Archive pour juillet, 2008

LA PAROLA « PACE » IN SAN PAOLO – HO FATTO UNA SEMPLICISSIMA RICERCA

LA PAROLA : « PACE » – HO FATTO UNA SEMPLICE RICERCA DELLA PAROLA PACE IN SAN PAOLO, POI COPIA E INCOLLA, LA RICERCA PERÒ SI PUÒ CONTINUARE, DAL SITO (non metto il colore perché temo che mi salti l’impostazione della pagina):

http://www.laparola.net/ricerca.php

Atti 15:33

Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati.

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Atti 16:36

Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace».

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Atti 24:3

«La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine.

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Romani 1:7

A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

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Romani 2:10

gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,

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Romani 3:17

e la via della pace non conoscono.

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Romani 5:1

Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo;

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Romani 8:6

Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace.

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Romani 12:18

Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.

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Romani 14:17

Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo:

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Romani 14:19

Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.

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Romani 15:13

Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.

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Romani 15:32

sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.

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Romani 16:20

Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.

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1Corinzi 1:3

grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.

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1Corinzi 7:15

Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!

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1Corinzi 14:33

perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.

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1Corinzi 16:11

Nessuno dunque gli manchi di riguardo; al contrario, accomiatatelo in pace, perché ritorni presso di me: io lo aspetto con i fratelli.

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2Corinzi 1:2

grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.

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2Corinzi 2:13

non ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.

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2Corinzi 13:11

Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.

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Galati 1:3

Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo,

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Galati 5:22

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;

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Galati 6:16

E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.

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Efesini 1:2

grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

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Efesini 2:14

Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l’inimicizia,

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Efesini 2:15

annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,

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Efesini 2:17

Egli è venuto perciò ad annunziare pace
a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.

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Efesini 4:3

cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.

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Efesini 6:15

e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.

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Efesini 6:23

Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.

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Filippesi 1:2

Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

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Filippesi 4:7

e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

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Filippesi 4:9

Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

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Colossesi 1:2

ai santi e fedeli fratelli in Cristo dimoranti in Colossi grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro!

Col 1:2 in tutte le versioni Mostra capitolo

Colossesi 3:15

E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!

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1Tessalonicesi 1:1

Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace!

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1Tessalonicesi 4:11

e a farvi un punto di onore: vivere in pace, attendere alle cose vostre e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato,

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1Tessalonicesi 5:3

E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.

1Te 5:3 in tutte le versioni Mostra capitolo

1Tessalonicesi 5:13

trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.

1Te 5:13 in tutte le versioni Mostra capitolo

1Tessalonicesi 5:23

Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

1Te 5:23 in tutte le versioni Mostra capitolo

2Tessalonicesi 1:2

grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.

2Te 1:2 in tutte le versioni Mostra capitolo

2Tessalonicesi 3:12

A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace.

2Te 3:12 in tutte le versioni Mostra capitolo

2Tessalonicesi 3:16

Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.

2Te 3:16 in tutte le versioni Mostra capitolo

1Timoteo 1:2

a Timòteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.

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2Timoteo 1:2

al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.

2Ti 1:2 in tutte le versioni Mostra capitolo

2Timoteo 2:22

Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.

2Ti 2:22 in tutte le versioni Mostra capitolo

Tito 1:4

a Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.

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Filemone 3

grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.

File 1:3 in tutte le versioni Mostra capitolo

Ebrei 7:2

a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace.

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Ebrei 12:11

Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

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Ebrei 12:14

Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore,

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Ebrei 13:20

Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù,

« Nel suo nome sarà predicata a tutte le genti la conversione » (Lc 24,47) – (riferimenti)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&localTime=07/15/2008#

Simeone il Nuovo Teologo (circa 949-1022), monaco ortodosso
Inno 29 ; SC 174, 317

« Nel suo nome sarà predicata a tutte le genti la conversione » (Lc 24,47)

Tutti voi, l’intero genere umano, re e principi, ricchi e poveri, monaci e laici, ascoltatemi ora raccontare la grandezza dell’amore di Dio per gli uomini! Ho peccato contro di lui più di ogni altro uomo nel mondo… Eppure, lo so, mi ha chiamato e ho subito risposto… Mi ha chiamato alla penitenza, e subito ho seguito il mio Maestro. Quando si allontanava, lo inseguivo….; così egli partiva, veniva, si nascondeva, appariva e io non tornavo indietro, non mi scoraggiavo, non ho abbandonato la corsa…

