Archive pour décembre, 2008

Nativity celebrated in the monastery of Greccio, Benozzo Gozzoli

Nativity celebrated in the monastery of Greccio, Benozzo Gozzoli dans immagini sacre gozzoli5

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Publié dans:immagini sacre, NATALE (QUALCOSA SUL) |on 19 décembre, 2008 |Pas de commentaires »

Padre Marco Adinolfi : Natale con Francesco

Natale con San Francesco

Marco Adinolfi ofm

Francesco d’Assisi, non c’è dubbio, è il santo del presepe. Ecco come uno dei suoi più antichi biografi, Tommaso da Celano, narra la scena, svoltasi nella valle reatina, a Greccio, nella notte del 25 dicembre 1223.

« C’era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: « Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello ». Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.

Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia.

Il Santo è li estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.

Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali, perché era diacono e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù, infervorato di amore celeste lo chiamava « il Bambino di Betlemme », e quel nome « Betlemme » lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva « Bambino di Betlemme » o « Gesù », passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

Vi si manifestano con abbondanza i doni dell’Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Banibinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia ».

Francesco d’Assisi è il santo del presepe. Ma non già di un presepe che è semplice teoria cangiante di frulli d’ali angeliche e di belati di pecorelle, di ingenui pastori adoranti e di solenni magi che si avviano in fantasmagorico corteo alla grotta del neonato re dei giudei. Per Francesco il presepe non si esaurisce nel ritmare i sogni innocenti dei bimbi o i rimpianti nostalgici degli adulti. Il presepe è per lui la drammatizzazione dell’amore che spinse il Figlio di Dio a farsi figlio dell’uomo a costo anche di venire al mondo e di vagire tra ragnatele e fieno e alito pesante di animali.

Il santo di Greccio, del resto, è anche il santo della Verna, che rivive nelle sue carni con le stimmate la passione redentrice di Cristo crocifisso.

Ma la spiritualità del Poverello d’Assisi non si restringe nei limiti sia pure amplissimi di Betlemme e del Calvario. Si dilata negli spazi senza confini della vita trinitaria di Dio. E adora Cristo proprio nel posto che il Padre gli ha assegnato nella storia della salvezza.

Musica per l’Avvento (sul sito vaticano)

 dal sito Vaticano se clikkate sopra i titoli si sentono le musiche:

http://www.vatican.va/roman_curia/institutions_connected/sacmus/documents/rc_ic_sacmus_sound-advent_it.html
Musica per l’Avvento
Formulario per l’Avvento

Introitus: Rorate caeli (Graduale Romanum)
Durata: 2:10 – 2,050 Mb

Mulierum Schola Gregoriana Pontificii Instituti Musicж Sacrж; Nino Albarosa, direttore.
Letizia Butterin (solista), Miriam Cicchitti, Eun-Young Cho, Mun-Joung Park, Hi-Jung Jun, Hye-Jung Son, Akiko Tomita.
Psalmus Responsorius: Veni ad liberandum (Graduale Simplex)
Durata: 0:54 – 850 Kb
Schola Gregoriana del Pontificio Istituto di Musica Sacra; Nino Albarosa e Mons. Alberto Turco, direttori.
Raimundo Pereira solista.
Alleluia: V. Complacuisti (Graduale Simplex)
Durata: 0:46 – 730 Kb
Schola Gregoriana del Pontificio Istituto di Musica Sacra; Nino Albarosa e Mons. Alberto Turco, direttori.
Letizia Butterin solista.
Offertorium: Mottetto Rorate caeli
Musica di Valentino Miserachs Grau
Durata: 3:16 – 3,060 Mb
I Cantori del Pontificio Istituto di Musica Sacra; Walter Marzilli, direttore.
Steingrimmur Thorhallsson, Igor Glushkov (solista), Ugo Patti, Blazenko Juracic.
Communio: Dicite pusillanimes (Graduale Romanum)
Durata: 2:12 – 2,060 Mb
Virum Schola Gregoriana Pontificii Instituti Musicж Sacrж; Mons. Alberto Turco, direttore.
Gennaro Becchimanzi, Igor Glushkov, Blazenko Juracic, Raimundo Pereira (solista), Hubert Siekierka, Djedje Thomas, Jan Velbacky. 

