XIV SETTIMANA DEL T.O.

XIV SETTIMANA DEL T.O. dans LETTURE DI SAN PAOLO NELLA LITURGIA DEL GIORNO ♥♥♥ spablo

http://www.geocities.com/SoHo/Museum/8225/spablo.htm

DOMENICA 6 LUGLIO 2008

PRIMI VESPRI

Lettura breve Col 1, 2b-6
2b. Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro. 3. Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, 4. per le notizie ricevute circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi, 5. in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo 6. il quale è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità.

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura  Rm 8, 9. 11-13
9. Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 11. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. 
12. Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13. poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. 

VESPRI

Lettura Breve 2 Ts 2, 13-14
13. Noi dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, 14. chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

LUNEDÌ 7 LUGLIO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

l’esempio di San Paolo

Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
 
Ciascuno ricerchi ciò che è utile a tutti e non il proprio tornaconto
Sta scritto: Unitevi ai santi, perché quelli che li seguono saranno santificati. E ancora in un altro passo: Con l’uomo innocente sarai innocente, con l’eletto sarai eletto, ma con il perverso ti pervertirai (cfr. Sal 17, 26). Perciò stiamo uniti agli innocenti e ai giusti, perché essi sono gli eletti di Dio. Perché liti, collere, discordie, scismi e guerre tra voi? Non abbiamo forse un unico Dio, un unico Cristo, un unico Spirito di grazia diffuso su di noi, un’unica vocazione in Cristo? Perché straziare e lacerare le membra di Cristo, perché ribellarsi contro il proprio corpo e arrivare a tal punto di delirio da dimenticare di essere gli uni membra degli altri? Ricordate le parole di Gesù nostro Signore. Egli ha detto: Guai a quell’uomo! Sarebbe stato
meglio se non fosse mai nato; piuttosto che recare scandalo a uno dei miei eletti; sarebbe meglio che gli fosse messa al collo una pietra da mulino e fosse sommerso nel mare, piuttosto che trarre al male uno dei miei eletti (cfr. Lc 17, 1-2). La vostra scissione ha sviato molti, ha gettato molti nello scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore; e il vostro dissidio perdura tuttora. Prendete in mano la lettera di san Paolo apostolo. Qual è la cosa che vi ha scritto per prima all’inizio del suo messaggio? Certo è sotto un’ispirazione divina che egli vi ha scritto una lettera su se stesso, su Cefa, su Apollo, perché fin da allora vi era tra voi la tendenza alle fazioni. Ma quel parteggiare vi ha causato allora un peccato minore, perché le vostre preferenze andavano verso apostoli famosi per chiara reputazione e verso un uomo approvato da loro. Ora invece date ascolto a gente da nulla, a persone che vi pervertono e gettano il discredito su quella vostra coesione fraterna, che vi ha resi meritatamente celebri. E’ un disonore che dobbiamo eliminare al più presto. Buttiamoci ai piedi del Signore e supplichiamo con lacrime perché, fattosi propizio, ci restituisca la sua amicizia e ci ristabilisca in una magnifica e casta fraternità d’amore. Questa infatti è la porta della giustizia aperta alla vita, come sta scritto: «Apritemi le porte della giustizia: entrerò a rendere grazie al Signore. E’ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti» (Sal 117, 19). Sono molte, è vero, le porte aperte, ma la porta della giustizia è precisamente quella di Cristo: beati tutti quelli che sono entrati per essa e hanno diretto i loro passi nella santità e nella giustizia, compiendo tutto nella carità e nella pace. Vi è qualcuno fedele, capace nell’esporre la dottrina, sapiente nel discernimento dei discorsi, casto nell’agire? Egli deve essere tanto più umile quanto più è ritenuto grande, e deve cercare ciò che è utile a tutti, non il proprio tornaconto.

Responsorio     1 Cor 9, 19. 22; cfr. Gb 29, 15-1
R. Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, debole con i deboli. * Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.
V. Ero occhio per il cieco, e piede per lo zoppo; padre io ero per i poveri.
R. Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno.

VESPRI

Lettura breve 1 Ts 2, 13
13. Noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.

MARTEDÌ 8 LUGLIO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura

Sant’Agostino, come sempre
Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo
(Sal 32, 29; CCL 38, 272-273)
 