Quando non lo vedevo, lo cercavo. Ero in pianto, interrogavo la gente, tutti coloro che un giorno lo avevano visto. Chi interrogavo? Non i sapienti di questo mondo, né i dotti, bensì i profeti, gli apostoli, i padri i sapienti che possedono in verità questa sapienza che è Cristo in persona, sapienza di Dio (1 Cor 1,24). Con le lacrime e con una grande pena d’amore, chiedevo loro di dirmi dove, un giorno l’avevano visto… E vedendo il mio desiderio, vendendo che consideravo quanto c’è nel mondo e il mondo stesso come un nulla ai miei occhi…, egli si è fatto vedere tutto a me nella mia interezza. Mi è venuto incontro Lui che è fuori del mondo e porta il mondo e quanti sono nel mondo custoditi con una sola mano, le cose visibili e invisibili (Col 1,16). Da dove e come è venuto? Non lo so… La parola è incapace di esprimere l’inesprimibile. Solo coloro che contemplano queste realtà le conoscono. Per questo non con le parole ma con gli atti dobbiamo affrettarci a ricercare, a vedere, e a imparare la ricchezza dei misteri divini, questa ricchezza che il Maestro dà a coloro che la cercano.

Publié dans:EAQ - (dal sito francese) - |on 28 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

« Un nemico ha fatto questo » (riferimenti)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=07/20/2008#

San Macario ( ? – 405), monaco in Egitto
Omelie spirituali, n° 51

« Un nemico ha fatto questo »

Scrivo a voi fratelli carissimi, perché sappiate che dal giorno in cui Adamo è stato creato fino alla fine del mondo, il Maligno farà la guerra ai santi senza darsi riposo (Ap 13,7)… Eppure sono pochi coloro che si accorgono che il devastatore delle anime coabita con loro nel loro corpo, vicinissimo all’animo. Sono nella tribolazione e non c’è nessuno sulla terra che possa confortarli. Per questo guardano verso il cielo e vi ripongono la loro attesa, per riceverne qualcosa nel loro cuore. E con questa forza, e grazie a questa armatura dello Spirito (Ef 6,13), vinceranno. Dal cielo infatti ricevono una forza, che rimane nascosta agli occhi della carne. Finché ricercheranno Dio con tutto il cuore, la forza di Dio verrà segretamente in loro aiuto ad ogni momento… Proprio perché toccano con mano la loro debolezza perché sono incapaci di vincere, sollecitano ardentemente le armi di Dio, e così rivestiti dell’armatura dello Spirito per il combattimento (Ef 6,13), vincono…

Sappiate dunque, fratelli carissimi, che in tutti coloro che hanno preparato la loro anima a diventare una buona terra per il seme celeste, il nemico si affretta a seminare la sua zizzania… Sappiate anche che coloro che non cercano il Signore con tutto il cuore non sono tentati da Satana in modo così evidente; ma piuttosto di nascosto con l’astuzia costui prova… di allontanarli da Dio.

Ora, fratelli, fatevi coraggio e non temete. Non lasciatevi spaventare dalle immaginazioni suscitate dal nemico. Nella preghiera non abbandonatevi a un’agitazione confusa, moltiplicando grida inopportune, ma accogliete la grazia del Signore nella contrizione e nel pentimento… fatevi coraggio, confortatevi, state saldi, preoccupatevi delle vostre anime, perseverate con zelo nella preghiera… Tutti infatti coloro che cercano Dio in verità riceveranno una forza divina nella loro anima, e ricevendo l’unzione celeste sentiranno nel loro cuore il sapore e la dolcezza del mondo futuro. La pace del Signore, che è stata con tutti i santi padri e li ha custoditi da ogni tentazione rimanga anche con voi.

Publié dans:EAQ - (dal sito francese) - |on 28 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

Il segno di Giona (riferimenti)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=07/21/2008#

