XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – LUNEDÌ 10 NOVEMBRE 2008
XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
LUNEDÌ 10 NOVEMBRE 2008
SAN LEONE MAGNO (m)
MESSA DEL GIORNO
Prima Lettura Tt 1, 1-9
Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa fin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce, e manifestata poi con la sua parola mediante la predicazione che è stata a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore, a Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore. Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato: il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati. Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev’essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé, attaccato alla dottrina sicura, secondo l’insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono.
DAL SITO FRANCESE EAQ:
http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=11/10/2008#
San Cipriano (circa 200-258), vescovo di Cartagine e martire
I vantaggi delle pazienza
« Tu gli perdonerai »
“La carità è paziente; è benigna la carità… tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13, 7). L’apostolo Paolo ci fa vedere così che essa può perseverare tenacemente per il fatto che sa sopportare tutto. E altrove “Sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 2).
Con ciò ha voluto dimostrare che non si può conservare né l’unità né la pace se i fratelli non si sostengono vicendevolmente con la mutua sopportazione e non serbano il vincolo della concordia con l’aiuto della pazienza. Cosa dire ancora se non di non giurare, né maledire, di non richiedere ciò che ci viene preso, di porgere l’altra guancia a chi ci percuote, di perdonare al fratello che ha peccato, non soltanto settante volte sette, ma pure di rimettergli tutti i suoi torti, di amare i nemici, di pregare per i avversari e quanti ci perseguitano.
Come riusciremo a compiere tutto questo se non siamo tenacemente pazienti, toleranti? Questo fece santo Stefano quando, lungi dal gridare vendetta, domandò la grazia per i suoi carnefici dicendo: “Signore, non imputar loro questo peccato” (At 7, 60).
UFFICIO DELLE LETTURE
Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
(Disc. 4,1-2; PL 54,148-149)
Il servizio specifico del nostro ministero
Tutta la Chiesa di Dio è ordinata in gradi gerarchici distinti, in modo che l’intero sacro corpo sia formato da membra diverse. Ma, come dice l’Apostolo, tutti noi siamo uno in Cristo (cfr. Gal 3, 28). La divisione degli uffici non è tale da impedire che ogni parte, per quanto piccola, sia collegata con il capo. Per l’unità della fede e del battesimo c’è dunque fra noi, o carissimi, una comunione indissolubile sulla base di una comune dignità. Lo afferma l’apostolo Pietro: «Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt 2, 5), e più avanti: «Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2, 9). Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l’unzione dello Spirito Santo poi sono consacrati sacerdoti. Non c’è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani sono rivestiti di un carisma spirituale e soprannaturale, che li rende partecipi della stirpe regale e dell’ufficio sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un’anima, sottomessa a Dio, governi il suo corpo? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull’altare del cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? Per grazia di Dio queste funzioni sono comuni a tutti. Ma da parte vostra è cosa santa e lodevole che vi rallegriate per il giorno della nostra elezione come di un vostro onore personale. Così tutto il corpo della Chiesa riconosce che il carattere sacro della dignità pontificia è unico. Mediante l’unzione santificatrice, esso rifluisce certamente con maggiore abbondanza nei gradi più alti della gerarchia, ma discende anche in considerevole misura in quelli più bassi, La comunione di tutti con questa nostra Sede è, quindi, o carissimi, il grande motivo della letizia. Ma gioia più genuina e più alta sarà per noi se non vi fermerete a considerare la nostra povera persona, ma piuttosto la gloria del beato Pietro apostolo. Si celebri dunque in questo giorno venerando soprattutto colui che si trovò vicino alla sorgente stessa dei carismi e da essa ne fu riempito e come sommerso. Ecco perché molte prerogative erano esclusive della sua persona e, d’altro canto, niente è stato trasmesso ai successori che non si trovasse già in lui. Allora il Verbo fatto uomo abitava già in mezzo a noi. Cristo aveva già dato tutto se stesso per la redenzione del genere umano.
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