LE RADICI EBRAICHE DEL PADRE NOSTRO
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LE RADICI EBRAICHE DEL PADRE NOSTRO
Dietro ogni invocazione del Padre Nostro, sono riconoscibili espressioni di preghiere ebraiche o dell’Antico Testamento
Eccone alcune, di cui è possibile assaporare la ricchezza. Queste antiche formule ci invitano a scoprire ed a gustare un nuovo senso di parole divenute troppo comuni e il cui spessore infinito può venire soffocato dalla coltre dell’abitudine
Padre nostro
Facci tornare, Padre nostro, alla tua Torah… Perdonaci, Padre nostro…
(5a e 6a benedizione);
tu hai avuto pietà di noi, nostro Padre, nostro Re…
Padre nostro, Padre di misericordia, il Misericordioso, abbi pietà di noi!
(2a preghiera prima dello Shema « Ahavah rabbah »).
Nel testo biblico, ai ripetuti inviti al pentimento Israele risponde: Tu sei il nostro Padre Abìnu attà.
Is 63, 16: « . . . poiché tu sei nostro padre, anche se Abramo non ci conosceva e Israele ci ignorava, Tu, o Eterno sei nostro padre, nostro redentore, da sempre questo è il tuo nome . . . »
Is 64, 7-8: «Non c’è alcuno che invochi il tuo nome, che si scuota per afferrarsi a te, perché tu ci hai nascosto la tua faccia e ci lasci consumare in balia delle nostre iniquità.
Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro Padre, noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani».
Che sei nei cieli
Che le preghiere e le suppliche di tutto Israele siano accolte dal loro Padre che è nei cieli (Qaddish)
Sia santificato il tuo Nome
Santificherò il mio Nome grande (Ez 36,23) – Santo e terribile è il suo Nome (Sal 110,9)
Santo sei tu e terribile è il tuo Nome (qedusha ha-Shem: lui solo è eccelso e santo: n.18)
(Semoneh-esre)
Tu sei Santo e il tuo Nome è santo, e i santi ogni giorno ti loderanno. Benedetto sei tu, Signore, il Dio Santo! Noi santificheremo il tuo Nome nel mondo, come lo si santifica nelle altezze celesti
(3a benedizione)
Sia magnificato e santificato il suo Nome grande nel mondo che egli ha creato secondo la sua volontà
(Qaddish)
Venga il tuo Regno
Egli stabilisca il suo regno nella vostra vita e nei vostri giorni, e nella vita di tutta la stirpe d’Israele, ora e sempre
(Qaddish).
Dalla tua Dimora, Padre nostro, risplendi e regna su di noi, perché noi attendiamo che tu regni in Sion
(3a benedizione di Shabbat)
Allora il tuo regno si manifesterà ad ogni creatura (Assunzione di Mosè, 10,1)
Ristabilisci i nostri Giudici… e regna su di noi, Tu solo Signore, con amore e misericordia… Benedetto sei tu Signore, Re, che ami la giustizia e il diritto
(11a benedizione)
Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra
Dio è in cielo e tu sei sulla terra (Qo 5,1) – Avverrà quel che in cielo si vuole (1Mac 3,60)
Fa’ la tua volontà, in cielo, in alto, e dona un coraggio tranquillo a coloro che ti temono sulla terra (R. Eliezer)
Tale possa essere la tua Volontà, Signore… guidare i nostri passi nella Torah e farci aderire ai tuoi comandamenti
(Preghiera del mattino)
Il nostro pane quotidiano donaci oggi
Non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario (Pr 30,8)
Tu nutri ogni vivente per amore, per la tua grande misericordia risusciti i morti, sostieni coloro che cadono, guarisci i malati e liberi i prigionieri. Chi è come te, Maestro delle potenze?
(2a benedizione)
Benedici per noi questo pane, nostro Dio (Birkat ha-Shenim)
Dio sia benedetto ogni giorno, per il pane quotidiano che ci dona (R. Eliezer)
Benedici per noi, Signore Dio nostro, questo anno e tutti i suoi raccolti, per il bene. Saziaci della tua bontà.
