interno della Basilica di Santa Prassede, Roma; la foto l’ho scattata io, non è venuta molto bene perché l’interno è abbastanza buio e la mia macchineta fotografica meglio di così non me la poteva fare;
http://flickr.com/
29 GIUGNO
SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI
Solennità
http://santiebeati.it/
PRIMI VESPRI
per leggere i primi vespri:
http://www.maranatha.it/Ore/solenfeste/0629pvesPage.htm
Lettura Breve 1 Rm 1, 1-3a. 7
1. Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio, 2. che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, 3a. riguardo al Figlio suo;7. a quanti sono in Roma amati da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
MESSA
per leggere tutte le letture della messa vespertina e della messa del giorno:
http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/0629Page.htm
MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA
Seconda Lettura Gal 1,11-20
11. Fratelli, vi dichiaro che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; 12. infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. 13. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, 14. superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri. 15. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16. di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, 17. senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. 18. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19. degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco.
MESSA DEL GIORNO
Seconda Lettura 2 Tm 4,6-8.17.18
6. Carissimo, quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. 7. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. 8. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. 17. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. 18. Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
UFFICIO DELLE LETTURE
per leggere tutto l’Ufficio delle Letture:
http://www.maranatha.it/Ore/solenfeste/0629letPage.htm
Prima Lettura
Dalla lettera ai Galati di san Paolo, apostolo 1, 15 – 2, 10
1,15. Fratelli, quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16. di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, 17. senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. 18. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; 19. degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. 21. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. 22. Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; 23. soltanto avevano sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». 24. E glorificavano Dio a causa mia. 2,1.Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: 2. vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. 3. Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. 4. E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi. 5. Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. 6. Da parte dunque delle persone più ragguardevoli — quali fossero allora non m’interessa, perché Dio non bada a persona alcuna — a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. 7. Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi — 8. poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani — 9. e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. 10. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.
Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
(Disc. 295, 1-2. 4. 7-8; PL 38, 1348-1352)
Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato
Il martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo ha reso sacro per noi questo giorno. Noi non parliamo di martiri poco conosciuti; infatti «per tutta la terra si diffonde la loro voce ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18, 5). Questi martiri hanno visto ciò che hanno predicato. Hanno seguito la giustizia. Hanno testimoniato la verità e sono morti per essa. Il beato Pietro, il primo degli apostoli, dotato di un ardente amore verso Cristo, ha avuto la grazia di sentirsi dire da lui: «E io ti dico: Tu sei Pietro» (Mt 16, 18). E precedentemente Pietro si era rivolto a Gesù dicendo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). E Gesù aveva affermato come risposta: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18). Su questa pietra stabilirò la fede che tu professi. Fonderò la mia chiesa sulla tua affermazione: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Tu infatti sei Pietro. Pietro deriva da pietra e non pietra da Pietro. Pietro deriva da pietra, come cristiano da Cristo. Il Signore Gesù, come già sapete, scelse prima della passione i suoi discepoli, che chiamò apostoli. Tra costoro solamente Pietro ricevette l’incarico di impersonare quasi in tutti i luoghi l’intera Chiesa. Ed è stato in forza di questa personificazione di tutta la Chiesa che ha meritato di sentirsi dire da Cristo: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16, 19). Ma queste chiavi le ha ricevute non un uomo solo, ma l’intera Chiesa. Da questo fatto deriva la grandezza di Pietro, perché egli è la personificazione dell’universalità e dell’unità della Chiesa. «A te darò» quello che è stato affidato a tutti. E` ciò che intende dire Cristo. E perché sappiate che è stata la Chiesa a ricevere le chiavi del regno dei cieli, ponete attenzione a quello che il Signore dice in un’altra circostanza: «Ricevete lo Spirito Santo» e subito aggiunge: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23).
Giustamente anche dopo la risurrezione il Signore affidò allo stesso Pietro l’incombenza di pascere il suo gregge. E questo non perché meritò egli solo, tra i discepoli, un tale compito, ma perché quando Cristo si rivolge ad uno vuole esprimere l’unità. Si rivolge da principio a Pietro, perché Pietro è il primo degli apostoli.
Non rattristarti, o apostolo. Rispondi una prima, una seconda, una terza volta. Vinca tre volte nell’amore la testimonianza, come la presunzione è stata vinta tre volte dal timore. Deve essere sciolto tre volte ciò che hai legato tre volte. Sciogli per mezzo dell’amore ciò che avevi legato per timore. E così il Signore una prima, una seconda, una terza volta affidò le sue pecorelle a Pietro. Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch’essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli apostoli. Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione.
