Archive pour octobre, 2008

preghiera: Vivi, Paolo!

da un santino delle Pontificie opere missinarie:

Vivi Paolo!

 Di nuovo 

Con la tua scienza, 

con il tuo spirito, 

con il tuo zelo, 

con il tuo fervore, 

con la tua santità. 

 

Vivi e sostiene nelle lotte 

gli apostoli ardenti 

dei nostri giorni. 

 

Vivi e porta 

Alle anime che amano 

La comunicazione 

Più stretta con Dio, 

le tue elevazioni e le tue contemplazioni 

 

Beato Giacomo Alberione 

Concerto in occasione del Sinodo, Benedetto XVI (tema: la musica – itazione 1Cor)

dal sito: 

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2008/october/documents/hf_ben-xvi_spe_20081013_concerto_it.html

CONCERTO OFFERTO DALLA FONDAZIONE PRO MUSICA E ARTE SACRA
IN OCCASIONE DEL SINODO DEI VESCOVI

PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica di San Paolo Fuori le Mura
Lunedì, 13 ottobre 2008

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle,

tra le varie iniziative in calendario per il giubileo speciale dellAnno Paolino si inserisce anche il concerto di questa sera, che si è svolto nella cornice suggestiva della Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove alcuni giorni fa è stata solennemente inaugurata lAssemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il mio saluto e il mio cordiale ringraziamento va, come è naturale, a quanti hanno promosso e concretamente organizzato questa bella serata con un evento musicale di alto livello. In primo luogo mi corre lobbligo di ringraziare la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, ben nota per le sue molteplici iniziative. Saluto poi e ringrazio i componenti dei Wiener Philarmoniker, che ci hanno proposto una magistrale esecuzione della sesta sinfonia di Anton Bruckner, intrisa di religiosità e di profondo misticismo.

Mit dankbarer Freude begrüße ich die Wiener Philarmoniker, die – heute unter der Leitung von Christoph Eschenbach – bereits zum siebten Mal im Rahmen des Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra ihren Zuhörern eine besondere Freude bereiten. Liebe Freunde, mit Eurer Professionalität und Eurem künstlerischen Können gelingt es Euch immer wieder, die Herzen Eurer Zuhörer anzurühren und in ihnen im Hören der wundervollen Musik Bruckners alle Saiten des menschlichen Empfindens zum Schwingen zu bringen. Mit Eurem musikalischen Talent weist Ihr sie über das Menschliche hinaus auf das Göttliche hin. Dafür sage ich Euch allen ein herzliches Vergelts Gott!

[Con gioia piena di gratitudine saluto i Wiener Philharmoniker, che, oggi sotto la direzione di Christoph Eschenbach, per la settima volta nell’ambito del Festival internazionale di Musica e Arte Sacra infondono profonda letizia nei loro ascoltatori. Cari amici, con la vostra professionalità e la vostra capacità artistica riuscite sempre a toccare il cuore dei vostri ascoltatori e far vibrare tutte le corde dell’umano sentire facendo loro ascoltare la musica meravigliosa di Bruckner. Con il vostro talento musicale spostate l’attenzione dall’umano al divino. Per questo dico a voi tutti Vergelt’s Gott!]