San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi n° 20, 2 ; SC 126, 111

Il segno di Giona

Presi per mano, siete stati accompagnati alla santa piscina del divino lavacro, come Cristo deposto dalla croce nella tomba qui di fronte [in questa chiesa del anto Sepolcro]. Qui foste interrogati uno ad uno se credevate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e voi avete fatto la salutare confessione di fede. Per tre volte siete stati immersi nell’acqua e per ciascuna delle tre ne siete riemersi, per simboleggiare i tre giorni della sepoltura di Cristo, imitando cioè con questo rito il nostro Salvatore che passò tre giorni e tre notti nel seno della terra… Prima immersi nella notte non vedevate nulla, riemergendo invece vi siete trovati in pieno giorno. Mistero della morte e della nascita, quest’acqua di salvezza è stata per voi tomba e genitrice….
Evento al di là di ogni umana realtà e credibilità! In senso letterale, non siamo né veramente morti, né veramente sepolti, né veramente crocifissi; l’imitazione immaginifica di questi eventi esprime la vera realtà della nostra salvezza: il Cristo veramente crocifisso, veramente seppellito, veramente risorto per elargirci tutti questi doni, perché partecipando all’imitazione della passione ottenessimo la realtà della salvezza. O misericordia senza limiti! Il Cristo si è assoggettato ai chiodi che ne perforarono le immacolate mani e gli immacolati piedi, ai dolori della sua passione, perché io senza soffrirne le pene mi unissi alle sue sofferenze e godessi i frutti della salvezza…
Il nostro battesimo, lo sappiamo bene, non solo opera la purificazione dei peccati e ci procura il dono dello Spirito Santo, ma anche fa delle nostre sofferenze un prolungamento nel quotidiano di quelle cui andò storicamente incontro Cristo nostro esemplare. Lo disse chiaramente Paolo: «Ignorate che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo stati sepolti con lui mediante il battesimo» … Cristo ha veramente sofferto per noi e per la nostra salvezza; lo sappiamo bene, non ha patito apparentemente. Che dobbiamo partecipare alla sua passione, lo dice Paolo con precisione: «Se siamo divenuti una stessa pianta con lui per la somiglianza della sua morte, lo saremo anche per la risurrezione» (Rm 6, 3-5).

La perla di grande valore (riferimenti)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/www/main.php?language=FR&ordo=&localTime=07/27/2008#

Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Commento al Vangelo di Matteo, 10, 9-10 ; GCS 10, 10-11

La perla di grande valore

Occorre mettere le parole: «che va alla ricerca di perle preziose « in connessione con queste: «Cercate e troverete» e «Chi cerca trova» (Mt 7,7-8). Cosa vuol dire infatti «cercate», oppure «chi cerca trova»? Ardirei affermare che le perle o la perla l’acquista colui che ha dato o perduto tutto, di cui Paolo dice: «Tutto ho lasciato perdere al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,8), intendendo per «tutto» le altre perle preziose e per «guadagnare Cristo» l’unica perla di gran valore.

Preziosa dunque è la lampada per quelli che sono al buio e c’è bisogno di lampada, finché non sorge il sole. Prezioso è pure lo splendore sul volto di Mosè (2 Cor 3,7) e anche dei profeti, a mio vedere, ed è uno spettacolo bello, perché grazie a quello splendore siamo introdotti a poter contemplare il volto di Cristo: nel rendere testimonianza a tale splendore il Padre dice: «Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17). Ma «quello che era glorioso non lo è più, in questa parte, a causa della sovraeminente gloria» (2 Cor 3,10), per cui abbiamo bisogno, in un primo momento, della gloria che accetta l’abolizione a favore della «gloria sovraeminente», come c’è bisogno di una «conoscenza parziale», che «quando verrà ciò che è perfetto, verrà abolita» (1 Cor 13,9).

Pertanto ogni anima arrivata alla prima infanzia e in cammino «verso la perfezione» (Eb 6,1), fino a che si stabilisca in essa «la pienezza del tempo» (Gal 4,4), ha bisogno di pedagogo, di amministratori e intendenti, affinché, una volta liberata, riceva il patrimonio analogo alla perla di gran valore, a «ciò che è perfetto, che viene per abolire ciò che è parziale» (1 Cor 13,10), quando uno sarà capace di accogliere la sublimità della conoscenza di Cristo (Fil 3,8). Ma i più, che non hanno compreso la bellezza delle numerose perle della legge e neppure «la conoscenza ancora parziale contenuta» in tutta la profezia, immaginano di poter trovare senza che quelle siano state chiarite e comprese in tutto e per tutto, quell’unica perla di gran valore…: Il Vangelo perfettamente inteso, e ogni intelligenza relativa alle azioni e alle parole di Gesù Cristo.

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Giovanni Paolo II: La contrapposizione tra carne e spirito e la “giustificazione” nella fede (7.1.1981)

dal sito: 

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1981/documents/hf_jp-ii_aud_19810107_it.html

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 7 gennaio 1981

La contrapposizione tra carne e spirito e la “giustificazione” nella fede

Carissimi fratelli nell’Episcopato, nel sacerdozio,
Fratelli e sorelle di vita religiosa, Carissimi fratelli e sorelle,

Dopo la pausa dovuta alle recenti festività ricominciamo oggi i nostri incontri del mercoledì portando ancora nel cuore la serena letizia del mistero della nascita del Cristo, che la liturgia della Chiesa in questo periodo ci ha fatto celebrare ed attualizzare nella nostra vita. Gesù di Nazaret, il Bimbo che vagisce nella mangiatoia di Betlemme, è il Verbo eterno di Dio che si è incarnato per amore dell’uomo (Gv 1,14). Questa è la grande verità alla quale il cristiano aderisce con profonda fede. Con la fede di Maria Santissima che, nella gloria della sua intatta verginità, concepì e generò il Figlio di Dio fatto uomo. Con la fede di San Giuseppe che lo custodì e lo protesse con immensa dedizione d’amore. Con la fede dei pastori che accorsero subito alla grotta della natività. Con la fede dei Magi che lo intravidero nel segno della stella e, dopo lunghe ricerche, poterono contemplarlo e adorarlo nelle braccia della Vergine Madre.