Responsorio
R. Paolo, apostolo del vangelo e maestro dei popoli, * sei degno di tutta la nostra lode.
V. Tu hai fatto conoscere ai popoli il mistero di Dio:
R. sei degno di tutta la nostra lode.
SECONDI VESPRI
per leggere i secondi vespri:
http://www.maranatha.it/Ore/solenfeste/0629vesPage.htm
Lettura breve 1 Cor 15, 3-5. 8
3. Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4. fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, 5. e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 8. Ultimo fra tutti apparve anche a me.
LUNEDÌ 30 GIUGNO 2008
MEMORIA FACOLTATIVA:
SANTI PRIMI MARTIRI DELLA CHIESA DI ROMA
nell’Ufficio delle letture, dato che è solo memoria facoltativa, la seconda lettura è di Sant’Agostino; ma facendo la memoria facoltativa, la seconda lettura è tratta da San Clemente I Papa, Lettera ai Corinzi, 5-7;
UFFICIO DELLE LETTURE
la lettura è di San Clemente I Papa (88-97 circa), nella sua lettera ricorda San Paolo; Papa Benedetto XVI nell’Udienza dedicata a San Clemente (7 marzo 2007) afferma che: « La lettera di Clemente riprende temi cari a san Paolo, che aveva scritto due grandi lettere ai Corinti, e in particolare la dialettica teologica, perennemente attuale, tra indicativo della salvezza e imperativo dell’impegno morale », posto separatamente questa udienza e metto il link perché, credo, è una lettura importante anche per quanto riguarda i primi secoli, dato che si tratta di uno dei Padri Apostolici;
udienza del Papa su San Clemente:
http://lapaginadisanpaolo.unblog.fr/2008/07/01/papa-benedetto-udienza-san-clemente-i-papa-riprende-temi-cari-a-san-paolo/
V, 1. Ma lasciando gli esempi antichi, veniamo agli atleti vicinissimi a noi e prendiamo gli esempi validi della nostra epoca. 2. Per invidia e per gelosia le più grandi e giuste colonne furono perseguitate e lottarono sino alla morte. 3. Prendiamo i buoni apostoli. 4. Pietro per l’ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche sopportò, e così col martirio raggiunse il posto della gloria. 5. Per invidia e discordia Paolo mostrò il premio della pazienza. 6. Per sette volte portando catene, esiliato, lapidato, fattosi araldo nell’oriente e nell’occidente, ebbe la nobile fama della fede. 7. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo, giunto al confine dell’occidente e resa testimonianza davanti alle autorità, lasciò il mondo e raggiunse il luogo santo, divenendo il più grande modello di pazienza. VI, 1. A questi uomini che vissero santamente si aggiunse una grande schiera di eletti, i quali, soffrendo per invidia molti oltraggi e torture, furono di bellissimo esempio a noi. 2. Per gelosia furono perseguitate le donne, giovanette e fanciulle che soffrirono oltraggi terribili ed empi per la fede. Affrontarono una corsa sicura ed ebbero una ricompensa generosa, esse deboli nel fisico. 3. La gelosia allontanò le mogli dai mariti ed alterò la parola del nostro padre Adamo: « Ecco ella è osso delle mie ossa e carne della mia carne ». 4. La gelosia e la discordia rovinarono molte città e distrussero grandi nazioni. VII, 1. Carissimi, scriviamo tutte queste cose non solo per avvertire voi, ma anche per ricordarle a noi. Siamo sulla stessa arena e uno stesso combattimento ci attende. 2. Lasciamo i vani ed inutili pensieri e seguiamo la norma gloriosa e veneranda della nostra tradizione. 3. Vediamo ciò che è bello, ciò che è piacevole e gradito davanti a chi ci ha creato. 4. Guardiamo il sangue di Gesù Cristo e consideriamo quanto sia prezioso al Padre suo. Effuso per la nostra salvezza portò al mondo la grazia del pentimento. 5. Scorriamo tutte le generazioni e notiamo che di generazione in generazione il maestro « diede luogo al pentimento » per tutti quelli che volevano a lui rivolgersi. 6. Noè predico il pentimento e tutti quelli che l’ascoltarono furono salvi. 7. Giona predisse lo sterminio ai Niniviti, ma essi, pentiti dei loro peccati, si resero propizio Dio pregando ed ebbero la salvezza, benché estranei a Dio.