Nella sesta sinfonia si traduce la fede del suo autore, capace di trasmettere con le sue composizioni una visione religiosa della vita e della storia. Anton Bruckner, attingendo al barocco austriaco e alla tradizione schubertiana del canto popolare, ha portato, potremmo dire, alle estreme conseguenze il processo romantico di interiorizzazione. Ascoltando questa celebre composizione nella Basilica dedicata a san Paolo, è spontaneo pensare ad un passaggio della Prima Lettera ai Corinzi in cui lApostolo, dopo aver parlato della diversità e dellunità dei carismi, paragona la Chiesa al corpo umano composto da membra tra loro molto diverse, ma tutte indispensabili per il suo buon funzionamento (cfr cap. 12). Anche lorchestra e il coro sono costituiti da strumenti e voci diverse, che accordandosi tra loro offrono unarmoniosa melodia, gradevole allorecchio e allo spirito. Cari fratelli e sorelle, raccogliamo questo insegnamento, che vediamo confermato nella splendida esecuzione musicale che abbiamo potuto ascoltare. Vi saluto tutti con affetto, rivolgendo un pensiero speciale ai Padri sinodali e alle altre personalità presenti. Un saluto fraterno, infine, indirizzo al Cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, Arciprete di questa Basilica papale, che ci ha accolti ancora una volta con tanta cordialità: vorrei ringraziarlo, insieme ai suoi collaboratori, per le varie manifestazioni religiose e culturali programmate per lAnno Paolino in corso. Questa Basilica romana, dove si trovano custodite le spoglie mortali dellApostolo delle genti, sia veramente un fulcro di iniziative liturgiche, spirituali e artistiche, tese a riscoprirne lopera missionaria e il pensiero teologico. Invocando lintercessione di questo insigne Santo e la materna protezione di Maria, Regina degli Apostoli, imparto di cuore a tutti i presenti la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo alle persone care.

dai lavori del Sinodo : La liturgia per S. Paolo: mettersi al servizio del progetto di Dio

dai lavori del Sinodo, dal sito: 

http://www.zenit.org/article-15744?l=italian

La liturgia per S. Paolo: mettersi al servizio del progetto di Dio

Afferma padre Carlos Gustavo Haas

di Alexandre Ribeiro

SAN PAOLO, lunedì, 13 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Per San Paolo, la liturgia che è realmente gradita a Dio è porci interamente al servizio del progetto divino, vissuto da Gesù, il Figlio di Dio, ha spiegato il responsabile per la liturgia della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB). In una conferenza durante la Settimana Teologica dell’Istituto di Teologia e Filosofia Santa Teresina della Diocesi di São José dos Campos (Brasile), due settimane fa, padre Carlos Gustavo Haas ha parlato dell’influenza della teologia paolina nella liturgia.

All’inizio del suo intervento, il sacerdote ha ricordato l’epistemologia del termine liturgia, derivante dal greco leitourgía, che può essere inteso come servizio pubblico, citando poi la definizione della costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II Sacrosanctum Concilium, che afferma che la liturgia è considerata l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo.

Paolo usa la parola ‘liturgia’ per parlare di prestazione di servizio. Per questo, per lui, la parola liturgia implica impegno sociale, impegno con la vita, con la carità. In Gesù Cristo, ciò che vale è la fede che agisce per amore, ha spiegato il sacerdote.

Paolo afferma che Dio gli ha dato la grazia di essere liturgo o ministro di Gesù Cristo presso i pagani, prestando un servizio sacerdotale al Vangelo di Dio.Secondo padre Haas, oltre alle considerazioni sul significato della liturgia come servizio, San Paolo apporta un grande contributo a ci

ò che si intende per culto spirituale.

In Romani 12, egli afferma: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.

Per Paolo, la liturgia che è realmente gradita a Dio è porci interamente al servizio del progetto divino, vissuto da Gesù, il Figlio di Dio, sottolinea.

E’ molto facile vivere una liturgia del tempio, una liturgia della Chiesa solo come tempio. Ma è molto difficile fare della nostra vita un’ostia viva, santa, gradita a Dio, ha ammesso.

Il responsabile della CNBB ha spiegato che il termine culto ha una radice latina che significa coltivare. Cosa significa dare culto a Dio?, ha chiesto. Significa coltivare quotidianamente, nella celebrazione e nella vita, ciò che Dio è Il culto spirituale come impegno, su esempio di Gesù”.

Molte Messe, battesimi e matrimoni sono stati e ancora sono opportunità più per giustificare gli schemi di questo mondo che per coltivare la volontà di Dio.

A volte si coltiva ciò che vogliamo, ciò che desideriamo, ciò che pensiamo, e non coltiviamo, non prestiamo il culto a Dio. Anziché servire Dio, ci serviamo di Dio. E’ questo l’avvertimento che San Paolo ci può lasciare, ha osservato. Per padre Haas, la liturgia deve portarci a fare proprio ciò che Paolo ha detto in Galati 4: far sì che Cristo si formi in noi, in me, in te, in noi.