(9a benedizione)
E perdona a noi i nostri debiti come noi abbiamo perdonato ai nostri debitori
Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati (Sir 28,2)
Perdonaci, Padre nostro, perché abbiamo peccato; facci grazie, nostro Re, perché abbiamo fallito, perché tu sei colui che rendi grazie e perdoni. Benedetto sei tu, Signore, che rendi grazia e moltiplichi il perdono
(6a benedizione)
Padre nostro, nostro re, perdona e rimetti tutte le nostre colpe, allontana e cancella i nostri peccati davanti ai tuoi occhi (Abînu Mal-kènu)
Perdonaci, nostro padre, perché abbiamo peccato contro di te. Cancella i nostri peccati davanti ai tuoi occhi, perché sei buono e perdoni (Selishah: n.21)
Perdona i nostri peccati come noi li perdoniamo a tutti coloro che ci hanno fatto soffrire
(Liturgia dello Yom Kippour)
Non ci indurre in tentazione
Non ci abbandonare nel potere del peccato, della trasgressione, dell’errore, della tentazione né della vergogna. Non lasciar prevalere in noi l’inclinazione al male
(Preghiera del mattino)
Liberaci dal male
Guarda la nostra miseria e guida la nostra lotta. Liberaci sena tardare per il tuo Nome, perché tu sei il Liberatore potente. Benedetto sei tu, Signore, Liberatore d’Israele
(7a benedizione)
Guarda la nostra afflizione e sostieni la nostra causa e liberaci per il tuo Nome (Ghe’ullah: n.22)
Salvaci dagli impudenti e dall’impudenza, dall’uomo malvagio, dal cattivo incontro, dalla forza cattiva, dal cattivo compagno, dal cattivo vicino, da Satana il corruttore, dal tuo giudizio rigoroso, da un cattivo avversario in tribunale. (Berakhoth)
Ricordiamo altre due antiche preghiere nelle quali Dio è invocato come Padre d’Israele.. In queste preghiere della liturgia sinagogale e quindi comunitaria non individuale, Dio è chiamato « re » e « padre ». Nostro Padre! Nostro re!
Per i nostri padri che hanno avuto fede in te e ai quali hai insegnato la legge della vita, abbi pietà di noi e insegnaci. Padre nostro! Padre di misericordia, il Misericordioso! Abbi pietà di noi!
(Preghiera Ahavah rabba, anteriore all’epoca di Cristo)
Nostro Padre! nostro Re!
Non abbiamo altro Re che te, nostro Padre, nostro Re, per te stesso, abbi pietà di noi
(Invocazione della litania per il Nuovo Anno, 1° secolo dell’era cristiana)
Possiamo quindi constatare che, oltre che nell’Antico Testamento, tutti gli elementi del Padre nostro si ritrovano nelle preghiere ebraiche, alcune di poco posteriori all’epoca di Gesù. Preghiera ebraica divenuta anche cristiana, essa permette sia agli ebrei che ai cristiani di ritrovare le loro radici comuni.
È una preghiera così misteriosamente semplice, sublime, completa. È alla portata intellettuale di tutti, ma supera l’intelligenza di tutti, tanto che sono insondabili le sue abissali profondità. Abbraccia, nella sua concisione, l’universo: è preghiera dell’uomo che dà voce al creato, al cosmo.
Abbiamo visto come essa è intessuta di realtà bibliche (i »cieli »; il « regno »; la « volontà » di Dio; il « pane »; i « debiti »; la « tentazione »; il « male »…), ma ne esce, le supera. Non ci rivolgiamo a « Colui che è », all’ »Onnipotente », all’ »Altissimo », ma al « Padre », che è la fonte della vita, il Dio di tutti gli esseri viventi. Non è difficile rendersi conto che il « Padre nostro » può stare sulle labbra dei membri di ogni chiesa cristiana (è preghiera ecumenica); non solo: può essere recitato dai membri di qualsiasi religione; nulla in esso offende le « credenze » di qualsiasi fede religiosa. Eppure questo Dio non è astratto, impersonale…È Padre, ma è anche Uno, è « Colui che è », è l’ »Altissimo », l’ « Onnipotente ». È Tutto.
Il testo del « Padre nostro » ci è giunto in greco: quindi, oltre e conoscerne le risonanze ebraiche ed aramaiche, che ci veicolano tutta la ricchezza e lo spessore della tradizione che ha nutrito la spiritualità di Gesù, bisogna ricorrere anche al greco per una sua giusta lettura.
L’osservazione più immediata in questa lettura è che le richieste del « Padre nostro » sono tutte all’imperativo (« Sia santificato »; « venga »; « sia fatta »; « dacci oggi »; « rimetti »; « non ci indurre »; « liberaci »).
Dobbiamo osservare che la lingua greca usa oltre all »imperativo anche il modo « ottativo », che indica l’espressione di un desiderio; l’imperativo, invece indica un comando. Ebbene il testo greco del « Padre nostro » ha nelle forme verbali l’imperativo, non l’ottativo. Dunque chi ce ne ha tramandato il testo ha colto senz’altro in modo inequivocabile il pensiero di Cristo. La forma imperativa, dunque, viene da Cristo. Nel « Padre nostro » è Dio che prega in noi. Lo Spirito Santo grida in noi con gemiti inesprimibili « Abbà! »; « Padre! ». È Dio che ci « comanda » che cosa dobbiamo chiedergli come figli; e i figli « pretendono » ciò che è loro necessario da chi li ha generati.
Il pane che ci viene fatto chiedere non è certamente il solo pane materiale, ma il pane « quotidiano », quello di cui abbiamo bisogno ogni giorno per vivere, il pane « sopra-sostanziale » (così traducevano i Padri della Chiesa), quello che nutre non solo il corpo, ma lo spirito, il pane « necessario », quello di cui Gesù ha detto « Chi mangia di questo pane vivrà in eterno »; è il pane che si identifica con Cristo stesso (Parola ed Eucaristia): « Io sono il Pane vivo disceso dal cielo ».
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[Tra le fonti: Enzo Lodi, La Liturgia della Chiesa, Edizioni Dehoniane, Bologna]
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