III domenica di Pasqua B (2003 anno B) omelia

vi propongo questa omelia, Padre Corrado Maggioni credo che sia un monfortiano, il collegamento con San Paolo non c’è, tuttavia questa omelia appare nei siti della famiglia paolina (è qualcosa no?), dal sito:

http://www.pddm.it/vita/vita_03/n_05/1maggio.htm

Testimoni della Pasqua di Cristo

3a domenica di Pasqua B
4 maggio 2003

 CORRADO MAGGIONI 

At 3,13,15.17-19: Avete ucciso l’autore della vita; ma Dio l’ha risuscitato.
Salmo 4,2.4.6-7.9: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
1Gv 2,1-5a: Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati.
Lc 24,35-48: Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti.
 

Nel Vangelo di Luca, l’annuncio della risurrezione alle donne è seguito, nel medesimo primo giorno della settimana, da una duplice apparizione del Risorto: ai discepoli di Emmaus e quindi – è l’odierno Vangelo – alla comunità riunita. La domenica è infatti memoria della risurrezione del Signore, ma anche delle apparizioni, avvenute tutte il « primo giorno dopo il sabato » (cf Vangelo 2ª domenica di Pasqua).

Il racconto della presenza del Risorto tra i suoi ci aiuta a cogliere la portata della celebrazione eucaristica, nella quale egli continua ad « apparire » tra noi per aprirci la mente all’intelligenza delle Scritture e trasfondere in noi il proprio mistero pasquale, affinché ne diventiamo testimoni nel mondo.
Merita attenzione il versetto dell’acclamazione al Vangelo: « Signore Gesù, facci comprendere le Scritture: arde il nostro cuore mentre ci parli ». Ispirata all’esperienza dei discepoli di Emmaus, l’invocazione esprime l’atteggiamento con cui metterci in ascolto del Signore che parla, ora-qui-a noi, nella proclamazione del Vangelo (cf SC 7). Come non fu immediato per gli apostoli distinguere il Risorto da un fantasma e abbisognarono della sua spiegazione della Pasqua, così noi invochiamo da Lui la luce per comprenderne il messaggio: nella liturgia il suo Spirito ci guida a rivivere quanto vissuto dai discepoli quel primo giorno dopo il sabato.

 Veramente apparso

Gesù in persona appare tra i suoi. Si è già mostrato a Simone e ai due di Emmaus (cf Lc 24,34-35), ma è la comunità la depositaria dell’incontro con il Risorto e del mandato di testimoniarlo.
Le prime parole proferite dall’Apparso sono: « Pace a voi! » (come in Giovanni). Non è un semplice saluto né un augurio formale, quanto l’offerta ai discepoli del dono messianico per eccellenza, da sempre invocato e atteso dai giusti d’Israele. La parola di Gesù – come quella di Dio – ha potere creativo: ciò che dice, si compie! E la « pace » non è soltanto « assenza » del peccato (con quanto porta con sé: divisioni, guerra, violenza), quanto « presenza » della comunione con Dio, sorgente di armonia nelle relazioni umane e con il creato. La signoria di Cristo, instaurata nel mondo con la Pasqua, reca il sigillo della pacificazione elargita a chi ha il cuore pronto ad accoglierla. Perdonando il peccato del mondo (aspetto negativo), il Risorto rigenera alla vita l’intera creazione (aspetto positivo).
La reazione degli apostoli è lo stupore e lo spavento, come davanti a un fantasma. E’ salutare sapere che anche i primi discepoli furono attraversati dal dubbio. Gesù li rasserena, rivolgendo ad essi l’interrogativo: « Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? ». Tante volte, davanti ai prodigi compiuti, Gesù rivolgeva agli apostoli la stessa domanda per risvegliarli alla coscienza dei fatti che stavano vivendo. Quindi, li rassicura mostrando loro le mani e i piedi feriti dalla crocifissione: « Sono proprio io! Toccatemi e guardate ».
La seconda reazione dei discepoli è la « grande gioia » che lascia increduli e stupefatti: non aprono bocca, poiché non credono ai propri occhi! Il Risorto dà allora un ulteriore segno della sua non fantastica identità: mangia davanti a loro una porzione di pesce arrostito. Il veramente apparso è Gesù veramente risorto!

