Archive pour avril, 2009

Papa Benedetto: Meditazione sul significato del Triduo Pasquale (2006 anno B)

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2006/documents/hf_ben-xvi_aud_20060412_it.html

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 aprile 2006  

Meditazione sul significato del Triduo Pasquale

Cari fratelli e sorelle,

inizia domani il Triduo pasquale, che è il fulcro dell’intero anno liturgico. Aiutati dai sacri riti del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e della solenne Veglia Pasquale, rivivremo il mistero della passione, della morte e della risurrezione del Signore. Questi sono giorni atti a ridestare in noi un più vivo desiderio di aderire a Cristo e di seguirlo generosamente, consapevoli del fatto che Egli ci ha amati sino a dare la sua vita per noi. Cosa sono, in effetti, gli eventi che il Triduo santo ci ripropone, se non la manifestazione sublime di questo amore di Dio per l’uomo? Apprestiamoci, pertanto, a celebrare il Triduo pasquale accogliendo l’esortazione di sant’Agostino: “Ora considera attentamente i tre giorni santi della crocifissione, della sepoltura e della risurrezione del Signore. Di questi tre misteri compiamo nella vita presente ciò di cui è simbolo la croce, mentre compiamo per mezzo della fede e della speranza ciò di cui è simbolo la sepoltura e la risurrezione” (Epistola 55, 14, 24: Nuova Biblioteca Agostiniana (NBA), XXI/II, Roma 1969, p. 477).  

Il Triduo pasquale si apre domani, Giovedì Santo, con la Messa vespertina “in Cena Domini”, anche se al mattino normalmente si tiene un’altra significativa celebrazione liturgica, la Messa del Crisma, durante la quale, raccolto attorno al Vescovo, l’intero presbiterio di ogni Diocesi rinnova le promesse sacerdotali, e partecipa alla benedizione degli oli dei catecumeni, dei malati e del Crisma, e così faremo domani mattina anche qui, in San Pietro. Oltre all’istituzione del Sacerdozio, in questo giorno santo si commemora l’offerta totale che Cristo ha fatto di Sé all’umanità nel sacramento dell’Eucaristia. In quella stessa notte in cui fu tradito, Egli ci ha lasciato, come ricorda la Sacra Scrittura, il “comandamento nuovo” – “mandatum novum” – dell’amore fraterno compiendo il gesto toccante della lavanda dei piedi, che richiama l’umile servizio degli schiavi. Questa singolare giornata, evocatrice di grandi misteri, si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Preso da grande angoscia, narra il Vangelo, Gesù chiese ai suoi di vegliare con Lui rimanendo in preghiera: “Restate qui e vegliate con me » (Mt 26,38), ma i discepoli si addormentarono. Ancora oggi il Signore dice a noi: “Restate e vegliate con me”. E vediamo come anche noi, discepoli di oggi, spesso dormiamo. Quella fu per Gesù l’ora dell’abbandono e della solitudine, a cui seguì, nel cuore della notte, l’arresto e l’inizio del doloroso cammino verso il Calvario.

Centrato sul mistero della Passione è il Venerdì Santo, giorno di digiuno e di penitenza, tutto orientato alla contemplazione di Cristo sulla Croce. Nelle chiese viene proclamato il racconto della Passione e risuonano le parole del profeta Zaccaria: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). E il Venerdì Santo anche noi vogliamo realmente volgere lo sguardo al cuore trafitto del Redentore, nel quale – scrive san Paolo – sono “nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,3), anzi “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9), per questo l’Apostolo può affermare con decisione di non voler sapere altro “se non Gesù Cristo e questi crocifisso” (1 Cor 2,2). E’ vero: la Croce rivela “l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” – le dimensioni cosmiche, questo è il senso – di un amore che sorpassa ogni conoscenza – l’amore va oltre quanto si conosce – e ci ricolma “di tutta la pienezza di Dio” (cfr Ef 3,18-19).Nel mistero del Crocifisso “si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo – amore, questo, nella sua forma più radicale” (Deus caritas est, 12).La Croce di Cristo, scrive nel V° secolo il Papa san Leone Magno, “è sorgente di tutte le benedizioni, e causa di tutte le grazie” (Disc. 8 sulla passione del Signore, 6-8; PL 54, 340-342).