Che il nuovo anno sia vissuto da tutti sotto il segno di questa grande gioia interiore, frutto della certezza che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

È l’augurio che rivolgo a tutti voi che siete presenti a questa prima udienza generale del 1981 ed a tutti i vostri cari.

1. Che cosa significa l’affermazione: « La carne… ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne »? (Gal 5,17) Questa domanda sembra importante, anzi fondamentale nel contesto delle nostre riflessioni sulla purezza di cuore, di cui parla il Vangelo. Tuttavia, l’Autore della lettera ai Galati apre davanti a noi, a questo riguardo, orizzonti ancor più vasti. In questa contrapposizione della « carne » allo Spirito (Spirito di Dio), e della vita « secondo la carne » alla vita « secondo lo Spirito » è contenuta la teologia paolina circa la giustificazione, cioè l’espressione della fede nel realismo antropologico ed etico della redenzione compiuta da Cristo, che Paolo, nel contesto a noi già noto, chiama anche « redenzione del corpo ». Secondo la Lettera ai Romani (Rm 8,23), la « redenzione del corpo » ha anche una dimensione « cosmica » (riferita a tutta la creazione), ma al centro di essa vi è l’uomo: l’uomo costituito nell’unità personale dello spirito e del corpo. E appunto in questo uomo, nel suo « cuore », e conseguentemente in tutto il suo comportamento, fruttifica la redenzione di Cristo, grazie a quelle forze dello Spirito che attuano la « giustificazione », cioè fanno sì che la giustizia « abbondi » nell’uomo come è inculcato nel discorso della montagna: Matteo (Mt 5,20), cioè « abbondi » nella misura che Dio stesso ha voluto e che Egli attende.

2. È significativo che Paolo, parlando delle « opere della carne » (cf. Gal 5,11-21), menziona non soltanto « fornicazione, impurità, libertinaggio… ubriachezza, orge » – quindi, tutto ciò che, secondo un modo di comprendere oggettivo, riveste il carattere dei « peccati carnali » e del godimento sensuale collegato con la carne – ma nomina anche altri peccati, ai quali non saremmo portati ad attribuire un carattere anche « carnale » e « sensuale »: « idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie… » (Gal 5,20-21). Secondo le nostre categorie antropologiche (ed etiche) noi saremmo propensi piuttosto a chiamare tutte le « opere » qui elencate « peccati dello spirito » umano, anziché peccati della « carne ». Non senza motivo avremmo potuto intravedere in esse piuttosto gli effetti della « concupiscenza degli occhi » o della « superbia della vita » che non gli effetti della « concupiscenza della carne ». Tuttavia, Paolo le qualifica tutte come « opere della carne ». Ciò s’intende esclusivamente sullo sfondo di quel significato più ampio (in certo senso metonimico), che nelle lettere paoline assume il termine « carne », contrapposto non soltanto e non tanto allo « spirito » umano quanto allo Spirito Santo che opera nell’anima (nello spirito) dell’uomo.

3. Esiste, dunque, una significativa analogia tra ciò che Paolo definisce come « opere della carne » e le parole con cui Cristo spiega ai suoi discepoli ciò che prima aveva detto ai farisei circa la « purezza » e l’ »impurità » rituale (cf. Mt 15,2-20). Secondo le parole di Cristo, la vera « purezza » (come anche l’ »impurità ») in senso morale sta nel « cuore » e proviene « dal cuore » umano. Come « opere impure » nello stesso senso, sono definiti non soltanto gli « adulteri » e le « prostituzioni », quindi i « peccati della carne » in senso stretto, ma anche i « propositi malvagi… i furti, le false testimonianze, le bestemmie ». Cristo, come abbiamo già potuto costatare, si serve qui del significato tanto generale quanto specifico dell’ »impurità » (e quindi indirettamente anche della « purezza »). San Paolo si esprime in maniera analoga: le opere « della carne » sono intese nel testo paolino in senso tanto generale quanto specifico. Tutti i peccati sono espressione della « vita secondo la carne », che è in contrasto con la « vita secondo lo Spirito ». Quello che, conformemente alla nostra convenzione linguistica (del resto parzialmente giustificata), viene considerato come « peccato della carne », nell’elenco paolino è una delle tante manifestazioni (o specie) di ciò che egli denomina « opere della carne », e, in questo senso, uno dei sintomi, cioè delle attualizzazioni della vita « secondo la carne » e non « secondo lo Spirito ».

