professor Buscemi, stralcio dal libro: San Paolo…sulla « redenzione » e « giustificazione
stralcio dal libro: Buscemi A. M., San Paolo, vita opera messaggio, Franciscan Printing Press, Jerusalem 1996
LETTERA AI ROMANI
sulla « redenzione » e « giustificazione »
pagg. 190-193
Il professore ha cominciato a parlare della lettera ai Romani nella pagina precedente l’inizio di questo stralcio, scrive dell’esordio molto solenne della lettera, del desiderio di Paolo di visitare la Chiesa di Roma, fino a che non avrà anche a loro annunciato il vangelo che è salvezza di chiunque crede, di questa salvezza hanno bisogno tutti i popoli – scrive ancora – pagani e giudei, tutta l’umanità è soggetta al peccato ed è bisognosa di giustificazione (Rm 3,1-20), (pag 190), di qui inizia lo stralcio che si vuole riportare e che riguarda la redenzione dell’uomo e la « giustificazione »:
« La redenzione non viene dall’uomo, ma è data gratuitamente da Dio, che nella sua grazia misericordiosa ha costituito Cristo « quale propiziatorio » (Rm 3,25) nel suo proprio sangue, in modo che egli fosse espiazione perfetta e totale dei peccati i tutti gli uomini alla sola condizione di credere in lui (Rm 3,21-31). Infatti come Abramo fu giustificato per la fede, così tutti gli uomini vengono giustificati non in virtù delle opere che compiono, ma solo in virtù della fede. Le parole: « Abramo credette e gli fu computato a giustizia » (Gen 15,6) non furono scritte soltanto per lui, ma anche per noi che crediamo in Colui che risuscitò dai morti Gesù Cristo Signore nostro, il quale fu dato alla morte per i nostri peccati e fu risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,1-25).
Tale giustificazione è pegno di salvezza eterna per tutti noi « perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5,5). Lo prova il fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rm 5,8). La sua morte ci ha procurato la giustizia e ci ha ristabilito nel piano salvifico di Dio, violato dalla disobbedienza di Adamo, a causa del quale è entrato nel mondo il peccato e la morte. Ma dove abbondò il peccato, lì sovrabbondò la grazia, per mezzo di Gesù Cristo che ci ha meritato giustizia e vita (Rm 5, 1-21).
Morti con lui al peccato e risorti alla giustizia di Dio, dobbiamo camminare in novità di vita. Questo passaggio dalla morte alla vita è avvenuto nel battesimo, che ci ha immerso in uno stato permanente di grazia e di amore. È morto l’uomo vecchio, è nato l’uomo nuovo, vivente per Dio nella giustizia e santità e destinato nel Cristo Gesù alla vita eterna (Rm 6,1-23).
La liberazione del cristiano dal peccato non potrà essere completa se non diviene anche liberazione dalla legge, che è lo strumento che attualizza il potere del peccato sull’uomo. Non la legge sia di per sé cattiva, essa è santa, giusta e buona, ma è il peccato che, per manifestarsi, l’ha trasformata in strumento di schiavitù e di morte. La legge è spirituale, ma il dramma di chi la segue sta nel fatto che essa non riesce a liberarlo dalla forza vincolante del peccato. Così l’uomo, a causa della legge, si trova diviso nel suo intimo: da una parte, per quanto riguarda la ragione, sente il precetto di Dio, ma dall’altra, per ciò che riguarda la carne, lo respinge e serve alla legge del peccato (Rm 7,1-25). Solo Cristo ci ha liberato da questo lacerante dramma interiore, perché ci ha donato lo Spirito della vita che è libertà dalla legge del peccato e della morte. Questo Spirito abita in noi, ci conduce verso la pienezza della vita, ci testimonia continuamente di essere figli di Dio: Lasciandosi guidare da lui, il cristiano non vive più da debitore della carne, ma da figlio di Dio, che attende insieme a tutta la creazione la redenzione del corpo e la rivelazione piena della gloria di Dio, per essere conforme all’immagine del Figlio suo e vivere nel suo amore, dal quale nessuna cosa ci può separare, perché la sua vita è divenuta la nostra vita (Rm 8, 1-39. »

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