L’Anno Liturgico è questo, un modo fantastico perché la gente coltivi i sentimenti di Gesù Cristo che vengono celebrati durante questo periodo.

La Chiesa non ha un calendario liturgico, ha l’Anno Liturgico, che è un itinerario che la gente segue domenica dopo domenica, settimana dopo settimana coltivando quella Parola, e questa penetra, trasforma la vita della gente.

Non è devozione; è coltivare, perché possiamo diventare ostie vive, sante, gradite a Dio; questo è la liturgia, non è ritualismo. C’è bisogno di rito, di una ritualità, ma non di ritualismo. Non è devozione, è celebrazione, ha sottolineato. Nel contesto del Sinodo sulla Parola di Dio, padre Haas ha affermato che è necessario ascoltare la Parola con il cuore.

Per questo, sostiene, abbiamo bisogno di silenzio. Non solo il silenzio della bocca, ma il silenzio degli occhi, delle orecchie, del cuore, del nostro corpo. Viviamo in un mondo molto rumoroso. Abbiamo Messe così rumorose….

Questa esperienza umana di accogliere, ascoltare, comprendere, obbedire alla Parola è fondamentale per tutti noi.

Padre Haas ha quindi sottolineato che la Parola non è un semplice messaggio. Ho sentito tante persone dire: ‘il messaggio del Vangelo di oggi…’. La Parola non è un messaggio, è la verità, è la vita, è Cristo. La Parola è un avvenimento.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

Publié dans:temi - la liturgia |on 14 octobre, 2008 |Pas de commentaires »

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. – MARTEDÌ 14 OTTOBRE 2008

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. – MARTEDÌ 14 OTTOBRE 2008

SAN CALLISTO PAPA (mf)

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura Gal 5,1-6
Fratelli, Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.

UFFICIO DELLE LETTURE DELLA MEMORIA FACOLTATIVA

SECONDA LETTURA

(citazione)


DAGLI SCRITTI…
Dal trattato «A Fortunato» di san Cipriano, vescovo e martire
Il cristiano nella persecuzione e nel tempo di pace

«Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8, 18). Chi dunque non si sforzerebbe in tutti i modi di raggiungere tanta gloria da divenire amico di Dio, da entrare subito nel gaudio di Cristo, in modo che, dopo i tormenti e i supplizi della terra, possa riceverei premi del cielo? Per i soldati della terra è un titolo di gloria ritornare in patria trionfanti, dopo che hanno vinto il nemico. Ma non sarà, allora, molto più grande, molto più stimabile, la gloria di chi ritorna trionfante in paradiso, dopo aver vinto il diavolo? Nel luogo da cui Adamo peccatore fu cacciato, là riporteremo i trofei vittoriosi, dopo aver gettato a terra colui che ci aveva dapprima ingannati. Offriremo a Dio come dono graditissimo la nostra fede incontaminata, la virtù della mente intatta, e la lode luminosa della nostra devozione. Ci accompagneremo a lui quando verrà il momento di ottenere la vendetta sui nemici. Staremo al suo fianco quando si siederà per giudicare. Saremo al suo fianco quando si siederà per giudicare. Saremo fatti coeredi di Cristo e resi uguali agli angeli. Avremo la gioia di possedere il Regno celeste insieme ai patriarchi, agli apostoli, ai profeti. Quale persecuzione può esercitare una pressione verso il male pari a quella esercitata da queste realtà verso il bene? Quali tormenti una spinta maggiore? Un cuore pieno di queste promesse diventa saldo, un animo, certo di tale premio, non potrà essere piegato da nessun terrore del diavolo e da nessuna minaccia del mondo; l’animo, dico, corroborato dalla fede certa e solida nella vita futura. Si abbatta pure sui cristiani la tempesta della persecuzione. Essi non temeranno, perché vedono aperto su di loro il cielo. Li minacci pure l’antiCristo, ma Cristo li protegge. Venga loro inferta la morte, ma li segue l’immortalità. Che felicità, che gioia uscire da questo mondo nella letizia, uscire gloriosamente attraverso amarezze ed angustie, chiudere in un istante gli occhi che prima vedevano gli uomini e il mondo, e riaprirli subito per vedere Dio, il Cristo! Come appare rapido questo passaggio alla felicità! In un attimo sei sottratto alla terra per essere collocato nel regno dei cieli. Tutto questo bisogna pensarlo con la mente e col cuore e meditarlo giorno e notte. Se la persecuzione troverà un soldato di Cristo impegnato così, non potrà vincerne la fortezza protesa verso il premio. Se invece la suprema chiamata verrà prima, non rimarrà senza premio la fede che era preparata al martirio. Il prima e il dopo non interferiscono sul premio che Dio giudice concede. Nella persecuzione viene coronato il combattimento vittorioso, nel tempo di pace la condotta esemplare. (Capp. 13; CSEL 3, 346-347)

