei pensieri si elevino nel suo cuore, ma che il suo cuore ascenda in alto, dove l’Apostolo voleva mettere il cuore dei credenti, ai quali diceva: «Se siete risorti con Cristo, pensate alle cose del cielo, dove Cristo è assiso alla destra di Dio; cercate le cose del cielo e non quelle della terra. Voi infatti siete già morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio; quando apparirà Cristo, ch’è la vostra vita, allora anche voi apparirete nella gloria insieme con lui» (Col 3,1s). In quale gloria? In quella della risurrezione…

Noi crediamo alla parola dei discepoli senza che ci mostrino il Cristo risuscitato… Allora tuttavia era un fatto incredibile, e da Cristo veniva mostrato non solo agli occhi ma ancora alle mani, al fine di far entrare nel cuore la fede mediante i sensi del corpo e in tal modo potesse essere annunciato per tutto il mondo a coloro che non avrebbero visto o toccato e tuttavia avrebbero creduto senza aver dubbi (Gv 20,29).

MERCOLEDÌ 15 APRILE – OTTAVA DI PASQUA

MERCOLEDÌ 15 APRILE - OTTAVA DI PASQUA dans AUTORE ANTICO (sconosciuto) 19%20ROUSSELIN%20LES%20PELERINS%20D%20EMMAUS%20MACON%20MUR

Luk-24,13_Emmaus_on_the_way_en_route

http://www.artbible.net/3JC/-Luk-

MERCOLEDÌ 15 APRILE – OTTAVA DI PASQUA

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla prima lettera di san Pietro, apostolo 2, 11-25

in questa prima lettura non ci sono riferimenti a San Paolo (ovvio!)

I cristiani vivono nel mondo come stranieri e pellegrini
Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all’anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.
State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti. Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio.
Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.
Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. E’ una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente; che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avete mancato? Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.
A questo infatti siete stati chiamati, poiché
anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca (Is 53, 9),
oltraggiato non rispondeva con oltraggi,
e soffrendo non minacciava vendetta,
ma rimetteva la sua causa a colui
che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti (Is 53, 4.5.11.12).
Eravate erranti come pecore (Is 53, 6),
ma ora siete tornati al pastore
e guardiano delle vostre anime.

Responsorio    Cfr. 1 Pt 2, 21. 24
R. Cristo patì per noi, lasciandoci un esempio: * seguiamo dunque le sue orme, alleluia.
V. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo, perché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia:
R. seguiamo dunque le sue orme, alleluia.

Seconda Lettura
Dall’«Omelia sulla Pasqua» di un antico autore.
(Disc. 35, 6-9; PL 17, 696-697)

Cristo autore della risurrezione e della vita
L’apostolo Paolo ricordando la felicità per la riacquistata salvezza, dice: Come per Adamo la morte entrò in questo mondo, così per Cristo la salvezza viene nuovamente data al mondo (cfr. Rm 5, 12). E ancora: Il primo uomo tratto dalla terra, è terra; il secondo uomo viene dal cielo, ed è quindi celeste (1 Cor 15, 47). Dice ancora: «Come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra», cioè dell’uomo vecchio nel peccato, «porteremo anche l’immagine dell’uomo celeste» (1 Cor 15, 49), cioè abbiamo la salvezza dell’uomo assunto, redento, rinnovato e purificato in Cristo. Secondo lo stesso apostolo, Cristo viene per primo perché è l’autore della sua risurrezione e della vita. Poi vengono quelli che sono di Cristo, cioè quelli che vivono seguendo l’esempio della sua santità. Questi hanno la sicurezza basata sulla sua risurrezione e possederanno con lui la gloria della celeste promessa, come dice il Signore stesso nel vangelo: Colui che mi seguirà, non perirà ma passerà dalla morte alla vita (cfr. Gv 5, 24).
Così la passione del Salvatore è la vita e la salvezza dell’uomo. Per questo infatti volle morire per noi, perché noi, credendo in lui, vivessimo per sempre. Volle diventare nel tempo quel che noi siamo, perché, attuata in noi la promessa della sua eternità, vivessimo con lui per sempre.
Questa, dico, è la grazia dei misteri celesti, questo il dono della Pasqua, questa è la festa dell’anno che più desideriamo, questi sono gli inizi delle realtà vivificanti.
Per questo mistero i figli generati nel vitale lavacro della santa Chiesa, rinati nella semplicità dei bambini, fanno risuonare il balbettio della loro innocenza. In virtù della Pasqua i genitori cristiani e santi continuano, per mezzo della fede, una nuova e innumerevole discendenza.
Per la Pasqua fiorisce l’albero della fede, il fonte battesimale diventa fecondo, la notte splende di nuova luce, scende il dono del cielo e il sacramento dà il suo nutrimento celeste.
Per la Pasqua la Chiesa accoglie nel suo seno tutti gli uomini e ne fa un unico popolo e un’unica  famiglia.
Gli adoratori dell’unica sostanza e onnipotenza divina e del nome delle tre Persone cantano con il Profeta il salmo della festa annuale: «Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal 117, 24). Quale giorno? mi chiedo. Quello che ha dato il principio alla vita, l’inizio alla luce. Questo giorno è l’artefice dello splendore, cioè lo stesso Signore Gesù Cristo. Egli ha detto di se stesso: Io sono il giorno: chi cammina durante il giorno non inciampa (cfr. Gv 8, 12), cioè: Chi segue Cristo in tutto, ricalcando le sue orme arriverà fino alle soglie della luce eterna. E’ ciò che richiese al Padre quando si trovava ancora quaggiù con il corpo: Padre, voglio che dove sono io siano anche coloro che hanno creduto in me: perché come tu sei in me e io in te, così anche essi rimangano in noi (cfr. Gv 17, 20 ss.).

Responsorio    1 Cor 15, 47. 49. 48
R. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. * Come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste, alleluia.
V. Qual è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.
R. Come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste, alleluia.

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