29 DICEMBRE 2008 – V GIORNO OTTAVA DI NATALE

29 DICEMBRE 2008 – V GIORNO OTTAVA DI NATALE

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera ai Colossesi di san Paolo, apostolo 1, 1-14

Azione di grazie e preghiera
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro!
Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appresa da Epafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito.
Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

E’ lui infatti che ci ha liberati
dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti
nel regno del suo Figlio diletto,
per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati.

Responsorio   Col 1, 12. 13; Gc 1, 17
R. Ringraziamo con gioia il Padre: ci ha liberati dal potere delle tenebre, * ci ha trasferiti nel regno del suo amatissimo Figlio.
V. Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e scende dal Padre della luce:
R. ci ha trasferiti nel regno del suo amatissimo Figlio.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
(Disc. 1 per l’Epifania, 1-2; PL 133, 141-143)

Nella pienezza dei tempi è venuta anche la pienezza della divinità
«Si sono manifestate la bontà e l’umanità di Dio Salvatore nostro» (Tt 2, 11). Ringraziamo Dio che ci fa godere di una consolazione così grande in questo nostro pellegrinaggio di esuli, in questa nostra miseria. Prima che apparisse l’umanità, la bontà era nascosta: eppure c’era anche prima, perché la misericordia di Dio è dall’eternità. Ma come si poteva sapere che è così grande? Era promessa, ma non si faceva sentire, e quindi da molti non era creduta. Molte volte e in diversi modi il Signore parlava nei profeti (Eb 1, 1).  «Io — diceva — nutro pensieri di pace, non di afflizione» (cfr. Ger 29, 11). Ma che cosa rispondeva l’uomo, sentendo l’afflizione e non conoscendo la pace? Fino a quando dite: «Pace, pace, e pace non c’è?». Per questo gli «annunziatori di pace piangevano amaramente» (Is 33, 7) dicendo: «Signore, chi ha creduto al nostro annunzio?» (Is 53, 1).
Ma ora almeno gli uomini credono dopo che hanno visto, perché «la testimonianza di Dio è diventata pienamente credibile» (cfr. Sal 92, 5). Per non restare nascosto neppure all’occhio torbido, «Egli ha posto nel sole il suo tabernacolo» (cfr. Sal 18, 6).
Ecco la pace: non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente. Dio Padre ha inviato sulla terra un sacco, per così dire, pieno della sua misericordia; un sacco che fu strappato a pezzi durante la passione perché ne uscisse il prezzo che chiudeva in sé il nostro riscatto; un sacco certo piccolo, ma pieno, se «ci è stato dato un Piccolo» (Is 9, 6) in cui però «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Quando venne la pienezza dei tempi, venne anche la pienezza della divinità.
Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell’umanità. Manifestandosi Dio nell’uomo, non può più esserne nascosta la bontà. Quale prova migliore della sua bontà poteva dare se non assumendo la mia carne? Proprio la mia, non la carne che Adamo ebbe prima della colpa.
Nulla mostra maggiormente la sua misericordia che l’aver egli assunto la nostra stessa miseria. «Signore, che è quest’uomo perché ti curi di lui e a lui rivolga la tua attenzione?» (cfr. Sal 8, 5; Eb 2, 6).  Da questo sappia l’uomo quanto Dio si curi di lui, e conosca che cosa pensi e senta nei suoi riguardi. Non domandare, uomo, che cosa soffri tu, ma che cosa ha sofferto lui. Da quello a cui egli giunse per te, riconosci quanto tu valga per lui, e capirai la sua bontà attraverso la sua umanità. Come si è fatto piccolo incarnandosi, così si è mostrato grande nella bontà; e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato. «Si sono manifestate — dice l’Apostolo — la bontà e l’umanità di Dio nostro Salvatore» (Tt  3, 4). Grande certo è la bontà di Dio e certo una grande prova di bontà egli ha dato congiungendo la divinità con l’umanità.
 
Responsorio   Ef 1, 5; Rm 8, 29
R. Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo: questo è il suo piano di amore, * a lode e gloria della sua grazia.
V. Egli ci ha conosciuti da sempre, e ci ha predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo;
R. a lode e gloria della sua grazia.

LODI

Lettura Breve   Eb 1, 1-2
Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.

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