VESPRI

Lettura Breve Col 3, 16
La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali.

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. – LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2008

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. – LUNEDÌ 13 OTTOBRE 2008

 

MESSA DEL GIORNO

Prima Lettura Gal 4,22-24. 26-27.31 – 5, 1
Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: « Rallégrati, sterile, che non partorisci, grida nell’allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell’abbandonata, più di quelli della donna che ha marito ». Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera. Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.

UFFICIO DELLE LETTURE

(tema liturgico)

Seconda Lettura
Dal trattato «Contro Fabiano» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo
(Cap. 28, 16-19; CCL 91 A, 813-814)

La partecipazione al corpo e al sangue di Cristo ci santifica
Nell’offerta del sacrificio si compie ciò che prescrisse lo stesso Salvatore, come è testimoniato anche da Paolo. Ecco quanto dice l’Apostolo: «Il Signore Gesù nella notte in cui veniva tradito prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1 Cor 11, 23-26). Perciò il sacrificio viene offerto perché sia annunziata la morte del Signore e si faccia memoria di lui, che per noi ha dato la sua vita. Egli stesso poi dice: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Cristo è morto per noi. Perciò quando facciamo memoria della sua morte, durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo quale dono di amore. La nostra preghiera chiede quello stesso amore per cui Cristo si è degnato di essere crocifisso per noi. Anche noi, mediante la grazia dello Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al mondo e il mondo a noi. Siamo invitati ad imitare Cristo. Egli per quanto riguarda la sua morte, morì al peccato una volta per tutte; ora invece, per il fatto che vive, vive per Dio. Così anche noi consideriamoci morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù (cfr. Rm 6, 10-11). «Camminiamo in una vita nuova» (Rm 6, 4) mediante il dono dell’amore. «Infatti l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5). Noi partecipiamo al corpo e al sangue del Signore, noi mangiamo il suo pane e ne beviamo il calice. Perciò dobbiamo morire al mondo e condurre una vita nascosta con Cristo in Dio e crocifiggere la nostra carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze (cfr. Col 3, 3; Gal 5, 24). Tutti i fedeli che amano Dio e il prossimo, anche se non bevono il calice della passione corporale, bevono tuttavia il calice dell’amore del Signore. Inebriati da esso, mortificano le loro membra e, avendo rivestito il Signore Gesù Cristo, non si danno pensiero dei desideri della carne e non fissano lo sguardo sulle cose che si vedono, ma su quelle che non si vedono. Così che beve al calice del Signore custodisce la santa carità, senza la quale nulla giova, neppure il dare il proprio corpo alle fiamme. Per il dono della carità poi ci viene dato di essere veramente quello che misticamente celebriamo in modo sacramentale nel sacrificio.

VESPRI

Lettura breve 1 Ts 3, 12-13
Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come
è
il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.

La preghiera pastorale in San Paolo, Père Jean Lévêque (traduzione) – n 5 – ultimo (bellissimo!)

