Liturgia, tempo liturgico: IN LITURGIA L’ORDINARIO…DIVENTA STRAORDINARIO!

non c’è  la data di questo scritto, presumo l’anno scorso, dal sito:

http://www.parrocchiasantaluciafermo.it/files/Tempo%20Ordinario%201luglio08.pdf

IN LITURGIA L’ORDINARIO…DIVENTA STRAORDINARIO!  

Da qualche settimana stiamo vivendo un tempo liturgico particolare: un tempo che noi chiamiamo Ordinario…ma che è ben più importante di una semplice copertura di una parte dell’anno civile.

Per prima cosa c’è da ricordare che il Tempo Ordinario è scandito dalle Domeniche: celebrazioni settimanali del Mistero di Cristo che si manifesta che appare anche oggi dopo la sua risurrezione nel cenacolo in cui si raduna la comunità cristiana. Poi, sempre nel Tempo Ordinario, la Chiesa fa memoria in alcune date particolari della Beata Vergine Maria e di alcuni Santi.

Per tracciare un profilo storico del Tempo Ordinario, possiamo rifarci a San Paolo e alla sua instancabile opera di ricentramento della vita delle comunità Cristiane sul Mistero di Cristo che esse credono e che celebrano: le feste sono si importanti, ma al di là della festa c’è da salvaguardare l’aspetto di permanenza che il Mistero di Cristo ha per tutta la durata del tempo umano (a questo proposito utile è leggere Gal. 4,10-11 e Col. 2,16).

Potremmo dire che a Paolo sta a cuore che le comunità cristiane siano capaci di fare una esperienza permanente di Cristo, quotidiana, perché il Mistero del Risorto coinvolge l’uomo nella sua interezza e nella totalità di quel tempo in cui egli vive; questo al di là di occasioni particolari, extra-ordinarie.

Dal II secolo possiamo vedere, come prassi abbastanza affermata dalla Didakè (cap. 8), che ci sono giorni particolari in cui si fanno digiuni due volte alla settimana per ricordare il tradimento di Gesù prima della cena pasquale e la Passione del Signore; però il centro della vita del Cristiano, sin dalle origini, è la Domenica.

Fatta salva la Domenica che dà luce a tutta la settimana, ben presto si inizia a conferire valore particolare ai giorni feriali:

o Alcuni (quasi tutti) vengono dedicati alle memorie dei Martiri e dei Santi;
o altri sono considerato importanti per due generi di motivi:
1. in relazione alla Domenica: quindi il Venerdì memoria della Passione,
il Sabato memoria di Maria…
2. in relazione alle devozioni ad alcuni Santi o a particolari aspetti della
fede (non ci dimentichiamo che la Domenica assumerà anch’essa un
aspetto devozionale: non più giorno del Signore Risorto, ma giorno in
cui si venera la Trinità).

Questo nell’antichità.

Oggi non abbiamo più una sistematizzazione devozionale del calendario feriale del Tempo Ordinario: è possibile quindi agire con molta libertà nella scelta dei testi del Lezionario e dell’eucologia (le preghiere della Messa). 

Il Tempo Ordinario oggi comprende 34 o 33 settimane. Comincia il lunedì dopo la domenica che segue il 6 gennaio, e si protrae fino all’inizio della Quaresima; riprende poi il lunedì dopo la domenica di Pentecoste e termina il sabato che precede la prima domenica di Avvento.

Credo che il punto di forza di questo Tempo Ordinario sia quello che inizialmente potrebbe sembrare una debolezza. Non avendo una specificità, una connotazione particolare come i tempi liturgici forti, esso, con maggiore determinazione, esprime quanto la lettera agli Ebrei ci ha tramandato: « Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! » (Eb. 13,8).

La Chiesa, in esso, celebra gli eventi fondamentali che ci hanno dimostrato la fedeltà di Dio alla nostra vita: primo fra tutti l’evento di salvezza operato dalla risurrezione del Signore…questa salvezza non è qualche cosa di confinato in un angolo del tempo o di astratto, ma nella concretezza della nostra quotidianità, noi possiamo fare esperienza della fedeltà del Signore verso di noi e leggere l’ineluttabile trascorrere del kronos, del tempo cronologico, come l’occasione che Dio coglie di farci esperire la sua misericordia questo è il kairos): in questo senso il tempo assume una connotazione fortemente sacramentale.

Nella Liturgia delle Ore quotidiana, abbiamo continuamente davanti a noi gli eventi di questa salvezza; ogni giorno è pieno del Mistero Pasquale di Gesù:

o Alle Lodi: facciamo memoria della risurrezione del Signore sin dal mattino in
cui i nostri occhi si aprono a contemplare il nuovo giorno: in esso il sole che
sorge ci fa ricordare il nuovo astro che per noi è sorto, Cristo Gesù che
illumina di novità la nostra esistenza per mezzo della luce sfolgorante della
sua risurrezione.
o A Terza: facciamo memoria della Pentecoste.
o A Sesta: facciamo memoria dell’Ascensione
o A Nona: ricordiamo la morte del Signore.
o A Vespro ricordiamo il Sacrificio di Gesù consumatosi sulla Croce per salvare
noi dalla notte del male e del peccato; a lui eleviamo la preghiera dei discepoli
di Emmaus: « Rimani con noi, perché si fa sera… » (Lc. 24,29).
o A Mattutino: I cristiani vegliano in preghiera, perché attendono di essere
introdotti nel giorno senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel
riposo di Dio (Cfr. Prefazio X delle Domeniche del T.O.).

Per quanto riguarda l’Eucaristia quotidiana essa è il kairos, (il tempo opportuno in cui Dio agisce) per eccellenza: il Mistero Pasquale viene ad illuminare tutta la nostra vita nel nostro quotidiano abbracciare la croce e morire, per risorgere con lui.

In questo senso l’Eucaristia accolta nella ferialità, si fa viatico (pane del viaggio) di noi, popolo pellegrinante sulla terra e ci dona il coraggio della carità del Signore, segno escatologico per l’umanità, che attende da noi il senso del proprio quotidiano pellegrinare. 

Don Osvaldo Riccobelli

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