LODI
Lettura Breve 2 Ts 3, 10b-13
10B. Chi non vuol lavorare neppure mangi. 11. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. 13. Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene.
VESPRI
Lettura breve Col 1, 9b-11
9B. Abbiate una piena conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, 10. perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; 11. rafforzandovi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza, per poter essere forti e pazienti in tutto.
MARTEDÌ 1 LUGLIO 2008
UFFICIO DELLE LETTURE
seconda lettura, come sempre in Sant’Agostino moltissimi riferimenti a San Paolo;
Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo (Disc. 47, 12-14; CCL 41, 582-584)
Questo è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza (cfr. 2 Cor 1, 12). Vi sono uomini avventati, detrattori, delatori, mormoratori, che cercano di congetturare quello che non vedono e si adoperano perfino a diffondere quello che neppure sono in grado di sospettare. Contro costoro che cosa resta, se non la testimonianza della nostra coscienza? Infatti, fratelli, neppure in quelli ai quali vogliamo piacere, noi pastori di anime, cerchiamo o dobbiamo cercare la nostra gloria, bensì mirare alla loro salvezza, in modo che, se ci comportiamo rettamente, essi non abbiano ad andare fuori strada nel tentativo di seguirci. Siano nostri imitatori, solo se almeno noi siamo imitatori di Cristo. Se invece non siamo imitatori di Cristo, lo siano almeno essi. Egli infatti pasce il suo gregge e, con tutti quelli che pascolano come si deve il loro gregge, vi è egli solo, perché tutti sono in lui. Non cerchiamo dunque il nostro interesse quando vogliamo piacere agli uomini, ma vogliamo rallegrarci con gli uomini, e siamo lieti che a loro piaccia il bene, per la loro utilità non per la nostra gloria. Contro chi l’Apostolo abbia detto: Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! è evidente (cfr. Gal 1, 10). E per chi abbia detto: «Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch’io cerco di piacere a tutti attraverso tutte le cose» ( 1 Cor 10, 33), è altrettanto evidente. Tutte e due le cose sono lampanti, tutte e due pacifiche, tutte e due semplici, tutte e due chiare. Tu però mangia e bevi solamente, non calpestare e non intorbidire quello che mangi e quello che bevi. Certamente hai ascoltato anche il Signore stesso Gesù Cristo, maestro degli apostoli: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 16), cioè colui che vi ha resi tali. Noi siamo infatti il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce (cfr. Sal 94, 7). Sia lodato perciò chi ti ha reso buono se sei buono. Non sei tu, perché, per te stesso, non avresti potuto essere se non cattivo. Perché poi vorresti stravolgere la verità pretendendo lodi quando fai bene, e rigettando sul Signore la vergogna quando operi male? Certamente chi disse: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Mt 5, 16), ha ugualmente affermato nello stesso discorso: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini» (Mt 6, 1). Ma come questi insegnamenti ti sembravano contraddittori nell’Apostolo, così avviene nel vangelo. Se però non intorbidisci l’acqua del tuo cuore, anche qui riconoscerai l’armonia delle Scritture e anche tu sarai in piena armonia con loro. Cerchiamo dunque, fratelli, non soltanto di vivere bene, ma anche di comportarci bene davanti agli uomini. Non tendiamo solo ad avere una retta coscienza, ma per quanto lo comporta la nostra debolezza e lo consente la fragilità umana, sia anche nostro fermo impegno a non compiere nulla che possa destare un cattivo sospetto nel fratello debole. Mentre mangiamo buone erbe e beviamo acque limpide, non calpestiamo i pascoli di Dio, perché le pecore inferme non abbiano a mangiare ciò che è calpestato, e bere ciò che è stato intorbidato.
Responsorio Fil 2, 2. 3-4; 1 Ts 5, 14. 15
R. Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con gli stessi sentimenti. Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso, * senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri.
V. Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, cercate sempre il bene tra voi e con tutti,
R. senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri.
LODI
Lettura Breve Rm 13, 11b.12-13a
11b. E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. 12. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.13a. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno.
GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2008
SAN TOMMASO, APOSTOLO
(sec. I) Festa
MESSA DEL GIORNO
Prima Lettura Ef 2, 19-22
19. Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20. edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. 21. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22. in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.