La preghiera pastorale in San Paolo, Père Jean Lévêque (traduzione) – n 5 – ultimo 

http://perso.jean-leveque.mageos.com/pri.paul.htm

LA PREGHIERA PASTORALE IN SAN PAOLO 

di Père Jean Lévêque 

legenda: 

nelle parentesi quadre [] vi sono inserimenti miei, di cose che mi sembra utile dire

ho finito la traduzione, per me è un testo bellissimo, scriverò al prof. Lévêque per ringraziarlo; 

2. Ciò che San Paolo fa (dice ai cristiani di) domandare a Dio 

Per completare questi elementi che noi abbiamo tratteggiato delle richieste di Paolo a Dio, è bene ora passare in rassegna le raccomandazioni che egli da ai cristiani concernenti la preghiera di domanda. 

Prima di tutto le comunità devono sostenersi mutuamente  con la preghiera: questa è il segno più vero del loro affetto (2Cor 9,14). A loro spetta anche di sviluppare le loro domande come responsabili di tutti: “Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini,  per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità” (1Tm 2,1). 

Ma la preghiera di domanda deve divenire anche una abitudine [letteralmente: un riflesso “involontario”] di ogni credente, specialmente quando egli ha lasciato la pace di Dio, quando egli è tentato di chiudersi in una attitudine negativa o in un sentimento di angustia o di disperazione: “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.” (Fil 4,6) 

La preghiera incessante dei fratelli cristiani deve ugualmente prendersi carico dei bisogni di tutti i battezzati e, specialmente, per gli operai del Vangelo: “Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del Vangelo” (Ef 6, 18-19) 

Pregare per i testimoni di Cristo è partecipare realmente al lavoro dell’evangelizzazione: “…fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi” (2Tess 3,1 cfr. 1Tess 5,25). E l’Apostolo è convinto intimamente della necessità e della efficacia di questa preghiera fraterna, sia per la riuscita  dei suoi progetti missionari, sia per chiedere l’assistenza  di Dio nei pericoli che egli affronta: 

“Vi esorto perciò fratelli” scrive ai Romani “per il Signore nostro Gesù Cristo e l’amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità” (Rm 15,30-31). O, ancora, ai Corinti: “Da quella morte però egli ci ha liberato (in Asia minore) e ci libererà…grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi” (2Cor 1,11°) 

Ugualmente, al momento della sua cattività romana, Paolo può scrivere a Filemone: “… spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.” (22); e ai Filippesi, parlando loro del suo processo imminente e di certi complotti di falsi fratelli: “So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo” (Fil 1,19). Formula magnifica (magnifique) che mette in rilievo nello stesso tempo la libertà imprescrittibile dello Spirito e l’urgenza della preghiera di domanda, nella più pura tradizione di Gesù: “Chiedete e vi sarà dato” (Mt 7,7; cfr Mc 11,24; Luc 11,9-13; Gv 14,13ss: 15,7.16; 16,23-26). 

- Infine lo Spirito di Gesù resuscitato è presente e agente in tutte le preghiere di un figlio di Dio e compensa (riscatta) con la sua presenza tutte le incapacità di desiderio e a tutte le debolezze della parola dell’uomo: 

“…lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili, e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. “ 

Forse questo testo di Rm 8, 26, più precisamente tutta la pericope: Rm 8, 16-27, ci veicola le ultime parole di Paolo, apostolo e pastore, sulla preghiera. 

Tutto si riassume in un triplice gemito: 

1.  il gemito della creazione, che accompagna i suoi dolori del parto, fino al momento che sarà associata alla gloria dei figli di Dio. Tuttavia questo pianto del cosmo e della storia non è ancora una preghiera. 

2.  Il gemito dei credenti, che possiedono le primizie dello Spirito e che attendono il riscatto del loro corpo. E questo gemito dell’uomo è preghiera di speranza. 

3.  c’è infine il gemito dello Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza. 