4. Le parole di Paolo scritte ai Romani: « Così dunque, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete » (Rm 8,12-13), c’introducono nuovamente nella ricca e differenziata sfera dei significati, che i termini « corpo » e « spirito » hanno per lui. Tuttavia, il significato definitivo di quell’enunciato è parenetico, esortativo, quindi valido per l’ethos evangelico. Paolo, quando parla della necessità di far morire le opere del corpo con l’aiuto dello Spirito, esprime appunto ciò di cui Cristo ha parlato nel Discorso della Montagna, facendo richiamo al cuore umano ed esortandolo al dominio dei desideri, anche di quelli che si esprimono nello « sguardo » dell’uomo rivolto verso la donna al fine di appagare la concupiscenza della carne. Tale superamento, ossia, come scrive Paolo, il « far morire le opere del corpo con l’aiuto dello Spirito », è condizione indispensabile della « vita secondo lo Spirito », cioè della « vita » che è antitesi della « morte » di cui si parla nello stesso contesto. La vita « secondo la carne » fruttifica infatti la « morte », cioè comporta come effetto la « morte » dello Spirito.

Dunque, il termine « morte » non significa soltanto morte corporale, ma anche il peccato, che la teologia morale chiamerà mortale. Nelle Lettere ai Romani e ai Galati l’Apostolo allarga continuamente l’orizzonte del « peccato-morte », sia verso il « principio » della storia dell’uomo, sia verso il suo termine. E perciò, dopo aver elencato le multiformi « opere della carne », afferma che « chi le compie non erediterà il regno di Dio » (Gal 5,21). Altrove scriverà con simile fermezza: « Sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – che è roba da idolatri – avrà parte al regno di Cristo e di Dio » (Ef 5,5). Anche in questo caso, le opere che escludono dall’aver « parte al regno di Cristo e di Dio » – cioè le « opere della carne » – vengono elencate come esempio e con valore generale, sebbene al primo posto stiano qui i peccati contro la « purezza » nel senso specifico (cf. Ef 5,3-7).

5. Per completare il quadro della contrapposizione tra il « corpo » e il « frutto dello Spirito » bisogna osservare che in tutto ciò che è manifestazione della vita e del comportamento secondo lo Spirito, Paolo vede ad un tempo la manifestazione di quella libertà, per la quale Cristo « ci ha liberati » (Gal 5,1). Così egli scrive appunto: « Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso » (Gal 5,13-14). Come già in precedenza abbiamo rilevato, la contrapposizione « corpo-Spirito », vita « secondo la carne », vita « secondo lo Spirito », permea profondamente tutta la dottrina paolina sulla giustificazione. L’Apostolo delle Genti, con eccezionale forza di convinzione, proclama che la giustificazione dell’uomo si compie in Cristo e per Cristo. L’uomo consegue la giustificazione nella « fede che opera per mezzo della carità » (Gal 5,6), e non solo mediante l’osservanza delle singole prescrizioni della Legge anticotestamentaria (in particolare, della circoncisione). La giustificazione viene quindi « dallo Spirito » (di Dio) e non « dalla carne ». Egli esorta, perciò, i destinatari della sua lettera a liberarsi dalla erronea concezione « carnale » della giustificazione, per seguire quella vera, cioè, quella « spirituale », in questo senso li esorta a ritenersi liberi dalla Legge, e ancor più ad esser liberi della libertà, per la quale Cristo « ci ha liberati ».

Così, dunque, seguendo il pensiero dell’Apostolo, ci conviene considerare e soprattutto realizzare la purezza evangelica, cioè la purezza di cuore, secondo la misura di quella libertà per la quale Cristo « ci ha liberati ».

XVII SETTIMANA DEL T.O.

XVII SETTIMANA DEL T.O. dans LETTURE DI SAN PAOLO NELLA LITURGIA DEL GIORNO ♥♥♥

Chiesa di San Giovanni a Porta Latina (o fuori le mura), Roma;

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DOMENICA 27 LUGLIO 2008

MESSA DEL GIORNO

Seconda Lettura Rm 8, 28-30
28. Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29.Poich
é quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché
egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; 30. quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