UFFICIO DELLE LETTURE
Prima Lettura
Dalla prima lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 4, 1-16
1. Fratelli, ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2. Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele. 3. A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, 4. perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5. Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. 6. Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto perché impariate nelle nostre persone a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d’orgoglio a favore di uno contro un altro. 7. Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? 8. Già siete sazi, già siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9. Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, 12. ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13. calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. 14. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. 16. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!
Seconda Lettura
più di un riferimento
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 26, 7-9; PL 76, 1201-1202)
«Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù» (Gv 20, 24). Questo solo discepolo era assente. Quando ritornò udì il racconto dei fatti accaduti, ma rifiutò di credere a quello che aveva sentito. Venne ancora il Signore e al discepolo incredulo offrì il costato da toccare, mostrò le mani e, indicando la cicatrice delle sue ferite, guarì quella della sua incredulità. Che cosa, fratelli, intravedere in tutto questo? Attribuite forse a un puro caso che quel discepolo scelto dal Signore sia stato assente, e venendo poi abbia udito il fatto, e udendo abbia dubitato, e dubitando abbia toccato, e toccando abbia creduto? No, questo non avvenne a caso, ma per divina disposizione. La clemenza del Signore ha agito in modo meraviglioso, poiché quel discepolo, con i suoi dubbi, mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell’incredulità. L’incredulità di Tommaso ha giovato a noi molto più, riguardo alla fede, che non la fede degli altri discepoli. Mentre infatti quello viene ricondotto alla fede col toccare, la nostra mente viene consolidata nella fede con il superamento di ogni dubbio. Così il discepolo, che ha dubitato e toccato, è divenuto testimone della verità della risurrezione. Toccò ed esclamò: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto» (Gv 20, 28-29). Siccome l’apostolo Paolo dice: «La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono», è chiaro che la fede è prova di quelle cose che non si possono vedere. Le cose che si vedono non richiedono più la fede, ma sono oggetto di conoscenza. Ma se Tommaso vide e toccò, come mai gli vien detto: «Perché mi hai veduto, hai creduto?» Altro però fu ciò che vide e altro ciò in cui credette. La divinità infatti non può essere vista da uomo mortale. Vide dunque un uomo e riconobbe Dio, dicendo: «Mio Signore e mio Dio!». Credette pertanto vedendo. Vide un vero uomo e disse che era quel Dio che non poteva vedere. Ci reca grande gioia quello che segue: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20, 28). Con queste parole senza dubbio veniamo indicati specialmente noi, che crediamo in colui che non abbiamo veduto con i nostri sensi. Siamo stati designati noi, se però alla nostra fede facciamo seguire le opere. Crede infatti davvero colui che mette in pratica con la vita la verità in cui crede. Dice invece san Paolo di coloro che hanno la fede soltanto a parole: «Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti» (Tt 1, 16). E Giacomo scrive: «La fede senza le opere è morta» (Gc 2, 26).
LODI
Lettura Breve Ef 2, 19-22
19. Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20. edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. 21. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22. in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.
VESPRI
Lettura Breve Ef 4, 11-13
11. Cristo ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12. per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, 13. finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.