Coloro che si trovano al di fuori, lo vogliono o no, sono nostri fratelli
Fratelli, vi esortiamo ardentemente a questa carità, non soltanto verso i vostri compagni di fede, ma anche verso quelli che si trovano al di fuori, siano essi pagani che ancora non credono in Cristo, oppure siano divisi da noi, perché, mentre riconoscono con noi lo stesso capo, sono però separati dal corpo. Fratelli, proviamo dolore per essi, come per nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, quando non diranno più «Padre nostro» (Mt 6, 9). Il Profeta ha detto ad alcuni: «A coloro che vi dicono: Non siete nostri fratelli, rispondete: Siete nostri fratelli» (Is 66, 5 sec. LXX). Riflettete di chi abbia potuto usare questa espressione: forse dei pagani? No, perché secondo il linguaggio scritturistico ed ecclesiastico non li chiamiamo fratelli. Forse dei giudei che non hanno creduto in Cristo? Leggete l’Apostolo e noterete che quando egli dice «fratelli» senza alcuna aggiunta, vuol intendere i cristiani: «Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello?» (Rm 14, 10). E in un altro passo scrive: «Siete voi che commettete ingiustizia e rubate, e questo ai fratelli!» (1 Cor 6, 8). Perciò costoro, che dicono: «Non siete nostri fratelli», ci chiamano pagani. Ecco perché ci vogliono ribattezzare, affermando che noi non possediamo ciò che essi danno. Ne viene di conseguenza il loro errore, di negare cioè che noi siamo loro fratelli. Ma per qual motivo il profeta ci ha detto: «Voi dite loro: siete nostri fratelli», se non perché riconosciamo in essi ciò che da loro non viene riconosciuto in noi? Essi quindi, non riconoscendo il nostro battesimo, dicono che noi non siamo loro fratelli; noi invece, non esigendo di nuovo in loro il battesimo, ma riconoscendolo nostro, diciamo loro: «Siete nostri fratelli». Dicano pure essi: «Perché ci cercate, perché ci volete?». Noi risponderemo: «Siete nostri fratelli». Ci dicano: «Andatevene da noi, non abbiamo niente a che fare con voi». Ebbene, noi invece abbiamo assolutamente parte con voi: confessiamo l’unico Cristo, dobbiamo essere in un solo corpo, sotto un unico Capo. Perciò vi scongiuriamo, fratelli, per le stesse viscere della carità, dal cui latte siamo nutriti, dal cui pane ci fortificheremo, per Cristo nostro Signore, per la sua mansuetudine vi scongiuriamo. E’ tempo che usiamo una grande carità verso di loro, una infinita misericordia nel supplicare Dio per loro perché conceda finalmente ad essi idee e sentimenti di saggezza per ravvedersi e capire che non hanno assolutamente nessun argomento da opporre alla verità. Ad essi è rimasta solo la debolezza dell’animosità, la quale tanto più è inferma quanto più crede di abbondare in forze. Vi scongiuriamo, dicevo, per i deboli, per i sapienti secondo la carne, per gli uomini rozzi e materiali, per i nostri fratelli che celebrano gli stessi sacramenti anche se non con noi, ma tuttavia gli stessi; per i nostri fratelli che rispondono un unico Amen come noi, anche se non con noi. Esprimete a Dio la vostra profonda carità per loro.

Responsorio Cfr. Ef 4, 1. 3. 4
R. Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto: * conservate l’unità dello Spirito nel vincolo della pace.
V. Un solo corpo, un solo Spirito, una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati:
R. conservare l’unità dello Spirito nel vincolo delle pace.

LODI

Lettura Breve 1 Ts 5, 4-5
4. Voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che il giorno del Signore possa sorprendervi come un ladro: 5. voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.

VESPRI

Lettura Breve Rm 3, 23-25a
23. Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24. ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. 25a. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia.

MERCOLEDÌ 9 LUGLIO 2008

LODI

Lettura Breve Rm 8, 35.37
35. Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 37. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.

GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2008

LODI

Lettura Breve Rm 14, 17-19
17. Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18. chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19. Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.

VENERDÌ 11 LUGLIO 2008
SAN BENEDETTO (f)
Abate e patrono d’Europa

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla lettera agli Efesini di san Paolo, apostolo 4, 1-24

A ciascuno è stata data la sua grazia, per edificare il corpo di Cristo
1. Fratelli, vi esorto io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2. con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3. cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. 4. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5. un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini» (Sal 67, 19). 9. Ma che significa la parola «ascese», se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10. Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. 11. E’ lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12. per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, 13. finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. 14. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore. 15. Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, 16. dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità. 17. Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, 18. accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. 19. Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile. 20. Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, 21. se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22. per la quale dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 23. e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24. e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.