PRIMI VESPRI

Lettura breve Rm 11, 33-36
33.O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! 34. Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? 35. O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? (Is 40, 13; Ger 23, 18; Gb 41, 3). 36. Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 7, 2-16
2. Fratelli, fateci, posto nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. 3. Non dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra che siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere. 4. Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione. 5. Infatti, da quando siamo giunti in Macedonia, la nostra carne non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all’esterno, timori al di dentro. 6. Ma Dio che consola gli afflitti ci ha consolati con la venuta di Tito, e non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta. 8. Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. E se me ne è dispiaciuto — vedo infatti che quella lettera, anche se per breve tempo soltanto, vi ha rattristati — 9. ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; 10. perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte. 11. Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda. 12. Così se anche vi ho scritto, non fu tanto a motivo dell’offensore o a motivo dell’offeso, ma perché apparisse chiara la vostra sollecitudine per noi davanti a Dio. 13. Ecco quello che ci ha consolati. A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi. 14. Cosicché se in qualche cosa mi ero vantato di voi con lui, non ho dovuto vergognarmene, ma come abbiamo detto a voi ogni cosa secondo verità, così anche il nostro vanto con Tito si è dimostrato vero. 15. E il suo affetto per voi è cresciuto, ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con timore e trepidazione. 16.Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi.

Responsorio
Cfr. 2 Cor 7, 10. 9
R: La tristezza secondo Dio produce un pentimento che porta alla salvezza; * la tristezza del mondo produce la morte.
V. Ci siamo rattristati secondo Dio, e così non abbiamo sofferto alcun danno:
R. la tristezza del mondo produce la morte.

Seconda Lettura
Dalle «Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 14, 1-2; PG 61, 497-499)

Sovrabbondo di gioia in ogni tribolazione
Paolo riprende il discorso sulla carità, moderando l’asprezza del rimprovero. Dopo avere infatti biasimato e rimproverato i Corinzi per il fatto che, pur amati, non avevano corrisposto all’amore, anzi erano stati ingrati e avevano dato ascolto a gente malvagia, mitiga il rimprovero dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori» (2 Cor 7, 2), cioè amateci. Chiede un favore assai poco gravoso, anzi più utile a loro che a lui. Non dice «amate», ma con squisita delicatezza: «Fateci posto nei vostri cuori». Chi ci ha scacciati, sembra chiedere, dai vostri cuori? Chi ci ha espulsi? Per quale motivo siamo stati banditi dal vostro spirito? Dato che prima aveva affermato: «E’ nei vostri cuori invece che siete allo stretto» (2 Cor 6, 12), qui esprime lo stesso sentimento dicendo: «Fateci posto nei vostri cuori». Così li attira di nuovo a sé. Niente spinge tanto all’amore chi è amato quanto il sapere che l’amante desidera ardentemente di essere corrisposto. «Vi ho già detto poco fa, continua, che siete nel nostro cuore per morire insieme e insieme vivere» (2 Cor 7, 3). Espressione massima dell’amore di Paolo: benché disprezzato, desidera vivere e morire con loro. Siete nel nostro cuore non superficialmente, in modo qualsiasi, ma come vi ho detto. Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del pericolo: non è così per me. «Sono pieno di consolazione» (2 Cor 7, 4). Di quale consolazione? Di quella che mi viene da voi: ritornati sulla buona strada mi avete consolato con le vostre opere. E’ proprio di chi ama prima lamentarsi del fatto che non è amato, poi temere di recare afflizione per eccessiva insistenza nella lamentela. Per questo motivo aggiunge: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia». In altre parole: sono stato colpito da grande dispiacere a causa vostra, ma mi avete abbondantemente compensato e recato gran sollievo; non avete solo rimosso la causa del dispiacere, ma mi avete colmato di più abbondante gioia. Paolo manifesta la sua grandezza d’animo non fermandosi a dire semplicemente «sovrabbondo di gioia», ma aggiungendo anche «in ogni mia tribolazione». E’ così grande il piacere che mi avete arrecato che neppure la più grande tribolazione può oscurarlo, anzi è tale da farmi dimenticare con l’esuberanza della sua ricchezza, tutti gli affanni che mi erano piombati addosso e ha impedito che io ne rimanessi schiacciato.

Responsorio
2 Cor 12, 12. 15
R. In mezzo a voi si sono compiuti i segni del vero apostolo, * in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli.
V. Io mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime
R. in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli.

SECONDI VESPRI

Lettura Breve 2 Cor 1, 3-4
3. Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Ges
ù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, 4. il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché
possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.