 L’omelia del Risorto

Dopo i gesti e i segni che provano la verità dell’accaduto, il Risorto apre la mente dei discepoli all’intelligenza delle Scritture (Legge di Mosè, Profeti e Salmi). Spiega il proprio mistero, culmine della rivelazione divina: « Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare il terzo giorno e nel suo nome saranno predicate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme ». La conclusione dell’omelia del Risorto è la chiamata rivolta ai discepoli: « Di questo voi siete testimoni ».
Oltre che illustrativo dell’agire liturgico (il mistero è dischiuso agli apostoli – come oggi a noi – mediante parole ed azioni), il brano di Luca fa trasparire un racconto di vocazione, secondo lo schema: apparizione divina, turbamento, rassicurazione, segno, spiegazione del mistero, chiamata.
Testimoni della Pasqua, nel nome di Gesù i discepoli predicano la conversione e il perdono dei peccati. E’ ciò che fa Pietro (cf prima lettura). Il contenuto del suo discorso è la morte e risurrezione di Gesù, qualificato come il Servo, il Santo, il Giusto, l’Autore della vita, messo a morte per ignoranza dei disegni divini. In tal modo, paradossalmente, si è compiuta la promessa preannunciata da Dio per bocca dei profeti riguardo al Cristo. Per chi ascolta non resta molto da fare, conclude l’apostolo: « Pentitevi e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati ». Così facendo, Pietro asseconda la vocazione ricevuta dal Risorto di predicare la conversione e il perdono dei peccati.
Dall’annuncio della Pasqua nasce la fede e dalla fede principia la conversione della vita: « Risplenda su di noi la luce del tuo volto » invoca il ritornello del salmo responsoriale. L’ombra della morte brama il chiarore della grazia pasquale: siamo perdonati da Cristo per vivere da risorti con Lui, in Lui e per Lui. Lo richiama nella seconda lettura l’apostolo Giovanni, il quale esorta chi ha peccato ad affidare la propria causa all’Avvocato che abbiamo presso il Padre. Non è l’invito a sottovalutare la gravità del peccato, ma a conoscere la misericordia di Gesù Cristo, « vittima di espiazione per i peccati di tutto il mondo ». La conoscenza-esperienza di Cristo è provata dall’osservanza fedele, sincera e amorosa, della sua parola: « Chi dice «lo conosco» e non osserva i comandamenti è un bugiardo; ma chi osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto ».

 La gioia della Chiesa in preghiera

A far sì che la domenica sia davvero il giorno del Signore è dunque l’incontro con Lui, « toccabile » mediante i santi segni. La sua presenza viva e reale rallegra la celebrazione ecclesiale, come sottolinea la letizia che connota il tempo pasquale. Basta considerare l’odierna antifona d’ingresso, costituita dal quadruplice invito che dà il tono al convenire dei credenti: « acclamate al Signore, cantate, rendetegli gloria, elevate la lode ».
L’Eucaristia domenicale concentra, infatti, il rendimento di grazie a Dio dei rigenerati in Cristo, nell’attesa della gioia eterna, come ricorda la colletta: « Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione ». Dalla memoria del giorno della risurrezione, celebrata nel pellegrinaggio terreno, alla piena partecipazione alla risurrezione nella gloria del cielo. Su questo tema ritorna anche l’orazione sulle offerte: « Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in festa, e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne letizia ».
Il mistero della Pasqua non è fantasia agitata da un fantasma, ma comunione con Colui che cambia la vita di chi crede, coinvolgendola in una conversione incessante: « Irradia sulla tua Chiesa la gioia pasquale, o Signore; unisci alla tua vittoria i rinati nel battesimo » (Liturgia delle Ore). L’Eucaristia aggiorna nei nostri cuori l’adesione battesimale al Cristo: « in lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge » (prefazio). Nell’accostarci al convito eucaristico del Risorto deve accompagnarci la coscienza che se, da una parte, siamo i destinatari della predicazione apostolica della Pasqua, dall’altra siamo chiamati ad esserne i testimoni (cf antifona alla comunione).

Publié dans : OMELIE, PREDICHE E ☻☻☻ |le 25 avril, 2009 |Pas de Commentaires »

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