Archive pour février, 2009

Santa Teresa d’Avila: « Quanti lo toccavano guarivano »

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=readings&localdate=20090209

Meditazione del giorno
Santa Teresa d’Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Esclamazioni, 16

« Quanti lo toccavano guarivano »

O vero Dio e mio Signore! Per l’anima afflitta dalla solitudine in cui vivo in tua assenza, è una grande consolazione sapere che sei ovunque. Ma a che pro, Signore, quando la forza dell’amore e l’impeto di questa pena crescono e il cuore si turba, sicché non possiamo più capire né conoscere questa verità? L’anima non sa nulla se non che è separata da te, e non accetta nessun rimedio. Infatti il cuore che ama molto non sopporta consigli né consolazioni all’infuori di  Colui che l’ha ferita; da lui solo attende la guarigione.

Quando lo vuoi, Signore, guarisci sull’istante la ferita che hai inferto. O Diletto veritiero, con quale compassione, quale mitezza, quali bontà e tenerezza, con quali manifestazioni di amore guarisci le piaghe delle freccie del tuo amore! O mio Dio, sei il riposo di ogni pena. Che follia cercare dei rimedi umani per guarire coloro che sono feriti dal fuoco divino? Chi può sapere fino a che profondità va questa ferita, da dove viene, e come placare tale tormento? … Quanto ha ragione la Sposa del Cantico dei cantici quando dice: «Il mio diletto è per me e io per lui» (Ct 2,16). Infatti l’amore che provo non può avere la sua origine nella bassezza del mio amore. Eppure, o mio Sposo, per quanto basso sia il mio amore, come mai esso supera ogni cosa creata per giungere al suo creatore?

ATTI DEGLI APOSTOLI – UN’ALTRA BELLA PRESENTAZIONE

dal sito dell’ Ordine dei Predicatori, un’altra bella presentazione degli Atti degli Apostoli:


http://www.domenicani.it/lectio/archivio/lectio07/01-novembre06.htmDOMENICANI

ATTI DEGLI APOSTOLI – PRESENTAZIONE 

Novembre 2006
Introduzione
(At. 1,1)

Introduzione

       Degli Atti degli Apostoli si dice spesso che è il libro del NT che racconta i primi anni della storia della chiesa cristiana. Questo è vero soltanto in parte perché, ad una lettura più attenta, vi si trova molto di più. Per capire meglio di che cosa trattano veramente gli Atti, prendiamo in considerazione il titolo tradizionale, l’autore, la data, lo scopo per il quale sono stati scritti e la struttura del libro. Occorreva iniziarlo al mistero di Cristo. È lo scopo che Marco si propone scrivendo il suo vangelo: per questo tralascia dei fatti di grande interesse della vita o della predicazione di Gesù, che i catecumeni potevano conoscere nel seguito del percorso cristiano, anche attraverso gli altri vangeli che dispongono di un materiale molto più abbondante. Questa finalità, iniziare al mistero di Cristo, è espressa fin dal primo versetto del vangelo di Marco, con parole ricche di risonanze bibliche che meritano attenzione.

Il titolo
       Dal II° secolo in poi, il libro è chiamato: Atti degli apostoli. Il titolo non è di Luca che, fin dall’inizio, richiama un suo libro precedente con il semplice nome di: “il primo racconto” (1,1). Il titolo antico greco, pràxeis = atti, imprese, gesta, conquiste, indicava un preciso genere letterario: l’esposizione in forma di racconto delle imprese eroiche di famosi personaggi storici. Erano libri scritti in greco e poi diffusi nel mondo romano e viceversa. Sappiamo che, già nel II° secolo, anche nelle comunità cristiane esistevano delle raccolte di episodi edificanti sulla vita di personaggi venerati, chiamate appunto: Atti di Andrea e Matteo, di Paolo, di Abdia, di Tommaso, ecc. Il titolo: Atti degli apostoli, non corrisponde al reale contenuto dell’opera, perché il libro non si interessa effettivamente delle azioni degli apostoli. Di Mattia ci viene detto che è stato scelto per sostituire Giuda, poi non si parla più di lui. Nel momento della sua designazione non c’è neanche una parola sul gruppo degli Undici. Di Giacomo, “fratello di Giovanni” leggiamo soltanto che Erode “lo fece uccidere di spada” (12,2). Pietro e Paolo sono descritti come i discepoli principali. Eppure alcuni dei progressi più significativi per la diffusione del vangelo sono attribuiti non ai Dodici ma ad altri che non appartengono al loro gruppo, come Stefano, Filippo, Barnaba o a persone rimaste anonime (11,20-21). Nel libro troviamo una molteplicità di personaggi, che con i loro interventi, le loro azioni e situazioni, animano, sviluppano e realizzano una storia, prolungata nel tempo e vivacissima. La loro presenza è molto differenziata. Alcuni sono soltanto “comparse”, altri, invece, sono attori di vera storia cristiana. Non sarebbe corretta, quindi, la ricerca di chi, basandosi sul titolo, volesse trovare nel libro una biografia degli apostoli. Alcuni studiosi propongono, come titolo più indicato per il libro di Luca, quello di: Atti dello Spirito Santo. Effettivamente, come nel terzo vangelo, anche negli Atti lo Spirito Santo è di primaria importanza in quanto forza dinamica che guida la Chiesa a proclamare il messaggio evangelico superando grandi barriere. Lo Spirito continua ad essere la forza che manifesta e realizza la salvezza di Dio per ogni generazione di credenti. Luca è molto attento ad attribuire le conquiste o imprese di Pietro, di Paolo e degli altri personaggi degli Atti al Signore risorto o allo Spirito Santo. L’attività dello Spirito, quindi, diventa uno dei motivi dominanti nel secondo libro di Luca, ma non l’unico… per cui, il titolo “Atti dello Spirito Santo” non sarebbe esaustivo del contenuto.

