La preghiera pastorale in San Paolo, Père Jean Lévêque (traduzione) – n 3

LA PREGHIERA PASTORALE IN SAN PAOLO

di Père Jean Lévêque

(quando ho finito ricontrollo tutto)

IV. LE DOMANDE INDIRIZZATE A DIO

A fianco dei passaggi dove si esperimenta la lode gratuita o l’azione di grazia, vi è una massa impressionante di testi paolini concernenti le richieste presentate a Dio. Non soltanto Paolo non prova alcuna personale allergia nei confronti della preghiera di domanda, ma egli la raccomanda per tutte le intenzioni ai fratelli delle sue comunità.

Proviamo a recuperare su quali cose Paolo mette l’accento nelle sue personali preghiere di domanda, in seguito raggrupperemo gli insegnamenti di preghiera che si trovano (che scivolano, letteralmente) nelle sue lettere.

1. Le domande di Paolo

Paolo non ci dice molto su quello che egli domanda per se stesso. Attraverso una confidenza in 2Cor 12,8 noi sappiamo solamente che una spina è stata messa nella sua carne, un angelo di Satana che lo schiaffeggia, e che questa dura realtà (forse una malattia che ritorna ad intervalli nel tempo [scrive: intermittente]) fa da contrappeso, nella sua vita di apostolo, alle rivelazioni straordinarie delle quali Dio lo ha gratificato: « tre volte – dice Paolo – io ho pregato il Signore di aiutarmi, ma egli mi ha detto: « Ti basta la mia grazia, la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza. ». Il Cristo non stima dunque necessario liberare il suo testimone da tutte le insicurezze.

Quando si trova nelle sue missioni, Paolo è ancora più esplicito. Di fronte ad un apostolato difficile e a volte anche pericoloso, molto lontano da avere un atteggiamento puramente passivo o più o meno fatalista, egli fa dei progetti, custodisce dei desideri, e ne parla a Dio. « Notte e giorno – egli scrive in 1Tessalonicesi 3,10ss – chiediamo, con viva insistenza, di poter vedere il vostro volto e completare ciò che ancora manca alla vostra fede. Voglia Dio stesso, Padre nostro e il Signore nostro Gesù dirigere il nostro cammino verso di voi ». Ugualmente ai cristiani di Roma: « Chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi. » (Rm 1,10). La preghiera di domanda è, dunque, intimamente legata alla iniziativa missionaria.

Per gli ebrei, i suoi primi fratelli, Paolo esprime un volta un augurio paradossale: « Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. » (Rm 9,3), la stessa preghiera che Paolo dice di nuovo, poi, in forma positiva: « Fratelli il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza » (Rm 10,1) [il professore scrive le parole di Paolo ma non cita il passo, a me sembra proprio quello che ho messo].

Ma le preghiere e gli auguri più numerosi e più ricchi concernono, nelle lettere di Paolo, i fratelli cristiani. In queste Paolo varia all’infinito, le formule e le sue domande a Dio sono, per i pastori cristiani, piene di insegnamenti, perché esse manifestano, in maniera a volte spontanea, a volte più solenne, quel genere di fioritura e di efficacia che l’apostolo Paolo desidera per i cristiani delle sue comunità.

Gli auguri, generalmente corti, sono già rivelatori: Paolo augura ai suoi fratelli tutto quello che costituisce il « clima » della vita in Gesù Cristo: la pace, la gioia, la speranza, la presenza del Signore, sempre portatore della grazia e dell’Agape:

« Il Signore sia con tutti voi » (2Ts 3,16b);

« Il Signore diriga i vostri cuori nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo » (2Ts 3,5)

« Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen. » (Rm 15,32b)

« Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre ed in ogni modo. » (2Ts 3,16a)

E tutti questi doni, nel pensiero di Paolo, hanno già una portata teologale, perché essi sono inseparabili dalla fede e da una comunione vivente con Dio, con Gesù Signore, e con lo Spirito:

« E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. » (2Ts 2,16)

« Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo. La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile. » (2Ts 6,23-24)

« Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per virtù dello Spirito Santo. » (Rm 15, 13).

Nelle domande più sviluppate, Paolo considera molti momenti, o molti livelli, della esistenza cristiana, che si possono raggruppare schematicamente nella maniera seguente:

a. conversione e santificazione,

b. consolidamento (affermissement) e costanza,

b. fruttificazione, abbondanza e completamento,

d. conoscenza, « sopra-conoscenza » (« sur-connaissance », non so se tradurre con un termine teologico diverso, in italiano non rende)

Proviamo a seguire successivamente questi quattro temi principali:

a. conversione e santificazione

(conversion et santification)

Il tema preciso della conversione morale del cristiano appare solo una volta nelle domande di Paolo, in una lettera, nella quale ha dovuto mostrarsi severo, nella 2Cor 13, 7-9: « Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male […] Noi preghiamo anche per la vostra perfezione. (il professore scrive: redressement: ripristino,risanamento, sulla BJ: affermissement, che ho già tradotto con consolidamento) ».

Paolo preferisce una formulazione più positiva: « Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, anima e corpo, si conservi irreprensibilmente per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.  » (1Ts 5,23). L’importante, per i discepoli, è che Dio li giudichi degni della sua chiamata (cfr. 2Ts1,11), che possano comportarsi del Signore, per piacergli in tutto (cfr. Col 1,10).

SEGUE…

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