LUNEDÌ 28 LUGLIO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 8, 1-24

1. Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: 2 nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità. 3 Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, 4 domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi. 5 Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; 6 cosicché abbiamo pregato Tito di portare a compimento fra voi quest`opera generosa, dato che lui stesso l`aveva incominciata. 7 E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest`opera generosa. 8 Non dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. 9 Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. 10 E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dall`anno passato siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma a desiderarla. 11 Ora dunque realizzatela, perché come vi fu la prontezza del volere, così anche vi sia il compimento, secondo i vostri mezzi. 12 Se infatti c`è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. 13 Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. 14 Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: 15 Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno. 16 Siano pertanto rese grazie a Dio che infonde la medesima sollecitudine per voi nel cuore di Tito! 17 Egli infatti ha accolto il mio invito e ancor più pieno di zelo è partito spontaneamente per venire da voi. 18 Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo; 19 egli è stato designato dalle Chiese come nostro compagno in quest`opera di carità, alla quale ci dedichiamo per la gloria del Signore, e per dimostrare anche l`impulso del nostro cuore. 20 Con ciò intendiamo evitare che qualcuno possa biasimarci per questa abbondanza che viene da noi amministrata. 21 Ci preoccupiamo infatti di comportarci bene non soltanto davanti al Signore, ma anche davanti agli uomini. 22 Con loro abbiamo inviato anche il nostro fratello, di cui abbiamo più volte sperimentato lo zelo in molte circostanze; egli è ora più zelante che mai per la grande fiducia che ha in voi. 23 Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore presso di voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono delegati delle Chiese e gloria di Cristo. 24 Date dunque a loro la prova del vostro affetto e della legittimità del nostro vanto per voi davanti a tutte le Chiese.

LODI

Lettura Breve 2 Ts 3, 10b-13
10b. Chi non vuol lavorare neppure mangi. 11. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. 13. Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene.

VESPRI

Lettura breve Col 1, 9b-11
9b. Abbiate una piena conoscenza della volont
à di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, 10. perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; 11. rafforzandovi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza, per poter essere forti e pazienti in tutto.

MARTEDÌ 29 LUGLIO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

Santa Marta (memoria)

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 9, 1-15

I frutti spirituali della «colletta»
1. Fratelli, riguardo a questo servizio in favore dei santi, è superfluo che ve ne scriva. 2. Conosco infatti bene la vostra buona volontà, e ne faccio vanto con i Macèdoni dicendo che l’Acaia è pronta fin dallo scorso anno e già molti sono stati stimolati dal vostro zelo. 3. I fratelli poi li ho mandati perché il nostro vanto per voi su questo punto non abbia a dimostrarsi vano, ma siate realmente pronti, come vi dicevo, perché 4. non avvenga che, venendo con me alcuni Macèdoni, vi trovino impreparati e noi dobbiamo arrossire, per non dire anche voi, di questa nostra fiducia. 5. Ho quindi ritenuto necessario invitare i fratelli a recarsi da voi prima di me, per organizzare la vostra offerta già promessa, perché essa sia pronta come una vera offerta e non come una spilorceria. 6. Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. 7. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. 8. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, 9. come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno (Sal 111,9). 10. Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. 11. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro. 12. Perché l’adempimento di questo servizio sacro non provvede soltanto alle necessità dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti ringraziamenti a Dio. 13. A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti; 14. e pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi. 15. Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono!

LODI

Lettura Breve Rm 12, 1-2
1. Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

VESPRI

Lettura breve Rm 8, 28-30
28. Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30. quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 10, 1 – 11, 6
10,1 Fratelli, ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano così animoso con voi; 2. vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell’energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne. 3. In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4. ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5. distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo. 6. Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta. 7. Guardate le cose bene in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è di Cristo lo siamo anche noi. 8. In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio da vergognarmene. 9. Non sembri che io vi voglia spaventare con le lettere! 10. Perché «le lettere — si dice — sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa». 11. Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza. 12. Certo noi non abbiamo l’audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. 13. Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; 14. né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. 15. Né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, 16. per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri. 17. Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore (Ger 9, 23); perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda. 11, 1. Oh se poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. 2. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. 3. Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. 4. Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. 5. Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi «superapostoli»! 6. E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
 
Responsorio Cfr. 2 Cor 10, 34; Ef 6, 16. 17
R. Viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo la carne; * le armi della nostra lotta non sono carnali.
V. Tenete sempre in mano lo scudo della fede e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio:
R. le armi della nostra lotta non sono carnali.

GIOVEDÌ 31 LUGLIO 2008

Sant’Ignazio da Loyola (memoria)

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 11, 7-29
7. Fratelli, ho forse commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il Vangelo di Dio? 8. Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9. E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d’aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. 10. Com’è vero che c’è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia! 11. Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio! 12. Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano. 13. Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. 14. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. 15. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere. 16. Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch’io vantarmi un poco. 17. Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare. 18. Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io. 19. Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. 20. In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. 21. Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli! Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch’io. 22. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! 23. Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. 24. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; 25. tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; 27. fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. 28. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. 29. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?