L’autore
       Una tradizione molto antica della chiesa ha sempre attribuito sia il terzo vangelo che gli Atti degli apostoli a Luca, che in Filemone 23-24 figura come “collaboratore” di Paolo e che in Col 4,14 è detto “il medico, quello amato”. Anche la 2Tim 4,11 parla di lui come “dell’unico compagno” rimasto a Paolo. Le ricerche più recenti confermano questi dati e continuano e considerare Luca un cristiano di origine pagana, un semita e non un ebreo, originario di Antiochia di Siria, autore unico dei due libri neotestamentari. Questi elementi, uniti alla sua formazione letteraria, alla sua cultura greca e a quella teologica cristiana, hanno permesso a Luca di essere, con Paolo, uno degli scrittori del NT ai quali è meglio riuscita “la trasposizione” del messaggio cristiano nella mentalità e nel linguaggio greco, rendendolo comprensibile al lettore pagano. Luca è riuscito a mantenere l’autenticità del messaggio evangelico, a renderlo accessibile allo spirito greco, senza tradire l’ebraismo, senza manipolare il cristianesimo.

Data di composizione
       Il libro degli Atti si chiude improvvisamente sulla notizia degli “arresti domiciliari” di Paolo a Roma, negli anni 61-63. Questo elemento ha portato alcuni commentatori a fissare la data di composizione del libro verso la metà degli anni 60 o prima della fine della “prigionia” di Paolo. Di fatto, il libro non riporta alcuna notizia sugli ultimi anni della sua vita, né della sua morte (anno 67) e neanche della persecuzione dei cristiani da parte di Nerone nell’anno 64. Gli Atti non possono essere stati scritti dopo la distruzione di Gerusalemme (anno 70) senza tenere conto di un avvenimento fondamentale nella storia e senza un riferimento alla rivolta dei Giudei della città santa contro l’occupazione romana. Altri esperti, invece, vedono un riferimento esplicito proprio a questi avvenimenti nel lamento su Gerusalemme: “Ecco, la vostra casa è stata abbandonata a voi!” (Lc 13,35). Questo abbandono è interpretato come la risposta di Dio al rifiuto di accogliere Gesù: è così che i primi cristiani hanno compreso la caduta della città santa e la rovina del Tempio. Anche l’annuncio delle distruzioni e delle persecuzioni riportato da Luca al cap 21 e, in particolare, al v. 20: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina”, viene interpretato come una descrizione dell’assedio e della presa della città. C’è ancora un elemento da considerare circa la datazione degli Atti. Nel suo libro, Luca non fa alcun accenno alle lettere di Paolo, sembra non le abbia mai lette. E’ possibile che un discepolo ignori gli scritti del maestro? E’ probabile, quindi, che Luca abbia composto gli Atti prima che le lettere paoline venissero conosciute e raccolte, verso la fine del primo secolo. Questi e altri motivi fanno pensare a una datazione più tardiva degli Atti, successiva al vangelo di Marco e alla distruzione di Gerusalemme del 70, alla quale il terzo vangelo fa riferimento. Ma successiva di quanto? E’ difficile dirlo. Molti studiosi collocano la composizione degli Atti negli anni 80-85: non ci sono ragioni valide per opporsi a questa datazione, anche se non disponiamo di prove reali in favore di essa.

Vangelo e Atti degli apostoli: un unico piano di salvezza
       Come detto sopra, la tradizione cristiana da sempre è persuasa che a scrivere il libro degli Atti sia lo stesso autore del terzo vangelo. L’identità risulta anche dal confronto tra il prologo dei due libri, entrambi dedicati a Teofilo. Il proemio degli Atti allude, poi, al vangelo. Anche lo stile, la lingua, il pensiero delle due opere provano che l’autore è lo stesso. Il terzo vangelo e il libro degli Atti disegnano un unico quadro dal punto di vista teologico e di trama del racconto: sono parti complementari di un’unica opera. Il fatto di averli progettati in continuità, pur ammessa una certa distanza storico-cronologica nella composizione dei due volumi, conferma l’intenzione dell’autore di scrivere la storia di Gesù in vista dell’evangelizzazione. Il terzo vangelo, quindi, è stato composto come una prefazione agli Atti degli apostoli: sono molte le allusioni e i tratti che rivelano questa funzione di prefazione. Con il libro del vangelo e con gli Atti, nell’opera di Luca, il piano teologico della storia della salvezza ha tre tempi (o tre tappe) fondamentali: 1°) il tempo della profezia, interpretato dai personaggi del Vangelo dell’infanzia fino a Giovanni Battista; 2°) il tempo di Gesù, quando le profezie trovano compimento e si realizza l’oggi della salvezza; 3°) il tempo della Chiesa durante il quale Cristo, per mezzo del suo Spirito, continua ad essere presente nell’attività degli apostoli perché la salvezza sia offerta e raggiunga tutte le genti. E’ un peccato che l’ordine attuale dei libri del NT contribuisca a lasciare in ombra l’unità di quest’opera, separata in due parti dal vangelo di Giovanni.