Nel Sabato Santo la Chiesa, unendosi spiritualmente a Maria, resta in preghiera presso il sepolcro, dove il corpo del Figlio di Dio giace inerte come in una condizione di riposo dopo l’opera creativa della redenzione, realizzata con la sua morte (cfr Eb 4,1-13). A notte inoltrata inizierà la solenne Veglia pasquale, durante la quale in ogni Chiesa il canto gioioso del Gloria e dell’Alleluia pasquale si leverà dal cuore dei nuovi battezzati e dall’intera comunità cristiana, lieta perché Cristo è risorto e ha vinto la morte. 

Cari fratelli e sorelle, per una proficua celebrazione della Pasqua, la Chiesa chiede ai fedeli di accostarsi in questi giorni al sacramento della Penitenza, che è come una specie di morte e di risurrezione per ognuno di noi. Nell’antica comunità cristiana, il Giovedì Santo si teneva il rito della Riconciliazione dei Penitenti presieduto dal Vescovo. Le condizioni storiche sono certamente mutate, ma prepararsi alla Pasqua con una buona confessione resta un adempimento da valorizzare appieno, perché ci offre la possibilità di ricominciare di nuovo la nostra vita e di avere realmente un nuovo inizio nella gioia del Risorto e nella comunione del perdono datoci da Lui. Consapevoli di essere peccatori, ma fiduciosi nella misericordia divina, lasciamoci riconciliare da Cristo per gustare più intensamente la gioia che Egli ci comunica con la sua risurrezione. Il perdono, che ci viene donato da Cristo nel sacramento della Penitenza, è sorgente di pace interiore ed esteriore e ci rende apostoli di pace in un mondo dove continuano purtroppo le divisioni, le sofferenze e i drammi dell’ingiustizia, dell’odio e della violenza, dell’incapacità di riconciliarsi per ricominciare di nuovo con un perdono sincero. Noi sappiamo però che il male non ha l’ultima parola, perché a vincere è Cristo crocifisso e risorto e il suo trionfo si manifesta con la forza dell’amore misericordioso. La sua risurrezione ci dà questa certezza: nonostante tutta l’oscurità che vi è nel mondo, il male non ha l’ultima parola. Sorretti da questa certezza potremo con più coraggio ed entusiasmo impegnarci perché nasca un mondo più giusto.

Questo auspicio formulo di cuore per tutti voi, cari fratelli e sorelle, augurandovi di prepararvi con fede e devozione alle ormai prossime feste pasquali. Vi accompagniMaria Santissima che, dopo aver seguito il Figlio divino nell’ora della passione e della croce, ha condiviso il gaudio della sua risurrezione.  

Il mistero di Cristo nucleo centrale della celebrazione liturgica e della vita dei credenti;

Augé Matias, Spiritualità liturgica, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 1998

Capitolo 3, Il mistero di Cristo nucleo centrale della celebrazione liturgica e della vita dei credenti;

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stralcio dal libro che ho a casa; devo dire che ho fatto una scelta sul tema cristologico perché anche tutta la parte precedente è molto importante, vedrò in seguito quello che posso fare;

Premessa e parte prima, pagg. 35-38;

L’argomento che stiamo per affrontare si deve considerare un approfondimento e un ulteriore sviluppo teologico della dimensione cristologica del culto cristiano, tema che abbiamo illustrato da una prospettiva neotestamentaria nel capitolo precedente. Infatti, è un dato tradizionale che le realtà centrali della salvezza donataci in Cristo sono indicate col termine « mistero ».