Seconda Lettura

c’è un solo riferimento a San Paolo, la metto ugualmente

Seconda Lettura
Dalla «Regola» di san Benedetto, abate
(Prologo 4-22; cap. 72, 1-12; CSEL 75, 2-5. 162-163)

Non antepongano a Cristo assolutamente nulla
Prima di ogni altra cosa devi chiedere a Dio con insistenti preghiere che egli voglia condurre a termine le opere di bene da te incominciate, perché non debba rattristarsi delle nostre cattive azioni dopo che si è degnato di chiamarci ad essere suoi figli. In cambio dei suoi doni, gli dobbiamo obbedienza continua. Se non faremo così, egli come padre sdegnato, sarà costretto a diseredare un giorno i suoi figli e, come Signore tremendo, irritato per le nostre colpe, condannerà alla pena eterna quei malvagi che non l’hanno voluto seguire alla gloria. Destiamoci, dunque, una buona volta al richiamo della Scrittura che dice: E’ tempo ormai di levarci dal sonno (cfr. Rm 13, 11). Apriamo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo attentamente la voce ammonitrice che Dio ci rivolge ogni giorno: «Oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Sal 94, 8). E ancora: «Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» (Ap 2, 7). E che cosa dice? Venite, figli, ascoltate, vi insegnerò il timore del Signore. Camminate mentre avete la luce della vita, perché non vi sorprendono le tenebre della morte (cfr. Gv 12, 35). Il Signore cerca nella moltitudine del popolo il suo operaio e dice: C’è qualcuno che desidera la vita e brama trascorrere giorni felici? (cfr. Sal 33, 13). Se tu all’udire queste parole rispondi: Io lo voglio! Iddio ti dice: Se vuoi possedere la vera e perpetua vita, preserva la lingua dal male e le tue labbra non pronunzino menzogna: fuggi il male e fa` il bene: cerca la pace e seguila (cfr. Sal 33, 14-15). E se farete questo, i miei occhi saranno sopra di voi e le mie orecchie saranno attente alle vostre preghiere: prima ancora che mi invochiate dirò: Eccomi. Che cosa vi è di più dolce, carissimi fratelli, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, poiché ci ama, ci mostra il cammino della vita. Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. Ma se vogliamo abitare nei padiglioni del suo regno, persuadiamoci che non ci potremo arrivare, se non affrettandoci con le buone opere.
Come vi è uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, così c’è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. In questo zelo i monaci devono esercitarsi con amore vivissimo; e perciò si prevengano l’un l’altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza le infermità fisiche e morali degli altri, si prestino a gara obbedienza reciproca. Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto, temano Dio, vogliano bene al proprio abate con sincera e umile carità.
Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna.

LODI

Lettura Breve Rm 12, 1-2
1. Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

VESPRI

Lettura Breve Rm 8, 28-30
28. Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30. quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

SABATO 12 LUGLIO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

come sempre, Sant’Agostino

Seconda Lettura
Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo
(Sal 126, 2; CCL 40. 1857-1858)
 
Il vero Salomone è il Signore Gesù Cristo
Salomone aveva innalzato un tempio al Signore, sicuramente come tipo e figura della Chiesa futura e del corpo del Signore. Per questo Gesù afferma nel vangelo: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2, 19). Come dunque egli aveva edificato quel tempio, così il vero Salomone, il Signore nostro Gesù Cristo, il vero pacificatore, si costruì anche lui un tempio. Il nome di Salomone infatti significa «Pacificatore». Ora il vero operatore della pace è quello di cui parla l’Apostolo: «Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo» (Ef 2, 14). Egli è il vero pacificatore che ha unito i sé le due pareti provenienti da opposte direzioni, di cui egli è la pietra angolare, sia del popolo dei credenti che proveniva dalla circoncisione, sia del popolo, anch’esso di credenti, che proveniva dai pagani non circoncisi. Di due popoli fece una sola Chiesa, divenne per essi pietra d`angolo e perciò fu veramente pacificatore. Il vero Salomone, cioè Salomone, figlio di Davide e della moglie Betsabea, re d’Israele, era la figura di questo pacificatore. Perché tu non creda che sia quel Salomone che edificò la casa a Dio, quando costruì il tempio, la Scrittura, indicandoti un altro Salomone, così comincia il salmo: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (Sal 126, 1). Il Signore dunque edifica la casa, il Signore Gesù Cristo edifica la sua casa. Molti sono impegnati nella costruzione. Ma se non è lui che edifica, «invano vi faticano i costruttori». Chi sono coloro che lavorano per costruire? Tutti coloro che nella Chiesa predicano la parola di Dio, i ministri dei sacramenti di Dio. Tutti corriamo, tutti ci affatichiamo, tutti ora costruiamo. E prima di noi, altri hanno corso, faticato, costruito. Ma «se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori». Perciò non mancarono i richiami degli apostoli che videro alcuni comportarsi malamente e in particolare risuonò la voce di Paolo che disse: «Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo» (Gal 4, 10-11). Poiché sapeva di essere interiormente edificato dal Signore, compiangeva costoro perché si era affaticato tra di loro senza un esito proporzionato. Noi dunque parliamo all’esterno, egli edifica all’interno. Noi vediamo come voi ascoltate, ma ciò che pensate lo conosce solo colui che vede i vostri pensieri. E’ lui che costruisce, ammonisce, incute paura, apre l’intelligenza, indirizza la vostra mente alla fede. E tuttavia lavoriamo anche noi come operai.

LODI

Lettura Breve Rm 12, 14-16a
14. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16a. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili.

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