Scopo degli Atti
       A questo punto, è molto importante sapere per quale scopo Luca ha scritto il libro degli Atti. Gli esegeti concordano principalmente su due tesi, complementari ed entrambe molto suggestive. 1°) Luca è l’unico evangelista a comporre un seguito del suo vangelo. Questa sua decisione ci rivela come egli ha concepito il suo racconto della vicenda di Gesù. Il vangelo di Marco terminava, in origine, con il racconto della scoperta della tomba di Gesù vuota (Mc 16,1-8); quello di Matteo e di Giovanni aggiungevano al racconto della scoperta della tomba vuota alcuni episodi di apparizioni del Cristo risorto (Mt 28,9-20; Gv 20,11-21,23). Il finale lucano della vicenda di Gesù è diverso. Anche Luca, in effetti, ha incluso alcuni racconti delle apparizioni del Cristo risorto, ma soltanto il suo vangelo termina con il racconto di Gesù che conferisce agli apostoli il mandato di essere testimoni e dà loro l’ordine di rimanere in città fino a quando egli avrà inviato dal cielo “la promessa del Padre” (24,48-49). Alla fine del vangelo “la promessa del Padre” resta ancora oscura: sarà svelata e spiegata da quanto seguirà nel libro degli Atti fin dalle parole iniziali del libro: “la promessa del Padre è lo Spirito nel quale sarete battezzati… per essere testimoni di me…fino all’estremo della terra” (At 1,5.8). Gli Atti sono la prosecuzione del vangelo, non nel senso che essi riferiscono le cose che Gesù risorto ha continuato a fare, ma in quanto ci informano su come i discepoli di Gesù hanno svolto il mandato ricevuto da lui, sotto la guida dello Spirito Santo. Luca ha scelto alcuni fatti esemplificativi non per raccontare l’intera vicenda dell’annuncio del vangelo, ma per esprimere visivamente la continuazione dell’annuncio del vangelo alla quale Gesù ha dato inizio con la sua vita e la sua predicazione.Per questo ha scritto gli Atti in modo parallelo al vangelo. Per es: “dipinge” il destino di Gesù e quello di Stefano in maniera similare, e tratteggia la missione di Pietro e quella di Paolo in termini paralleli. Dopo la risurrezione Gesù ricorda agli apostoli l’impegno della testimonianza: “Nel suo nome (di Cristo) saranno predicati la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24,47). I 28 discorsi che leggiamo negli Atti (24 secondo alcuni), soprattutto di Pietro e Paolo e che occupano quasi un terzo di tutto il testo, sono l’attuazione di questo comando di Gesù, sono in funzione dell’annuncio, esprimono un messaggio. La vita di Gesù si è svolta in funzione di un annuncio: anche i cristiani devono essere annuncio e messaggio. (J. A. Fitzmyer, Gli Atti degli Apostoli, Queriniana, 2003). 2°) C’è un’altra proposta di studio che merita considerazione. Gli Atti degli apostoli fanno risuonare la buona notizia proclamata con l’attività e la predicazione di Gesù per “integrare la realizzazione del disegno di Dio nel cuore dei credenti e nella vita degli uomini”. L’originalità di Luca consiste nel sottolineare la responsabilità dei credenti in seguito all’intervento divino. “Il dono di Dio e l’accoglienza riservatagli dagli uomini costituiscono insieme la storia della salvezza”. Gli Atti non sono un libro che riporta episodi edificanti o che raccoglie le catechesi della prima comunità cristiana, ma il racconto del dono divino della salvezza che sollecita e attende la libera risposta di tutti. La prima responsabilità dei credenti consiste nell’aderire pubblicamente a Gesù, nel confessare la propria fede, nell’appropriarsi della salvezza. E’ l’impegno di ogni credente. Con gli Atti, Luca inserisce i suoi lettori nel processo e nel cammino della salvezza dando grande rilievo ai temi della metànoia, del pentimento e della conversione. Sono argomenti che occupano una posizione chiave nella teologia lucana. (Francois Bovon, Luc le théologien… cfr anche Jacques Dupont, Nuovi studi sugli Atti degli Apostoli, ed. Paoline). Dobbiamo riconoscere che le due ipotesi di studio sono entrambe legittime e ricche di riflessioni. Sono anche gli atteggiamenti con cui vogliamo accostarci al testo degli Atti.

Gerusalemme, punto geografico dei due libri
       Diversamente dagli altri evangelisti, Luca inizia e termina il terzo vangelo a Gerusalemme: dopo il prologo, infatti, la prima scena presenta Zaccaria che offre incenso nel Tempio di Gerusalemme (1,5ss); alla fine del vangelo, i discepoli tornano a Gerusalemme da Betania e “stavano sempre nel Tempio” (24,52-53). Nell’ottica di questa prospettiva geografica, Luca è attento ai movimenti di Gesù dalla Galilea fino alla città santa: la sezione maggiore del suo vangelo (9,51-19,27) ha come sfondo il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, dove la salvezza si compirà e da dove Gesù farà il suo passaggio al Padre. Gli Atti iniziano da Gerusalemme e si concludono ai confini del mondo. Nel vangelo Gesù va verso la città santa, negli Atti i discepoli partono da essa. Gerusalemme: punto di arrivo per Gesù, punto di partenza per i suoi. Gerusalemme, quindi, ha un ruolo cardine nell’opera di Luca, perché il Cristo risorto dichiara ai suoi discepoli che nel suo nome “la penitenza e il perdono dei peccati devono essere proclamati a tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme “ (Lc 24,47); perché “gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi” (Lc 1,1) includono non soltanto “quello che Gesù ha fatto e insegnato dall’inizio” (1,1), ma anche la diffusione graduale della Parola di Dio da Gerusalemme, la Chiesa madre, “in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremo della terra” (1,8). E’ il comando che segna le tappe successive della diffusione della Chiesa fino ad arrivare, con i viaggi di Paolo, a toccare tutta la terra allora conosciuta, fino a Roma, capitale dell’impero e del mondo pagano. Per Luca ciò significa che il Vangelo è arrivato in tutto il mondo. Così nel terzo vangelo tutto è orientato verso Gerusalemme, e negli Atti tutto prende le mosse da Gerusalemme fino ad arrivare ai confini della terra. La prospettiva geografica ha colorato tutta l’esposizione di Luca della storia di Gesù e della sua continuazione e rivela un importante aspetto teologico inerente allo scopo degli Atti degli apostoli.

