MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 2009 – III SETTIMANA DEL T.O.

MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 2009 – III SETTIMANA DEL T.O.

S. TOMMASO D’AQUINO (m)

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura   Eb 10,11-18 

Fratelli, ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati. Cristo al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre, si è assiso alla destra di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. Poiché con un’unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.

Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: “Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro dopo quei giorni…: porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente”, soggiunge: “E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità”.

Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più bisogno di offerta per il peccato.

UFFICIO DELLE LETTURE DELLA MEMORIA

Seconda Lettura
Dalle «Conferenze» di san Tommaso d’Aquino, sacerdote
(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»)

Nessun esempio di virtù è assente dalla croce
Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell’agire.
Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
Ma non minore è l’utilità che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.
Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.
Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.
Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
Ora Cristo ci ha dato sulla croce l’esempio dell’una e dell’altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non apri la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia» (Eb 12, 2).
Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5, 19).
Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si sono divise tra loro le mie vesti» (Gv 19, 24); non agli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22).

UFFICIO DELLE LETTURE DEL T.O.

Dai  » Discorsi sul Cantico dei Cantici  » di san Bernardo, abate

Dove ha abbondato il delitto, ha abbondato ancor più la grazia

Dove trovano sicurezza e riposo i deboli se non nelle ferite del Salvatore? Io vi abito tanto più sicuro, quanto più egli è potente nel salvarmi.  Il mondo freme, il corpo preme, il diavolo mi tende insidie, ma io non cado perché sono fondato su salda roccia. Ho commesso un grave peccato; la coscienza si turberà, ma non ne sarà scossa perché mi ricorderò delle ferite del Signore. Infatti  » è stato trafitto per i nostri, delitti  » (Is 53, 5). Che cosa vi è di tanto mortale che non possa essere disciolto dalla morte di Cristo? Se dunque mi verrà  alla memoria un rimedio tanto potente ed efficace, non posso più essere turbato da nessuna malattia per quanto maligna.

E perciò è evidente che ha sbagliato colui che disse:  » Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono  » (Gn 4, 13). Il fatto è che non era membro di Cristo, né gli importava nulla dei meriti di Cristo. Così non se li attribuiva come propri e non diceva suo quello che era realmente suo come doveva fare, essendo il membro tutta cosa del capo.

Io invece, quanto mi manca, me lo approprio con fiducia dal cuore del Signore, perché è pieno di misericordia, né mancano le vie attraverso le quali emana le grazie.

Hanno trapassato le sue mani e i suoi piedi, e squarciato il petto con la lancia; e attraverso queste ferite io posso  » succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia  » (Dt 32, 13), cioè gustare e sperimentare quanto è buono il Signore (cfr. Sal 33, 9).

Egli nutriva pensieri di pace ed io non lo sapevo. Infatti chi conobbe il pensiero del Signore? 0 chi fu il suo consigliere? (cfr. Rm 11, 34). Ora il chiodo che è penetrato, è diventato per me una chiave che apre, onde io possa gustare la dolcezza del Signor e. Cosa vedo attraverso la ferita? Il chiodo ha una sua voce, la ferita grida che Dio è davvero presente in Cristo e riconcilia a sé il mondo. La spada ha trapassato la sua anima e il suo cuore si è fatto vicino (cfr. Sal 114, 18; 54, 22), per cui sa ormai essere compassionevole di fronte alle mie debolezze.

Attraverso le ferite del corpo si manifesta l’arcana carità del suo cuore, si fa palese il grande mistero dell’amore, si mostrano le viscere di misericordia del nostro Dio, per cui ci visiterà un sole che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78).

E perché le viscere non dovrebbero rivelarsi at traverso le ferite? Infatti in qual altro modo se non attraverso le tue ferite sarebbe brillato più chiaramente che tu, o Signore, sei soave e mite e di infinita misericordia? Nessuno infatti dimostra maggior amore che quando dà la sua vita per chi è condannato a morte.

Mio merito perciò è la misericordia di Dio. Non sono certamente povero di meriti finché lui sarà ricco di misericordia. Che se le misericordie del Signore sono molte, io pure abbonderò nei meriti.

Ma che dire se la coscienza mi rimorde per i molti peccati?  » Dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia  » (Rin 5, 20). E se la misericordia di Dio è eterna, io pure canterò per l’eternità le misericordie del Signore (cfr. Sal 88, 2). E che ne è della mia giustizia? 0 Signore, mi rammenterò soltanto della tua giustizia (cfr. Sal 10, 16). Infatti essa è anche mia, perché tu sei diventato per me giustizia da parte di Dio.

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