Responsorio   Cfr. Gal 1, 11. 12; 2 Cor 11, 10. 7
R. Il Vangelo che annunzio non è modellato sull’uomo; * non l’ho ricevuto da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.
V. La verità di Cristo è in me, poiché vi ho annunziato il Vangelo di Dio:
R. non l’ho ricevuto da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

LODI

Lettura Breve Eb 13, 7-9a
7. Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. 8. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! 9A. Non lasciatevi sviare da dottrine varie e peregrine.

VENERDÌ 1 AGOSTO 2008

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (memoria)

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo apostolo 11, 30 – 12, 13
11, 30. Fratelli, se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza. 31. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. 32. A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi, 33. ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani. 12, 1. Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. 2. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa — se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio — fu rapito fino al terzo cielo. 3. E so che quest’uomo — se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio— 4. fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. 5. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. 6. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. 7. Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. 8. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. 9. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 10. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte. 11. Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi ci avete costretto. Infatti avrei dovuto essere raccomandato io da voi, perché non sono per nulla inferiore a quei «superapostoli», anche se sono un nulla. 12. Certo, in mezzo a voi si sono compiuti i segni del vero apostolo, in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli. 13. In che cosa infatti siete stati inferiori alle altre Chiese, se non in questo, che io non vi sono stato d’aggravio? Perdonatemi questa ingiustizia!

Responsorio
Cfr. 2 Cor 12, 9; 4, 7
R. Mi glorio della mia debolezza, perché abiti in me la potenza di Cristo. * La sua forza si manifesta nella nostra debolezza.
V. Portiamo questo tesoro in vasi fragili, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio.
R. La sua forza si manifesta nella nostra debolezza.

SABATO 2 AGOSTO 2008

UFFICIO DELLE LETTURE

Prima Lettura
Dalla seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 12, 14 – 13, 13
12, 14. Fratelli, ecco, è la terza volta che sto per venire da voi, e non vi sarò di peso, perché non cerco i vostri beni, ma voi. Infatti non spetta ai figli mettere da parte per i genitori, ma ai genitori per i figli. 15. Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime. Se io vi amo più intensamente, dovrei essere riamato di meno? 16. Ma sia pure che io non vi sono stato di peso; però, scaltro come sono, vi ho preso con inganno. 17.Vi ho forse sfruttato per mezzo di qualcuno di quelli che ho inviato tra voi? 18. Ho vivamente pregato Tito di venire da voi e ho mandato insieme con lui quell’altro fratello. Forse Tito vi ha sfruttato in qualche cosa? Non abbiamo forse noi due camminato con lo stesso spirito, sulle medesime tracce? 19. Certo, da tempo vi immaginate
che stiamo facendo la nostra difesa davanti a voi. Ma noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e tutto, carissimi, è per la vostra edificazione. 20. Temo infatti che, venendo, non vi trovi come desidero e che a mia volta venga trovato da voi quale non mi desiderate; che per caso non vi siano contese, invidie, animosità, dissensi, maldicenze, insinuazioni, superbie, disordini, 21. e che, alla mia venuta, il mio Dio mi umilii davanti a voi e io abbia a piangere su molti che hanno peccato in passato e non si sono convertiti dalle impurità, dalla fornicazione e dalle dissolutezze che hanno commesso. 13, 1. Questa è la terza volta che vengo da voi. Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due o tre testimoni (Dt 19, 15). 2. L’ho detto prima e lo ripeto ora, allora presente per la seconda volta e ora assente, a tutti quelli che hanno peccato e a tutti gli altri: quando verrò di nuovo non perdonerò più, 3. dal momento che cercate una prova che Cristo parla in me, lui che non è debole, ma potente in mezzo a voi. 4. Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi. 5. Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi? A meno che la prova non sia contro di voi! 6. Spero tuttavia che riconoscerete che essa non è contro di noi. 7. Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male, e non per apparire noi superiori nella prova, ma perché voi facciate il bene e noi restiamo come senza prova. 8. Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità; 9. perciò ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo anche per la vostra perfezione.10. Per questo vi scrivo queste cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere. 11. Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. 12. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. 13. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Responsorio
Cfr. 2 Cor 13, 11; Fil 4, 7
R. State lieti, tendete alla perfezione, vivete in pace. * E il Dio della pace e dell’amore sarà con voi.
V. La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori in Cristo Gesù.
R. E il Dio della pace e dell’amore sarà con voi.

PRIMI VESPRI DELLA DOMENICA (XVIII T.O.)

Lettura breve Col 1, 2b-6
2B. Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro. 3. Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, 4. per le notizie ricevute circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi, 5. in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l’annunzio dalla parola di verità del vangelo 6. il quale è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità.

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