I personaggi
       Come ho già accennato sopra, nel libro troviamo tanti personaggi: la loro presenza è molto differenziata. Alcuni sono soltanto “comparse”, altri, invece, sono attori di vera storia cristiana. I personaggi che hanno un ruolo importante negli Atti sono cinque.1) L’apostolo Giovanni: molto legato a Pietro, prende parte al confronto dialettico del cristianesimo con il giudaismo (At 4,1-21); è inviato dal collegio apostolico a visitare la comunità della Samaria e a completarne l’inserimento nella Chiesa con il dono dello Spirito Santo (8,14-17). Verso l’anno 45, Giovanni era considerato una delle «colonne» della comunità primitiva (Gal 2,9). Stefano: è il primo a leggere e interpretare teologicamente la storia biblica in funzione di Cristo, del quale fu anche il primo martire (6,5.8; 7,1-60).3) Giacomo il Minore, il fratello del Signore, è personaggio di notevole rilievo, anche se negli Atti è soltanto ricordato nel numero degli apostoli (At 1,13). Molto stimato dalle comunità, era succeduto a Pietro alla guida della Chiesa di Gerusalemme; con Pietro e Giovanni, era una delle «colonne» della Chiesa (Gal 2,9). Uomo di grande equilibrio, ha avuto un ruolo notevole nel concilio di Gerusalemme: fu lui a suggerire di legittimare la conversione dei pagani, senza passare attraverso le osservanze ebraiche (15,13ss). Fu una decisione che contribuì non solo a salvaguardare la comunione tra i cristiani di origine giudaica e quelli di origine pagana ma, soprattutto, ad aprire al vangelo le strade del mondo greco-romano. Giacomo morì nel 62: essendo vacante la sede del procuratore romano in Palestina, il sommo sacerdote Anano II° sfruttò la situazione e lo fece lapidare insieme ad alcuni membri della comunità cristiana. 4) Pietro o, meglio ancora, “il ciclo di Pietro”.Il ruolo di Pietro è ben definito dalla sua presenza in due assemblee ecclesiali di capitale importanza. 1°) La prima comunità di Gerusalemme si trova insieme: “il numero delle persone era di circa centoventi” (1,15). Pietro prende l’iniziativa, chiede ai fratelli di completare il numero dei Dodici e presiede l’elezione di Mattia (1,15-28). 2°) Nella controversia sulla circoncisione, Pietro presiede l’assemblea dei fratelli a Gerusalemme, insegna che la salvezza viene dal Vangelo e dalla fede in Cristo, senza discriminazione tra giudei e pagani (15,7-11). Con le sue parole persuasive, dispone i presenti ad ascoltare la testimonianza “confermativa” di Barnaba e Paolo (15,12) e ad accogliere la soluzione operativa proposta da Giacomo (15,13-21). Tra la presenza iniziale e quella finale di Pietro, il libro degli Atti riporta una serie di episodi che lo riguardano nel suo ruolo di annunciatore del Vangelo, sia agli ebrei che ai pagani, e lo presenta “maturato” e consolidato su una posizione teologica e pastorale alla quale è giunto non senza travagli e resistenze (Atti capp. 10.11.12).5) “Il ciclo di Paolo”. E’ certamente il più ampio. Il nome di Paolo è citato 137 volte nei capitoli 13-28, mentre quello di Pietro figura soltanto due volte (At 15,7.14). Alla presenza e all’attività di Paolo il libro degli Atti dedica sei sezioni, come appare dalla struttura degli Atti.

La struttura e lo schema degli Atti
       “Non è facile precisare la struttura degli Atti degli Apostoli, e le proposte al riguardo sono tante quasi quante le teste che le elaborano” (J. A. Fitzmyer). Tuttavia, per delineare la struttura degli Atti si può trovare una indicazione nel versetto in cui Cristo risorto dice agli apostoli: “Sarete testimoni di me a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremo della terra” (1,8). “L’estremo della terra” è un riferimento a Roma: quindi il versetto indica il diffondersi della Parola di Dio dalla città centrale, Gerusalemme, fino alla capitale dell’impero romano. Il cammino della Parola conduce da Gerusalemme a Roma, dove Paolo annunziava il regno di Dio e parlava del Signore Gesù Cristo, “con franchezza e senza impedimenti” (28,31).Propongo la struttura degli Atti in cinque parti: è lo schema che ha più consensi tra gli studiosi: ha il pregio di individuare facilmente sia il racconto, sia il messaggio.

La prima parte (1,1-5,42) racconta la storia delle origini della prima comunità di Gerusalemme, l’evento della fondazione, il dono dello Spirito santo a Pentecoste, la testimonianza coraggiosa degli apostoli a Gerusalemme, la vita e le prove della prima comunità di Gerusalemme. 

La seconda parte (6,1-12,25), dopo la organizzazione della comunità con i sette diaconi e la storia di Stefano, riferisce le prime missioni apostoliche in Giudea e Samaria, l’attività missionaria del diacono Filippo, la chiamata e la predicazione di Saulo; Pietro entra nel progetto dell’universalismo cristiano e inizia la missione ai pagani; ad Antiochia di Siria nasce la prima comunità cristiana fuori dalla Palestina, attorno a Barnaba e Paolo. 

Nella terza parte (13,1-15,35): la Chiesa di Antiochia promuove la missione verso i pagani dell’Asia Minore; la affida a Barnaba e a Paolo che fondano Chiese e le organizzano: è questo il primo viaggio missionario di Paolo; al loro ritorno vengono contestati per aver accolto nel cristianesimo anche i pagani; l’assemblea ecclesiale di Gerusalemme, presieduta da Giacomo, non solo approva l’operato di Barnaba e Paolo ma anche prende decisioni a favore della libertà dei pagani convertiti.

