La Conversione di San Paolo e il mistero di Caravaggio

La Conversione di San Paolo e il mistero di Caravaggio dans IMMAGINI (DI SAN PAOLO, DEI VIAGGI, ALTRE SUL TEMA) caravaggio_conversione_san_paolo

http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/infanzia/sezioni/osservatorio/presentazione/sistemi_rilevazione/sisa/conversione_SISA.htm

dal sito:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2006/11/sbio9n0v06caravaggiomarra.shtml?uuid=f2ad8304-6fef-11db-8e1a-00000e251029&type=Libero

10 novembre 2006
 La Conversione di San Paolo e il mistero di Caravaggio
di Natalia Marra

Due dipinti di Caravaggio per raccontare una vera e propria folgorazione alla fede, quella avvenuta sulla via di Damasco. La prima versione, misteriosamente, viene sostituita da una seconda e finisce nella collezione privata di una antica familgia romana. Non verrà mai ammirata all’interno di Santa Maria del Popolo, la Chiesa degli artisti come la chiamano i romani. Mai prima d’ora, perché dopo quattrocento anni, le due opere prenderanno posto all’interno della cappella Cerasi, luogo per cui furono commissionate.
Dal 10 al 25 novembre, la « Conversione di San Paolo » su tavola di cipresso della collezione Odescalchi sarà protagonista di un evento straordinario. Al termine di un delicato restauro, sarà visibile nel luogo per la quale fu commissionata, ma dove con ogni probabilità non trovò mai dimora.
Altrettanto straordinaria sarà la possibilità di avere un confronto diretto con l’altra « Conversione di San Paolo », il dipinto realizzato su tela sempre da Caravaggio – che misteriosamente sostituì la prima versione su tavola – e che dal 1605 decora la cappella di Santa Maria del Popolo.
L’esposizione « Il Caravaggio Odescalchi, le due versioni della Conversione di S. Paolo a confronto » è stata ideata e voluta da Rossella Vodret, soprintendente per il Patrimonio storico artistico ed etno-antropologico del Lazio. L’evento è l’occasione per presentare il restauro della tavola commissionato dai proprietari e condotto, tra giugno e ottobre 2006, da Valeria Merlini e Daniela Storti, con analisi diagnostiche di Claudio Falcucci.
La prima « Conversione di San Paolo », poco conosciuta al grande pubblico perché da sempre custodita in collezioni private, è al centro di uno dei più appassionanti enigmi caravaggeschi. La tavola, insieme al suo pendant « Crocifissione di S. Pietro » (perduta), fu commissionata a Caravaggio nel 1600 da Tiberio Cerasi, tesoriere generale della Camera apostolica, cioè il Ministro del tesoro del Papa (all’epoca Clemente VIII Aldobrandini), per decorare le pareti della sua nuova cappella in Santa Maria del Popolo, che l’architetto Carlo Maderno era stato incaricato di ristrutturare. I due dipinti dovevano essere eseguiti, per contratto stipulato tra Cerasi e Caravaggio, su tavola di cipresso. Con la morte del Cerasi, nel maggio 1601, a lavori appena iniziati, la vicenda si complica e nasce il mistero. I due dipinti che dal 1605 si trovano nella cappella Cerasi sono infatti su tela e non su tavola, come invece espressamente indicato nel contratto, mentre le due versioni su cipresso, che furono certamente dipinte per prime dal grande maestro lombardo, hanno preso strade diverse, si sono divise, e alla fine una sola, la « Conversione di S. Paolo » oggi restaurata, è giunta fino a noi. Perché Caravaggio ha realizzato una seconda versione su tela al posto della prima su tavola di cipresso? L’ipotesi più accreditata – basata su un’affermazione di Giovanni Baglione storico nemico di Caravaggio – è che la prima versione su tavola venne rifiutata dal committente. La possibilità di confrontare da vicino i due dipinti caravaggeschi apre oggi nuovi affascinanti scenari. L’ipotesi che si vuole verificare in questa occasione è che sia stato lo stesso Caravaggio, forse in accordo con i proprietari, a sostituire il dipinto quando, terminati i lavori architettonici nella cappella (i quadri furono sistemati solo nel 1605), si rese conto che l’impianto compositivo della prima versione su tavola non poteva in alcun modo adattarsi all’articolato, ma troppo angusto spazio della cappella progettato da Maderno. In pratica i due quadri, impostati per essere visti da lontano, non erano materialmente visibili correttamente nella stretta cappella Cerasi. Questa ipotesi se confermata dall’esposizione del quadro Odescalchi nella cappella e dal confronto tra le due versioni, non solo risolverà il mistero del presunto « rifiuto », ma consentirà anche una collocazione in avanti nel tempo delle versioni su tela, situandole non nel 1601 come si è creduto finora, ma verso il 1603 – 1604, a ridosso del completamento architettonico della cappella. Un’ipotesi questa di grande fascino perché permette di inserire più coerentemente le due tele nel percorso stilistico di Caravaggio e rende anche assai più comprensibile la distanza stilistica tra le due « Conversioni di S. Paolo », entrambe eccelse ma espressione di linguaggi diversi, una differenza che emerge oggi con maggior prepotenza alla luce del restauro della tavola Odescalchi.

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