Publié dans:LITURGIA, LITURGIA - MUSICA |on 18 décembre, 2008 |Pas de commentaires »

Giovanni Paolo II 3 gennaio 2001: Rallegriamoci nel Signore, esultiamo di gioia santa…

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/2001/documents/hf_jp-ii_aud_20010103_it.html

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 3 gennaio 2001 

1. « Rallegriamoci nel Signore, esultiamo di gioia santa: la salvezza è apparsa nel mondo, alleluia ». E’ con queste parole che la liturgia ci invita oggi a restare immersi nella « gioia santa » del Natale. All’inizio di un nuovo anno, questa esortazione ci orienta a viverlo interamente nella luce di Cristo, la cui salvezza è apparsa nel mondo per tutti gli uomini.

Il tempo natalizio ripropone, in effetti, all’attenzione dei cristiani il mistero di Gesù e la sua opera di salvezza. Dinanzi al presepe la Chiesa adora l’augusto mistero dell’Incarnazione: il Bimbo che vagisce tra le braccia di Maria è il Verbo eterno che si è inserito nel tempo ed ha assunto la natura umana ferita dal peccato, per incorporarla a sé e redimerla. Ogni realtà umana, ogni vicenda temporale assume così risonanze eterne: nella persona del Verbo incarnato la creazione viene meravigliosamente sublimata.

Scrive Sant’Agostino: « Dio si fece uomo perché l’uomo diventasse Dio ». Tra cielo e terra si è definitivamente stabilito un ponte: nell’Uomo-Dio l’umanità ritrova la via del Cielo. Il Figlio di Maria è Mediatore universale, Pontefice sommo. Ogni atto di questo Bimbo è un mistero destinato a rivelare l’abissale benevolenza di Dio.

2. Nella grotta di Betlemme si esprime con disarmante semplicità l’amore infinito che Dio ha per ogni essere umano. Contempliamo nel presepe il Dio fatto uomo per noi.

San Francesco d’Assisi ebbe l’idea di riproporre questo messaggio attraverso il presepe vivente a Greccio, il 25 dicembre del 1223. Narra il suo biografo, Tommaso da Celano, che egli era raggiante di letizia, perché in quella scena commovente risplendeva la semplicità evangelica, si lodava la povertà e si raccomandava l’umiltà. Il biografo termina osservando che « dopo quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia » (cfr Vita prima, cap. XXX, 86, 479).

L’intuizione di Francesco è sorprendente: il Presepe non solo è una nuova Betlemme, perché ne rievoca l’evento storico e ne attualizza il messaggio, ma è anche un’occasione di consolazione e di gioia: è il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza. Osserva ancora Tommaso da Celano che quella notte di Natale era chiara come il pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali (cfr ivi, 85, 469).

3. Nel Presepe si celebra l’alleanza tra Dio e l’uomo, tra la terra e il cielo. Betlemme, luogo della gioia, diventa anche scuola di bontà, perché lì si manifestano la misericordia e l’amore che legano Dio ai suoi figli. Lì si attesta visibilmente la fraternità che deve vincolare quanti nella fede sono fratelli, perché figli dell’unico Padre celeste. In questo spazio di comunione, Betlemme risplende come la casa ove tutti possono trovare nutrimento – etimologicamente il nome significa casa del pane -, e si annuncia già, in un certo modo, il mistero pasquale dell’Eucaristia.

A Betlemme, quasi come su un simbolico altare, si celebra già la Vita che non muore e agli uomini di ogni tempo viene come dato da pregustare il cibo dell’immortalità, che è « pane dei pellegrini, vero pane dei figli » (Sequenza del Corpus Domini). Soltanto il Redentore, nato a Betlemme, può colmare le attese più profonde del cuore umano e lenirne le sofferenze e le ferite.

4. Nella grotta di Betlemme contempliamo Maria, che ha dato alla luce il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo. « Donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell’ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere come Abramo la volontà di Dio «sperando contro ogni speranza» (Rm 4, 18) » (Tertio millennio adveniente, 48), la Madonna risplende come modello per quanti si affidano con tutto il cuore alle promesse di Dio.

Insieme a Lei e a Giuseppe restiamo in adorazione dinanzi alla culla di Betlemme, mentre si leva verso il cielo la nostra implorante invocazione: « Fa’ splendere il tuo volto e salvaci, Signore! ».

Confortati dal dono della nascita del Salvatore, intensifichiamo il nostro impegno in questi ultimi giorni dell’Anno Santo. Apriamo il cuore a Cristo, unica e universale via che porta a Dio. Potremo così proseguire nel nuovo anno con salda fiducia. Ci sostenga in questo cammino la potente intercessione di Maria, Vergine fedele, testimone silenziosa del mistero di Betlemme.