Questa debolezza, che segna inevitabilmente la nostra testimonianza e tutte le nostre imprese missionarie, è legata, in profondità, alla nostra condizione peregrinante e alle “sofferenze del momento presente”  (Rm 8,18). Essa è sempre finitudine e spesso colpevolezza, in tutti i casi limite per la conoscenza e ferita nella volontà dell’uomo. È questa debolezza che ci rende incapaci di pregare “convenientemente” [traduzione di “comme il faut” dal testo di Rm 8,26], ossia di domandare “secondo i disegni di Dio” [traduzione dalla Bibbia CEI, il prof. scrive: secondo Dio] (v. 27), “ Quelle cose…mai entrarono nel cuore dell’uomo” (1Cor 2,9) e che, tuttavia, Dio gli prepara. 

È inoltre questa debolezza che ci fa gemere, e, paradossalmente, lo Spirito Santo ci viene in aiuto gemendo anche Lui. Ma come il gemito umano non interrompe (n’éntouffe) il gemito cosmico, ugualmente il gemito dello Spirito non interrompe il gemito dell’uomo, ma l’accompagna per completarlo e portarlo al suo termine. La nostra impotenza rimane (dimora -demeure), ma lo Spirito l’abita e l’orienta verso la gloria, “secondo Do”; le parole continuano a mancarci per portare a Dio le nostre domande filiali, ma lo Spirito stesso “intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili” (Rm 8, 26) Al di la di tutte le parole. 

Questa intercessione dello Spirito resta, sì, un gemito, che traversa quello del mondo ed entra in risonanza con il nostro, ma grazia a lui il nostro gemito di debolezza diviene veramente filiale e passa in Dio. Tutte le nostre domande, impotenti e gementi, le nostre molteplici angosce e le nostre ricerche inquiete del Regno confluiscono allora in una semplice aspirazione alla gloria, secondo Dio. E Dio che scruta i cuori legge nei nostri un desiderio che lo Spirito ha fatto suo. Questo che si opera nel profondo delle sofferenze del tempo presente e attraverso il gemito dello Spirito è un misterioso parto alla gloria (est un mystérieux enfantement à la glorie). 

Questa è, dunque, la preghiera pastorale di Paolo, nello Spirito Santo che agisce in lui con forza e dolcezza: 

È un riflesso diretto della sua vita, ma della sua intera vita, la disposizione la quale egli si situa in rapporto a Dio, in rapporto a Cristo e in rapporto alla sua missione personale. 

La sua preghiera lascia ugualmente trasparire la vita, l’essenza del popolo di Dio, tutta interamente pellegrina, tutta interamente testimone, tutta interamente missionaria, essa fa risalire e emergere nella luce di Dio tutto il vissuto della Chiesa. 

Ma soprattutto la preghiera di Paolo è uno spazio di accoglienza per la vita [essere] di Dio, per il suo amore che sorpassa tutte le conoscenze, e uno spazio di ascolto per la sua Parola, forza di salvezza per tutti gli uomini. 

È il luogo della certezza, nella insicurezza stessa di una Chiesa povera e missionaria; è per Paolo il luogo della speranza, quando la “debolezza” è là, la sua, quella di Corinto, quella di Gerusalemme, quella di tutti i fratelli cristiani, tutta quella gravezza che appesantisce, non il cammino di Dio nella storia degli uomini, ma il cammino degli uomini verso il Regno di Dio. 

È il momento, o lo strato, il più profondo di lui stesso, dove Paolo, gratuitamente, ama, perché egli è sicuro di essere amato: egli sa in chi ha creduto, il Cristo è per lui non più una domanda, ma il Vivente che chiama, che vede e risponde. 

* 

Paolo al momento e al livello della preghiera si lascia amare da Dio come egli vuole amarlo; 

egli lascia Dio ridire [redire, direi proprio ri-dire in senso biblico] in lui il suo amore per il mondo, 

il suo mistero d’amore che ha nome Gesù Cristo.