1.  Il « mistero di Cristo » – « mistero pasquale »

Ci limitiamo a dare un rapido sguardo alle lettere paoline e deuteropaoline, perché è in esse che il termine « mistero » assume una posizione centralissima per indicare l’evento salvifico in Cristo. Paolo parla del « mistero » – in greco mystêrion – (Rm 16, 25), del « mistero di Dio » (Col 2,2), del « mistero di Cristo » (Col 4,3; Ef 3,4), del « mistero della pietà » (1Tm 3, 16) o del « mistero del vangelo » (Ef 6,19); locuzioni che hanno significati affini. La dottrina paolina al riguardo la si può riassumere dicendo che il « mistero » è la volontà salvifica divina ed il suo mirabile disegno di salvezza, le cui linee si raccolgono e si centrano tutte in Cristo. Questo disegno, nascosto in Dio fin dall’eternità, è stato pienamente manifestato in Cristo, che ne ha consegnato l’annuncio ufficiale agli apostoli: « questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi apostoli suoi e ai profeti nello Spirito Santo (cfr Ef 3, 4-6 gr), affinché predicassero il vangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore, e riunissero la Chiesa. Di tutto ciò gli scritti del Nuovo Testamento sono testimonianza perenne e divina » (DV, n 17).
Il « mistero » si manifesta come una « economia » – in greco oikonomía _: ordinamento o disposizione temporale della salvezza, e si dice anche delle tappe successive attraverso le quali si realizza il piano divino: la venuta in terra del Figlio di Dio, il tempo della Chiesa, la consumazione finale. Il mistero è quindi un dinamismo nel quale sono coinvolti quanti ne sono investiti (cfr. Col 2,2; Ef 1,17ss; 3,18s). In Col 1,27 il contenuto del mistero viene espresso con la formula « Cristo in voi », consiste cioè nell’inabitazione del Cristo crocifisso e glorificato « in voi », cioè i gentili. In Ef 3,4ss il mistero è l’ammissione dei gentili all’eredità, al corpo della Chiesa, alla promessa di Cristo. In Cristo quindi tutto si ricapitola e si assomma (cfr. Ef 1,9.10).
L’espressione parallela « mistero pasquale » non la si trova nella Scrittura. È presente per la prima volta, e con notevole frequenza nelle Omelie pasquali di Melitone di Sardi e dell’Anonimo Quartodecimano della metà del II secolo (= »mistero della pasqua ») (NOTA 1). Tutto il contenuto teologico che Paolo aveva riassunto nella categoria « mistero di Cristo » viene ora racchiuso nel « mistero della pasqua ». Notiamo però che le antiche omelie pasquali vanno oltre il mistero della pasqua o pasquale non solo ricapitola l’intera economia salvifica compiuta in Cristo, ma ne esprime la partecipazione che di essa fa la Chiesa attraverso i riti sacramentali.
La riflessione dei Padri e i testi della liturgia riprenderanno questa dottrina. Dopo un silenzio che è durato secoli, è stata riproposta da Odo Casel († 1948)) e riportata nel discorso teologico (Nell’attuale Messale Romano, l’espressione « mistero (sacramento) pasquale » indica tanto l’economia salvifica compiutasi nella morte-risurrezione di Cristo, quanto la celebrazione annuale della Pasqua e i sacramenti del battesimo e dell’eucarestia, centro di tutta la liturgia cristiana, mediante i quali tale economia si attualizza nella Chiesa. Da parte sua il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1085, afferma sinteticamente: « Nella liturgia della Chiesa Cristo significa e realizza principalmente il suo mistero pasquale ».
Il Vaticano I è consapevole della centralità del mistero pasquale nella vita del cristiano e pone questa dottrina come fondamento e chiave interpretativa della liturgia intesa come azione memoriale dell’evento salvifico e come esperienza vitale di esso (cfr. SC, nn. 2,5,6,61,104, 109; CD, n 15; OT, n. 8; GS nn 14,22): la liturgia della Chiesa annunzia e celebra il mistero pasquale per mezzo del quale Cristo ha compiuto l’opera della salvezza, affinché i fedeli lo vivano e ne rendano testimonianza nel mondo. Il mistero di Cristo – mistero pasquale è annunziato, celebrato, vissuto e testimoniato. Possiamo, quindi, affermare che questo mistero è il nucleo da cui si sviluppa tutta l’esperienza della vita cristiana: « l’esistenza cristiana consiste nel realizzare nella vita il mistero celebrato nei sacramenti. »

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