La quarta parte (15,36-20,38) è dominata dal grande viaggio missionario di Paolo che, in due tornate successive (il secondo e terzo viaggio missionario), lo porta prima in Macedonia-Grecia, facendo sosta a Corinto, un anno e mezzo, e poi in Asia, con sede a Efeso, dove si ferma circa tre anni. All’interno di questo percorso ci sono le avventure, i progetti, le tribolazioni di Paolo; troviamo nomi di località conosciute: Filippi, Tessalonica, Corinto, Efeso, Troade. Durante questa lunga missione avviene il confronto del cristianesimo, rappresentato da Paolo, con l’ambiente pagano, sia con quello intellettuale e raffinato di Atene, sia con quello più popolare e focoso di Efeso. Gli Atti degli Apostoli dedicano notevole spazio all’attività svolta da Paolo a Efeso considerata come la seconda capitale del mondo paolino.

L’ultima parte degli Atti (21,1-28,31) è tutta incentrata su Paolo, il testimone di Cristo, fino alla sua “passione” in Roma. La narrazione si sviluppa in tre grandi quadri. A Gerusalemme, le accuse dei giudei-ellenisti danno a Paolo l’opportunità di una prima difesa di fronte al popolo e poi di una dichiarazione di fede nella risurrezione, che divide il sinedrio. Trasferito a Cesarea Marittima, Paolo si difende suscitando ripetute dichiarazioni di innocenza e nella sua ultima apologia offre la più alta testimonianza a Cristo. L’appello a Cesare lo conduce a Roma, dove arriva dopo un viaggio avventuroso, in adempimento al disegno divino. Fatto prigioniero, una specie di “arresti domiciliari”, Paolo resta l’apostolo che esorta, incoraggia, protegge. E’ la stessa certezza con cui si propone ai Giudei di Roma, per un ultimo confronto con la testimonianza del Vangelo, che così arriva fino ai confini della terra secondo il mandato del Signore risorto. 

DOMENICA 8 FEBBRAIO 2009 – V DOMENICA DEL T.O.

DOMENICA 8 FEBBRAIO 2009 - V DOMENICA DEL T.O. dans BIBLE SERVICE (sito francese) 17%20REMBRANDT%20THE%20TEMPTATION

Satan tempting Christ to change stones into bread Artist: REMBRANDT

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-04,01-Temptation_and_freedom_Tentation_et_%20liberte/index4.html

DOMENICA 8 FEBBRAIO 2009 – V DOMENICA DEL T.O.

MESSA DEL GIORNO

TUTTA LA MESSA, LINK:

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20090208.shtml

Seconda Lettura  1 Cor 9, 16-19.22-23
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

DAL SITO EAQ:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&ordo=&localTime=02/08/2009#

San Girolamo (347-420), sacerdote, traduttore della Bibbia, dottore della Chiesa
Commento al vangelo di Marco, 2 ; PLS 2, 125s

« Gesù la sollevò predendola per mano »
«Gesù, accostatosi, la sollevò prendendola per mano». Infatti questa malata non poteva sollevarsi da sola; costretta a letto, non poteva venire incontro a Gesù. Ma il medico misericordioso si avvicina lui al letto. Colui che aveva portato una pecora malata sulle sue spalle (Lc 15,5) avanza ora verso questo letto… Si avvicina sempre di più, per guarire maggiormente. Notate bene ciò che sta scritto… «Avresti potuto senza dubbio vernirmi incontro, avresti dovuto accogliermi sulla soglia della tua casa; ma allora la guarigione sarebbe resultata non tanto della mia misericordia quanto della tua volontà. Poiché una febbre ti prostra e ti impedisce di levarti, vengo io».
«La sollevò». Siccome lei non poteva risollevarsi da sola, la solleva il Signore. «La sollevò predendola per mano». Quando Pietro era in pericolo in mare, nel momento in cui stava per annegare, anche lui è stato preso per mano, e si sollevò… Che bella manifestazione di amicizia e di affetto per quella malata! La risolleva prendendola per mano; la sua mano guarisce la mano della malata. Prende questa mano come l’avrebbe fatto un medico, sente il polso e valuta la gravità  della febbre, colui che è al tempo stesso medico e rimedio. Gesù la tocca, e la febbre scompare. Speriamo che tocchi la nostra mano affinché i nostri atti siano purificati. Che entri a casa nostra: solleviamoci finalmente dal nostro letto, non rimaniamo coricati. Gesù sta al nostra capezzale e noi rimaniamo coricati? Sù, in piedi!… «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (Gv 1,26); «Il Regno di Dio è in mezzo a voi» (Lc 17,21). Abbiamo fede, e vedremo Gesù presente in mezzo a noi.

DAL SITO BIBLE-SERVICE:
http://www.bible-service.net/site/376.html

1 Corinthiens 9, 16…23 

À l’instar de tous les ministre du temple, tant chez les païens que chez les Juifs (Nombres 18, 8ss), Paul aurait pu faire valoir ses droits de ministre de la Parole pour recevoir un récompense, un gain. Mais il vit ce ministère dans le dépouillement : il renonce à ce qui pourrait être interprété comme un salaire dû à un mérite quelconque.

Comme les grands prophètes Jérémie (20,9), et Isaïe (50,4) ne pouvant se soustraire à l’ emprise de Dieu, Paul  » a été saisi par le Christ Jésus (Philippiens 3,12) : annoncer la Parole est pour lui une nécessité ; c’est une question de vie ou de mort, rien de plus, rien de moins. Et cela à la suite du Christ Serviteur, en se faisant tout à tous, en se faisant le serviteur de ses frères et sœurs dans la foi, afin de bénéficier ensemble du salut.

1 Corinti 9,16-19.22-23

Allo stesso modo di tutti i ministri del tempio, sia presso i pagani che presso gli Ebrei (Nm 18, 8ss), Paolo avrebbe potuto far valere i suoi diritti di ministro della Parola per ricevere un ricompenso, un guadagno. Ma egli comprende il suo ministero nella abnegazione: egli rinuncia a quello che può essere interpretato come un salario dovuto ad un merito qualsiasi.