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. – DOMENICA 12 OTTOBRE 2008

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. - DOMENICA 12 OTTOBRE 2008 dans LETTURE DI SAN PAOLO NELLA LITURGIA DEL GIORNO ♥♥♥ 

San Luca, festa sabato 18 ottobre

http://santiebeati.it/

XXVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

DOMENICA 12 OTTOBRE 2008

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura Fil 4,12-14.19-20
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nellabbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, allabbondanza e allindigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

COMMENTO DAL SITO FRANCESE EAQ:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=10/12/2008#

Sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi 90 ; PL 38, 559s

Rivestire l’abito di nozze

Che cos’è l’abito di nozze di cui parla il vangelo ? Esso è senza dubbio l’abito che hanno solo i buoni, che saranno lasciati nel banchetto… È forse il battesimo? Senza il battesimo nessuno per verità arriva a Dio; ma non tutti quelli che hanno il battesimo arrivano a Dio… Forse è l’altare o ciò che si riceve dall’altare. Noi vediamo che molti mangiano, ma essi mangiano e bevono la propria condanna (1 Cor 11,29). Che cos’è dunque? È forse far digiuno? Fanno digiuno anche i cattivi. È forse frequentare la chiesa? Ma la frequentano anche i cattivi…Qual è dunque l’abito di nozze? « Il fine del precetto – dice l’Apostolo – è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera » (1 Tm 1,5). Questo è l’abito di nozze. Non si tratta però d’una carità qualsiasi, poiché spesso sembra che si amino tra loro anche individui che hanno in comune una cattiva coscienza…, ma non hanno la carità « che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera ». È siffatta carità l’abito di nozze. « Se io sapessi parlare le lingue degli uomini e degli angeli, ma non possedessi la carità, sarei – dice l’Apostolo – come una campana che suona o un tamburo che rimbomba… Se avessi il dono della profezia e quello di svelare tutti i segreti, se avessi il dono di tutta la scienza, e avessi tanta fede da smuovere i monti, ma non avessi la carità, non varrei nulla » (1 Cor 13, 1-2)… Se avessi tutti questi doni e non avessi Cristo, « non varrei nulla »… Quanti beni non giovano a nulla se ne manca uno solo! Se non avrò la carità, anche se distribuirò elemosine ai poveri e se, per rendere testimonianza al nome di Cristo, arriverò fino al sangue (1 Cor 13,3), arriverò fino a farmi bruciare, queste azioni possono farsi anche per amore della gloria e allora sono inutili… « Se non avrò la carità, non mi gioverà a nulla ». Ecco l’abito delle nozze! Esaminate voi stessi: se lo avete, voi starete sicuri al banchetto del Signore

COMMENTO A FILIPPESI DAL SITO: BIBLE SERVICE

http://www.bible-service.net/site/179.html

Philipppiens 4,12-14.19-20

Paul vient de dire aux Philippiens combien sa joie est grande dans le Seigneur à cause du bon accueil quils lui ont réservé et de laide quils lui ont apportée, le dispensant de devoir travailler pour se nourrir. Contrairement à son habitude, il a accepté cette aide, comme un signe de leur profonde adhésion à lÉvangile. Mais il ne souhaite pas que ce soutien matériel devienne une obligation pour eux : il sait vivre de peu et être en même temps dans labondance. Sûr que Dieu nabandonnera pas ceux qui se confient à lui, il associe la communauté de Philippes à la doxologie qui conclut cette dernière partie, exhortative, de sa lettre.

(traduzione)

Filippesi 4,12-14.19-20

Paolo ha appena detto ai Filippesi quanto la sua gioia sia grande nel Signore, sia a causa della buona accoglienza che gli hanno riservato, sia dellaiuto che gli hanno dato, sollevandolo dal lavoro per nutrirsi. Contrariamente alla sua abitudine, Paolo accetta questo aiuto, come un segno della loro profonda adesione al Vangelo. Ma egli non vuole che questo sostegno materiale divenga un obbligo per essi: egli sa vivere di poco ed essere nellabbondanza nello stesso tempo. Sicuro che Dio non abbandonerà coloro che confidano in lui, egli associa la comunità di Filippi alla dossologia che conclude questa ultima parte, esortativa, della sua lettera.

