Ruperto di Deutz : « Sarano benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra » (Gen 28,14) (1Cor)

dal sito:

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Ruperto di Deutz (circa 1075-1130), monaco benedettino
De Divinis Officiis, 3, 18

« Sarano benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra » (Gen 28,14)

Ci viene letta la genealogia di Cristo nel vangelo di san Matteo. Questo uso, tradizionale nella santa Chiesa, è ricca di motivi belli e misteriosi. In verità infatti, questa lettura ci presenta la scala che di notte vide Giacobbe, durante il sonno (Gen 28,11s). In cima a questa scala che raggiungeva il cielo, il Signore appoggiato su di essa apparve a Giacobbe e gli promise in eredità la terra… Ora, lo sappiamo, «tutte queste cose accaddero a loro come esempio» (1 Cor 10,11). Cosa dunque prefigurava questa scala se non la stirpe dalla quale Gesù Cristo sarebbe dovuto nascere, stirpe che il santo evangelista, per bocca divina, ha fatto elevarsi in modo che raggiungesse Cristo passando attraverso Giuseppe? Su Giuseppe, il Signore bambino è appoggiato. Per la «porta del cielo» (Gen 28,17)… cioè per la Beata Vergine, il nostro Signore fattosi per noi bambino, esce piangendo. Nel suo sonno, Giacobbe ha udito il Signore dirgli: «Per la tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra», e ora questo fatto è adempiuto nella nascità di Cristo.

Proprio questo aveva in vista l’evangelista, quando inseriva nominalmente nella sua genealogia Racab la prostituta e Rut la moabita; vedeva bene infatti che Cristo non era venuto nella carne per i soli giudei, ma anche per i pagani, lui che si è degnato di ricevere delle pagane tra i suoi antenati. Venuti dunque da tutti e due popoli, cioè dai giudei e dai pagani, come dai due lati della scala, gli antichi padri, posti ai differenti gradi, sostengono Cristo Signore che esce dall’alto del cielo. E tutti i santi angeli scendono e salgono lungo questa scala, e tutti gli eletti sono presi nel moto di discesa, per ricevere umilmente la fede nell’incarnazione del Signore, e sono poi elevati per contemplare la gloria della sua divinità.

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