Come i grandi profeti Geremia (20,9) e Isaia (50,4) non potevano sottrarsi alla potenza di Dio, Paolo “ è stato conquistato da Gesù Cristo” (cfr Fil 3,12): annunciare la Parola è per lui una necessità, è una questione di vita o di morte, niente di più, niente di meno.
E questo al seguito di Cristo Salvatore, facendosi tutto a tutti, e facendosi servitore dei suoi fratelli e delle sue sorelle nella fede, al fine di beneficiare insieme della salvezza.


PRIMI VESPRI

Lettura breve   Rm 11, 33-36
O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? (Is 40, 13; Ger 23, 18; Gb 41, 3).
Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo 1, 1-12

Il vangelo annunziato da Paolo
Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
Vi dichiaro dunque, fratelli, che il Vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Responsorio   Cfr. Gal 1, 3-4. 10
R. Grazia e pace a voi da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo, * che ha dato se stesso per i nostri peccati.
V. Se volessi piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo,
R. che ha dato se stesso per i nostri peccati.

Seconda Lettura
Dal «Commento alla Lettera ai Galati» di sant’Agostino, vescovo
(Introduzione; PL 35, 2105-2107)

Comprendere la grazia di Dio
 L’Apostolo scrive ai Galati perché capiscano che la grazia li ha sottratti dal dominio della Legge. Quando fu predicato loro il Vangelo, non mancarono alcuni venuti dalla circoncisione i quali, benché cristiani, non capivano ancora il dono del Vangelo, e quindi volevano attenersi alle prescrizioni della Legge che il Signore aveva imposto a chi non serviva alla giustizia, ma al peccato. In altre parole, Dio aveva dato una legge giusta a uomini ingiusti. Essa metteva in evidenza i loro peccati, ma non li cancellava. Noi sappiamo infatti che solo la grazia della fede, operando attraverso la carità, toglie i peccati. Invece i convertiti dal giudaismo pretendevano di porre sotto il peso della Legge i Galati, che si trovavano già nel regime della grazia, e affermavano che ai Galati il Vangelo non sarebbe valso a nulla se non si facevano circoncidere e non si sottoponevano a tutte le prescrizioni formalistiche del rito giudaico.
Per questa convinzione avevano incominciato a nutrire dei sospetti nei confronti dell’apostolo Paolo, che aveva predicato il Vangelo ai Galati e lo incolpavano di non attenersi alla linea di condotta degli altri apostoli che, secondo loro, inducevano i pagani a vivere da Giudei. Anche l’apostolo Pietro aveva ceduto alle pressioni di tali persone ed era stato indotto a comportarsi in maniera da far credere che il vangelo non avrebbe giovato nulla ai pagani se non si fossero sottomessi alle imposizioni della Legge. Ma da questa doppia linea di condotta lo distolse lo stesso apostolo Paolo, come narra in questa lettera. Dello stesso problema si tratta anche nella lettera ai Romani. Tuttavia sembra che ci sia qualche differenza, per il fatto che in questa san Paolo dirime la contesa e compone la lite che era scoppiata tra coloro che provenivano dai Giudei e quelli che provenivano dal paganesimo. Nella lettera ai Galati, invece, si rivolge a coloro che erano già stati turbati dal prestigio dei giudaizzanti che li costringevano all’osservanza della Legge. Essi avevano incominciato a credere a costoro, come se l’apostolo Paolo avesse predicato menzogne, invitandoli a non circoncidersi. Perciò così incomincia: «Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro Vangelo» (Gal 1, 6).
Con questo esordio ha voluto fare un riferimento discreto alla controversia. Così nello stesso saluto, proclamandosi apostolo, «non da parte di uomini, né per mezzo di uomo» (Gal 1, 1), – notare che una tale dichiarazione non si trova in nessun’altra lettera – mostra abbastanza chiaramente che quei banditori di idee false non venivano da Dio ma dagli uomini. Non bisognava trattare lui come inferiore agli altri apostoli per quanto riguardava la testimonianza evangelica. Egli sapeva di essere apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre (cfr. Gal 1, 1).

Responsorio   Cfr. Gal 3, 24-25. 23
R. La Legge è un pedagogo che ci ha guidato a Cristo, perché fossimo giustificati nella fede. * Venuta la fede, non siamo più sotto la Legge.
V. Eravamo rinchiusi sotto la sua custodia, in attesa della piena rivelazione.
R. Venuta la fede, non siamo più sotto la Legge.

SECONDI VESPRI

Lettura Breve   2 Cor 1, 3-4
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. 

SABATO 7 FEBBRAIO 2009 – IV SETTIMANA DEL T.O.

SABATO 7 FEBBRAIO 2009 – IV SETTIMANA DEL T.O.

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura   Eb 13,15-17.20-21

Fratelli, per mezzo di Gesù Cristo offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi.
Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, apostolo   3, 1-18

Esortazioni e consigli
Fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno.
E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo. Il Signore diriga i vostri cuori nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo.
Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene. Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello.
Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.
Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera; io scrivo così. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

Responsorio   Cfr. 1 Ts 2, 13; Ef 1, 13
R. Voi avete ricevuto e accolto la parola: * non una parola di uomini, ma veramente parola di Dio.
V. Avete ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza:
R. non una parola di uomini, ma veramente parola di Dio.