Giovanni Paolo II – mercoledì 29 dicembre 2004 – TEMPO DI NATALE

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/2004/documents/hf_jp-ii_aud_20041229_it.html

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 dicembre 2004 

Tempo di Natale

1. « Molte volte e in diversi modi Dio ha parlato ai nostri Padri per mezzo dei profeti; oggi, invece, parla a noi per mezzo del Figlio » (Eb 1,1-2).

Nel tempo di Natale assumono singolare eloquenza queste parole con cui inizia la lettera agli Ebrei. Nella Notte Santa Iddio ha rivolto all’umanità di ogni tempo e di ogni luogo la sua definitiva Parola di salvezza. Il Figlio Unigenito del Padre, facendosi uomo, ha posto la sua dimora tra noi. Si è compiuta così l’attesa del Messia annunciato dai profeti. La liturgia di questo periodo è tutta una meditazione ed un approfondimento del mistero dell’Incarnazione.

2. Continuiamo a sostare davanti al Presepe! In questa tradizionale rappresentazione della Natività « l’eterno ed onnipotente Creatore » ci parla per mezzo del Figlio, Signore dell’universo che si è fatto bambino per incontrare l’uomo. La Vergine Maria è la prima ad accoglierlo e a presentarlo al mondo. Accanto a Lei c’è Giuseppe, chiamato ad essere, come Padre, il custode del Redentore.

Completano la scena gli angeli, che proclamano festanti la « gloria di Dio » e annunciano la « pace agli uomini » (cfr Lc 2,14), ed i pastori, rappresentanti della gente umile e povera della terra. Si aggiungeranno tra qualche giorno i Magi, venuti da lontano per adorare il Re dell’universo.

La liturgia del tempo natalizio ci invita ad accorrere festosi alla grotta di Betlemme per incontrare Gesù Cristo, nostro Salvatore: « Venite, fedeli! Venite, adoriamo il Signore Gesù! ». A Lui apriamo le porte del cuore, perché ci accompagni ora e lungo tutto l’anno che tra poco inizierà.

L’albero di Jesse, si riferisce a Mt 1,1-17…

L'albero di Jesse, si riferisce a Mt 1,1-17... dans immagini sacre 14%20ENLUMINURE%20WITTERT%20L%20ARBRE%20DE%20JESSE

http://www.artbible.net/3JC/-Mat-01,01-Genealogy,Tree,Arbre/slides/14%20ENLUMINURE%20WITTERT%20L%20ARBRE%20DE%20JESSE.htmlè il vangelo di oggi, ho trovato una buona spiegazione solo in inglese (io, per me, l’ho tradotta con Google), « La storia dell’albero di Jesse », il sito:

http://www.cresourcei.org/jesse.html

Publié dans:immagini sacre |on 17 décembre, 2008 |Pas de commentaires »

Avvento in musica. Sette antifone tutte da riscoprire

dal sito:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/213008

Avvento in musica. Sette antifone tutte da riscoprire
Si cantano una al giorno, al Magnificat dei vespri. Sono molto antiche e ricchissime di riferimenti alle profezie del Messia. Le loro iniziali formano un acrostico. Eccole trascritte, con la chiave di lettura

di Sandro Magister 

ROMA, 17 dicembre 2008 – Da oggi fino all’antivigilia di Natale, al Magnificat dei vespri di rito romano si cantano sette antifone, una per giorno, che cominciano tutte con un’invocazione a Gesù, pur mai chiamato per nome.

Questo settenario è molto antico, risale al tempo di papa Gregorio Magno, attorno al 600. Le antifone sono in latino e si ispirano a testi dell’Antico Testamento che annunciano il Messia.

All’inizio di ciascuna antifona, nell’ordine, Gesù è invocato come Sapienza, Signore, Germoglio, Chiave, Astro, Re, Emmanuele. Nell’originale latino: Sapientia, Adonai, Radix, Clavis, Oriens, Rex, Emmanuel.

Lette a partire dall’ultima, le iniziali latine di queste parole formano un acrostico: « Ero cras », cioè: « [Ci] sarò domani ». Sono l’annuncio del Signore che viene. L’ultima antifona, che completa l’acrostico, si canta il 23 dicembre. E l’indomani, con i primi vespri, comincia la festività del Natale.

A trarre queste antifone fuori dall’oblio è stata, inaspettatamente, « La Civiltà Cattolica », la rivista dei gesuiti di Roma che si stampa con il previo controllo della segreteria di stato vaticana.