NOTE sul tema

[DALLA BIBBIA CEI]

4,10

Nello stesso tempo in cui ripete la sua gratitudine per i doni che ha ricevuti…, Paolo richiama che ci tiene allindipendenza della sua missione, lessenziale resta il bene spirituale di tutti

4, 15

Paolo …si è sempre rifiutato di accettare tali compensi, per altro legittimi. Non ha fatto eccezione che per i suoi cari Filippesi (At 18,3+)

UFFICIO DLLE LETTURE

CITAZIONE


Seconda Lettura
Dal «Commento su Aggeo» di san Cirillo d’Alessandria, vescovo
(Cap. 14; PG 71, 1047-1050)

Il mio nome è glorificato tra le genti
Al tempo della venuta del nostro Salvatore apparve un tempio divino senza alcun confronto più glorioso, più splendido ed eccellente di quello antico. Quanto superiore era la religione di Cristo e del Vangelo al culto dell’antica legge e quanto superiore è la realtà in confronto alla sua ombra, tanto più nobile è il tempio nuovo rispetto all’antico. Penso che si possa aggiungere anche un’altra cosa. Il tempio era unico, quello di Gerusalemme, e il solo popolo di Israele offriva in esso i suoi sacrifici. Ma dopo che l’Unigenito si fece simile a noi, pur essendo «Dio e Signore, nostra luce» (Sal 117,27), come dice la Scrittura, il mondo intero si è riempito di sacri edifici e di innumerevoli adoratori che onorano il Dio dell’universo con sacrifici ed incensi spirituali. E questo, io penso, è ciò che Malachia profetizzò da parte di Dio: Io sono il grande Re, dice il Signore; grande è il mio nome fra le genti, e in ogni luogo saranno offerti l’incenso e l’oblazione pura (Cfr. Ml 1,11). Da ciò risulta che la gloria dell’ultimo tempio, cioè della Chiesa, sarebbe stata più grande. A quanti lavorano con impegno e fatica alla sua edificazione, sarà dato dal Salvatore come dono e regalo celeste Cristo, che è la pace di tutti. Noi allora per mezzo di lui potremo presentarci al Padre in un solo Spirito (Cfr. Ef 2,18). Lo dichiara egli stesso quando dice: Darò la pace in questo luogo e la pace dell’anima in premio a chiunque concorrerà a innalzare questo tempio (Cfr. Ag 2,9). Aggiunge: «Vi do la mia pace» (Gv 14,27). E quale vantaggio questo offra a quanti lo amano, lo insegna san Paolo dicendo: La pace di Cristo, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri, (Cfr. Fil 4, 7). Anche il saggio Isaia pregava in termini simili: «Signore, ci concederai la pace, poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese» (Is 26,12). A quanti sono stati resi degni una volta della pace di Cristo è facile salvare l’anima loro e indirizzare la volontà a compiere bene quanto richiede la virtù. Perciò a chiunque concorre alla costruzione del nuovo tempio promette la pace. Quanti dunque si adoperano a edificare la Chiesa o che sono messi a capo della famiglia di Dio (Cfr. Ef 2,22) come mistagoghi, cioè come interpreti dei sacri misteri sono sicuri di conseguire la salvezza. Ma lo sono anche coloro che provvedono al bene della propria anima, rendendosi roccia viva e spirituale (Cfr. 1 Cor 10,4) per il tempio santo, e dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Cfr. Ef 2,22).

LODI

Lettura Breve 2 Tm 2, 8.11-13
Ricordati che Ges
ù
Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch’egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

SECONDI VESPRI

Lettura Breve Eb 12, 22-24
Voi vi siete accostati al monte di Sion e alla citt
à
del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell’aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele

1...45678...10

Une Paroisse virtuelle en F... |
VIENS ECOUTE ET VOIS |
A TOI DE VOIR ... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | De Heilige Koran ... makkel...
| L'IsLaM pOuR tOuS
| islam01