Santo Zeno di Verona : « Si commosse per loro »

dal sito:

http://www.vangelodelgiorno.org/www/main.php?language=IT&localTime=02/07/2009#

Santo Zeno di Verona (?-circa 380), vescovo
Discorso De spe, fide et caritate, 9 ; PL 11, 278

« Si commosse per loro »
O carità, quanto sei buona e ricca! Quanto sei potente! Non possiede nulla, chi non possiede te. Hai potuto fare di Dio un uomo. L’hai fatto abbassare e allontanare per un tempo dalla sua immensa maestà. L’hai trattenuto nove mesi nel grembo della Vergine. Hai guarito Eva in Maria. Hai rinnovato Adamo in Cristo. Hai preparato la croce per la salvezza del mondo già perduto…

O amore, per vestire colui che è nudo, ti contenti di essere nudo. Per te la fame è un pranzo abbondante, se un povero affamato ha mangiato il tuo pane. La tua fortuna consiste nel destinare quanto possiedi alla misericordia. Tu solo non ti fai pregare. Soccorri senz’indugio gli oppressi, pur a tue spese, qualunque sia lo sconforto in cui sono immersi. Sei tu l’occhio dei ciechi, il piede degli zoppi, lo scudo fedelissimo delle vedove e degli orfani… Ami i tuoi nemici fino al punto che nessuno può discernere quale differenza ci sia per te tra loro e i tuoi amici.

Unisci tu, o carità, i misteri celesti alle cose umane, e i misteri umani alle cose celesti. Sei la custode di quanto è divino. Tu, nel Padre, governi e ordini ogni cosa. Sei tu l’obbedienza del Figlio; esulti tu nello Spirito! Perché sei una sola cosa nelle tre persone, non puoi mai essere divisa… Sgorgando dalla sorgente che è il Padre, ti riversi interamente nel Figlio, senza ritirarti dal Padre. A buon diritto si dice che «Dio è amore» (1 Gv 4,1) perché tu solo guidi la potenza della Trinità.

dal sito:

http://www.novaramissio.it/EditorialiMario/SanPaolo.htm

SAN PAOLO: UN MISSIONARIO PIU’ ATTUALE CHE MAI

Per ogni missionario è difficile sottrarsi al fascino e alla personalità di San Paolo, per chi ha l’orizzonte dell’uomo e i confini del mondo piantati nel cuore, difficilmente riesce a non misurarsi con la figura di Paolo. Nell’immaginario collettivo della grande famiglia missionaria, Paolo è il primo vero autentico missionario, colui che sfruttando le maestose strade imperiali dell’antica Roma seppe portare il Vangelo da una delle province più periferiche nel cuore stesso dell’Urbe, allora « Caput Mundi »; i chilometri fatti a piedi, a cavallo e le miglia marittime percorse sulle trireme del tempo sorpassano ogni nostra immaginazione. Paolo, toccato nell’intimo della sua coscienza dall’incontro con Cristo sulla via di Damasco, dedicò tutta la sua vita a portare il Vangelo nel tessuto sociale delle città pulsanti dell’Impero dove si elaborava e si costruiva la vita ed il pensiero di popoli assai diversi tra di loro. Ma se colpisce l’ansia missionaria che portò Paolo a compiere diversi viaggi e ad inoltrarsi in lande sconosciute, sorprende ancora di più il coraggio con cui egli seppe guardare a viso aperto uomini e problemi del suo tempo e confrontarsi alla luce dell’insegnamento di Cristo sul destino dell’uomo.
Paolo, compiacente spettatore della lapidazione di Stefano e accanito persecutore dei primi cristiani, dopo l’incontro con Gesú di Nazareth (un incontro che possiamo definire un autentico mistero di fede) diventa egli stesso un Apostolo capace di suscitare nel cuore di molte persone il desiderio sincero di conoscere e seguire il Cristo.
Il Nuovo Testamento nel suo insieme ci presenta molto di più della vita di Paolo che non di quella di Gesù, le sue lettere che proclamiamo ed ascoltiamo nelle nostre Eucaristie domenicali, dimostrano quanta passione e quanto fuoco gli ardeva in cuore, le comunità da lui fondate e alle quali si rivolgeva sperimentano sulla loro pelle, allo stesso tempo rimproveri e tenerezza, correzione fraterna ed affettuosità. Paolo è un uomo eccezionale, pieno di passione e di vigore, di luce e di fuoco, in lui orgoglio ed umiltà, fascino e fortezza sono un’unica cosa. Ebreo osservante, esecutore zelante della legge di Mosè, diventa l’intrepido annunciatore del Vangelo che libera dalla legge facendo scoprire ad ogni uomo che egli è salvo, reso giusto non in virtù di vuoti ritualismi e precetti osservati scrupolosamente, ma per la gratuità sconfinata della Croce di Cristo; la fede nel Maestro rende giusto il peccatore e lo fa partecipe di quel mistero di Grazia in cui ciascuno si sente amato da Dio. Se il messaggio di Gesù imperniato sull’amore a Dio e al prossimo, che aveva come cardine il perdono da offrire anche al malvagio, era rivolto a tutti, nessuno escluso, anzi proprio coloro che erano i reietti, i peccatori, gli emarginati per eccellenza in una parola i « piccoli », si trovano ad essere i depositari privilegiati di quest’annuncio, che dà loro una dignità ed una coscienza di se stessi che nessun filosofo aveva mai osato affermare, questa tenerezza che fa del’ultimo degli schiavi un figlio prediletto di Dio e lo pone sullo stesso piano del più nobile tra gli aristocratici del tempo e dello stesso Imperatore, sarà vista come un messaggio pericolosissimo da bloccare con qualunque mezzo al fine di non scardinare un sistema di potere basato sulla schiavitù, sul dominio e sull’oppressione. Paolo porterà questo messaggio là dove era necessario che esso fosse conosciuto, inquietando in tal modo i governatori e gli imperatori di turno, ma egli non defletterà neanche di una virgola da questo compito che gli era stato affidato. Pur essendo l’ultimo arrivato tra gli Apostoli sarà quello che si opporrà anche a Pietro a viso aperto, ritenendo la sua apertura alle genti, autenticamente vicina al messaggio del Maestro.
Un personaggio così, che cosa può dire al cristiano d’oggi ed in modo particolare a chi ne ricalca le orme sui sentieri della missione? La risposta sta nello stile e nel modo di presentare il Vangelo tipico di Paolo: avere il coraggio di andare oltre, sempre! Senza fermarsi al dato acquisito o alla comunità calda, accogliente e gratificante che suadente ti invita a … restare! In secondo luogo guardare negli occhi – come Paolo – uomini e problemi che ti stanno davanti, le Agorà di oggi non sono meno problematiche ed inquietanti di quelle di allora, la grande tentazione per i cristiani di ogni tempo è di rinchiudersi in ovili protetti scantonando quelle che sono le sfide più crude che il mondo continuamente ti getta in faccia. Inoltre, la franchezza del linguaggio paolino, resta un valore oggi come ieri, anche se il modo di parlare paludato e « curiale » di certi ambienti ecclesiastici stride in maniera costante con il modo di fare di Paolo. Non ultimo la tenerezza che Paolo avvertì dentro di se dopo l’incontro con Gesù e che riversò abbondantemente sulle persone che incontrò e le comunità con le quali ebbe a che fare, ci ricordano come la buona notizia di Gesù di Nazareth è innanzi tutto amore sconfinato verso chi il mondo ignora, emargina o disprezza. Nell’anno Paolino voluto da Papa Ratzinger, riscoprire questi aspetti squisitamente missionari, ci aiuterebbe a recuperare quell’afflato paolino che certamente alberga in ciascuno di noi, un compito al quale non possiamo sottrarci.

VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2009 – IV SETTIMANA DEL T.O.

VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2009 – IV SETTIMANA DEL T.O.

SANTI PAOLO MIKI E COMPAGNI – martiri (m)

per la storia dei martiri su:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/22700

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura   Eb 13, 1-8
Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!

Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, perseverate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il tàlamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.
La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò.
Così possiamo dire con fiducia: « Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l’uomo? ».
Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede.
Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Tessalonicesi di san Paolo, apostolo 2, 1-17

Il giorno del Signore
Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio (Dn 11, 36. 37).
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca (Gb 4, 9; Is 11; 4; Ap 19, 15. 20) e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità.
Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

Responsorio    Cfr. Mt 24, 30; 2 Ts 2, 8
R. Apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo, * e vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria.
V. Allora l’empio verrà scoperto e il Signore Gesù lo annienterà con il suo soffio,
R. e vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria.
 
SECONDA LETTURA DALLA MEMORIA

nella seconda lettura non c’è citazione, ma per i martiri mi sembra che è bello leggere;

Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo  (Cap. 14, 109-110; Acta Sanctorum Febr. 1, 769)

Sarete miei testimoni
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l’Ave Maria.
Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiaro ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto a voi che non c’è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano».
Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento.
Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori. Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasaki durante l’istruzione catechista; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
Altri infine ripetevano: «Gesù! Maria!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «Gesù! Maria!» e quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

Responsorio    Cfr. Gal 6, 14; Fil 1, 29
R. Il nostro unico vanto è nella croce del Signore Gesù Cristo, vita e salvezza e risurrezione per noi: * egli ci ha salvati e liberati.
V. A voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per lui:
R. egli ci ha salvati e liberati.

SECONDA LETTURA DAL TEMPO ORDINARIO

Dalle  » Omelie  » di un Autore spirituale del secolo quarto

Siate ricolmi della pienezza di Cristo

Beati coloro che sono stati ritenuti degni di diventare figli di Dio, di rinascere nello Spirito Santo e di possedere in sé Cristo che li illumina e dona loro una vita nuova. Essi sono guidati in diversi modi dallo Spirito, vengono invisibilmente accompagnati dalla grazia e ricevono grande pace nella loro anima. Talvolta sono come immersi nella tristezza e nel pianto per il genere umano e, pregando incessantemente per tutti gli uomini, si sciolgono in lacrime in forza dell’ardente amore che nutrono verso l’umanità. Talvolta invece sono dallo Spirito Santo infiammati di tanta gioia e amore, che se fosse possibile porterebbero nel proprio cuore, senza distinzione alcuna, tutti, buoni e cattivi. Altra volta ancora, per la loro umiltà, si sentono al di sotto degli altri, stimandosi gli esseri più abietti e spregevoli. Talora sono tenuti dallo Spirito in un gaudio ineffabile. Qualche volta somigliano a un eroe che rivestitosi di tutta l’armatura dello stesso re, e uscito in battaglia, combatte da prode contro i nemici e li mette in fuga. L’uomo spirituale, infatti, prende le armi dello Spirito, si getta in combattimento contro i nemici, li abbatte e li calpesta. Spesso la sua anim a riposa in un mistico silenzio, nella tranquillità e nella pace, gode ogni delizia spirituale e perfetta armonia. Riceve doni speciali di intelligenza, di sapienza ineffabile e di imperscrutabile cognizione dello Spirito. E così la grazia lo istruisce su cose che né si possono spiegare con la lingua, né esprimere a parole. Altre volte invece egli si comporta come un uomo qualunque. La grazia viene infusa in modi diversi e in modi pure diversi guida l’anima, formandola secondo la divina volontà. La esercita in varie maniere per presentarla dinanzi al Padre celeste, integra, irreprensibile e pura. Preghiamo il Signore e preghiamolo con amore e grande fiducia perché ci doni la grazia celeste dello Spirito. Lo stesso Spirito ci guidi e ci conduca a vivere secondo la divina volontà, e ci ristori nella pace. Questa guida, questa grazia, questa mozione spirituale, ci farà arrivare alla perfetta pienezza di Cristo, secondo quanto dice l’Apostolo:  » Perché siate ricolmi di tutta la pienezza del Cristo  » (Ef 3, 19).

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