Inusitato anche il posto d’onore dato all’articolo che illustra le sette antifone, scritto da padre Maurice Gilbert, direttore della sede di Gerusalemme del Pontificio Istituto Biblico. L’articolo apre il quaderno prenatalizio della rivista, dove di solito c’è l’editoriale.

Nell’articolo, padre Gilbert illustra ad una ad una le antifone. Ne mostra i ricchissimi riferimenti ai testi dell’Antico Testamento. E fa rimarcare una particolarità: le ultime tre antifone – quelle del « Ci sarò » dell’acrostico – comprendono alcune espressioni che si spiegano unicamente alla luce del Nuovo Testamento.

L’antifona « O Oriens » del 21 dicembre include un chiaro riferimento al cantico di Zaccaria nel capitolo primo del Vangelo di Luca, il « Benedictus »: « Ci visiterà un sole che sorge dall’alto per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte ».

L’antifona « O Rex » del 22 dicembre include un passaggio dell’inno a Gesù del capitolo secondo della lettera di Paolo agli Efesini: « Colui che di due [cioè di ebrei e pagani] ha fatto una cosa sola ».

L’antifona « O Emmanuel » del 23 dicembre si conclude infine con l’invocazione « Dominus Deus noster »: un’invocazione esclusivamente cristiana poiché soltanto i seguaci di Gesù riconoscono nell’Emmanuele il loro Signore Dio.

Ecco dunque qui di seguito i testi integrali delle sette antifone, in latino e tradotte, con evidenziate le iniziali che formano l’acrostico « Ero cras » e con tra parentesi i principali riferimenti all’Antico e al Nuovo Testamento:

I – 17 dicembre

O SAPIENTIA, quae ex ore Altissimi prodiisti,
attingens a fine usque ad finem fortiter suaviterque disponens omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.

O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo (Siracide 24, 5),
ti estendi ai confini del mondo e tutto disponi con forza e dolcezza (Sapienza 8, 1):
vieni a insegnarci la via della saggezza (Proverbi 9, 6).

II – 18 dicembre

O ADONAI, dux domus Israel,
qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extenso.

O Signore (Esodo 6, 2 Vulgata), guida della casa d’Israele,
che sei apparso a Mosè nel fuoco di fiamma del roveto (Esodo 3, 2) e sul monte Sinai gli hai dato la legge (Esodo 20):
vieni a liberarci con braccio potente (Esodo 15, 12-13).

III – 19 dicembre

O RADIX Iesse, qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum, quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos, iam noli tardare.

O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli (Isaia 11, 10),
tacciono davanti a te i re della terra (Isaia 52, 15) e le nazioni ti invocano:
vieni a liberarci, non tardare (Abacuc 2, 3).

IV – 20 dicembre

O CLAVIS David et sceptrum domus Israel,
qui aperis, et nemo claudit; claudis, et nemo aperit:
veni et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.

O Chiave di Davide (Isaia 22, 22), scettro della casa d’Israele (Genesi 49. 10),
che apri e nessuno può chiudere; chiudi e nessuno può aprire:
vieni, libera dal carcere l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Salmo 107, 10.14).

V – 21 dicembre

O ORIENS, splendor lucis aeternae et sol iustitiae:
veni et illumina sedentem in tenebris et umbra mortis.

O Astro che sorgi (Zaccaria 3, 8; Geremia 23, 5), splendore della luce eterna (Sapienza 7, 26) e sole di giustizia (Malachia 3, 20):
vieni e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Isaia 9, 1; Luca 1, 79).

VI – 22 dicembre

O REX gentium et desideratus earum,
lapis angularis qui facis utraque unum:
veni et salva hominem quel de limo formasti.

O Re delle genti (Geremia 10, 7), atteso da tutte le nazioni (Aggeo 2, 7),
pietra angolare (Isaia 28, 16) che riunisci ebrei e pagani in uno (Efesini 2, 14):
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra (Genesi 2, 7).

VII – 23 dicembre

O EMMANUEL, rex et legifer noster,
expectatio gentium et salvator earum:
veni ad salvandum nos, Dominus Deus noster.

O Emmanuele (Isaia 7, 14), nostro re e legislatore (Isaia 33, 22),
speranza e salvezza dei popoli (Genesi 49, 10; Giovanni 4, 42):
vieni a salvarci, o Signore nostro Dio (Isaia 37, 20).

Publié dans:ARTICOLI DI SANDRO MAGISTER |on 17 décembre, 2008 |Pas de commentaires »
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