VENERDÌ 4 LUGLIO 2008
UFFICIO DELLE LETTURE
Sant’Agostino, come sempre,
Seconda Lettura
Dal libro «Sulla predestinazione dei santi» di sant’Agostino, vescovo
(Cap. 15, 30-31; PL 44, 981-983)
Gesù Cristo nato dalla stirpe di Davide secondo la carne
Fulgidissima luce di predestinazione e di grazia è lo stesso Salvatore, «il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2, 5). Con quali suoi meriti antecedenti di opere e di fede la natura umana presente in lui ha fatto sì che raggiungesse tale grado? Mi venga data una risposta, per favore. Quell’uomo assunto dal Verbo coeterno al Padre nell’unità della persona, come ha meritato di essere il Figlio unigenito di Dio? Quale sua opera buona qualsiasi precedette? Che cosa ha compiuto prima, che cosa ha creduto, che cosa ha chiesto, per arrivare a questa ineffabile grandezza? Forse che il Verbo, creando e assumendo l’uomo, dal momento in cui cominciò ad esistere, quell’uomo stesso non cominciò ad essere l’unico Figlio di Dio? Sia per noi ben chiaro che è nel nostro capo, Cristo, che si trova la sorgente della grazia, da cui essa si diffonde per tutte le sue membra, secondo la capacità di ciascuno. Per mezzo di quella grazia ogni uomo diviene cristiano all’inizio della fede, e fu pure per quella grazia, che quell’uomo, fin dall’inizio, è diventato Cristo. Questo è rinato dallo stesso Spirito, dal quale è nato quell’altro. Colui che opera in noi la remissione dei peccati è quel medesimo Spirito che preservò quell’altro da ogni peccato. Certamente Dio seppe in precedenza ciò che avrebbe compiuto. Quindi la predestinazione dei santi è quella che ebbe il suo massimo splendore nel Santo dei santi. Chi interpreta giustamente le parole della verità, come può negare questa dottrina? Infatti noi sappiamo che lo stesso Signore della gloria, in quanto il Figlio di Dio si è fatto uomo, fu predestinato. Gesù dunque è stato predestinato. Egli che doveva diventare figlio di Davide secondo la carne, è stato predestinato ad essere, nella potenza, Figlio di Dio secondo lo Spirito di santità. Ecco perché è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. E questa è stata appunto l’impresa singolare dell’uomo, impresa compiuta ineffabilmente dal Dio Verbo, in modo che fosse davvero e propriamente chiamato al tempo stesso Figlio di Dio e Figlio dell’uomo: figlio dell’uomo per la natura umana assunta, Figlio di Dio perché chi l’assumeva era il Dio Unigenito; perché non si credesse ad una quaternità invece che alla Trinità. Questa sublimazione così grande, eccelsa e somma della natura umana fu predestinata in modo che non potesse essere più alta. Così, d’altra parte, la divinità non poté abbassarsi di più per noi, che con l’assumere la natura umana insieme alla debolezza della carne fino alla morte di croce. Quindi come egli solo fu predestinato ad essere nostro capo, così siamo stati predestinati in molti ad essere sue membra. Perciò tacciano qui i meriti che sono andati perduti per colpa di Adamo, e regni la grazia di Dio che domina per opera di Gesù Cristo nostro Signore, unico Figlio di Dio, unico Signore. Chiunque avrà scoperto che la generazione singolare del nostro capo è dovuta ai suoi meriti precedenti, cerchi pure di scoprire in noi sue membra i precedenti meriti dello stesso capo, ai quali è dovuta la rigenerazione moltiplicata.
Responsorio Cfr. Gal 4, 4-5; Ef 2, 4; Rm 8, 3
R. Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, * per riscattare coloro che erano sotto la legge.
V. Per il grande amore con il quale ci ha amati, Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato,
R. per riscattare coloro che erano sotto la legge.
LODI
Lettura Breve Ef 4, 29-32
29. Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. 30. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. 31. Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. 32. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
VESPRI
Lettura breve Rm 15, 1-3
1. Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l’infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. 2. Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo. 3. Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto: gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me (Sal 68, 10).
SABATO 5 LUGLIO 2008
Sant’Antonio Maria Zaccaria (memoria facoltativa -fondatori dei Barnabiti)
2 lettura della memoria facoltativa
DAGLI SCRITTI…
Dal «Discorso ai confratelli» di sant’Antonio Maria Zaccaria, sacerdote
Il discepolo di Paolo apostolo
«Noi stolti a causa di Cristo» (1 Cor 4, 10): così diceva di sé, degli apostoli e di coloro che professano la fede apostolica la nostra beata guida e santissimo protettore. Ma non dobbiamo meravigliarci o temere, carissimi fratelli, perché «un discepolo, non é da più del maestro, né un servo da più del suo padrone» (Mt 10, 24). Coloro che ci avversano, mentre fanno male a se stessi, perché provocano contro di sé lo sdegno di Dio, fanno però del bene a noi, perché ci accrescono la corona della gloria eterna. Dobbiamo quindi compiangerli e amarli, piuttosto che disprezzarli e odiarli. Anzi, dobbiamo pregare per loro e non lasciarvi vincere dal male, ma vincere il male con il bene e ammassare sopra il loro capo atti di pietà, come carboni ardenti (Rm 12, 20) di carità – come ci ammonisce il nostro Apostolo – in modo che essi vedano la nostra pazienza e mitezza, ritornino ad una via migliore e si accendano di amore per Dio.
Quanto a noi, Dio nella sua misericordia ci ha tolti dal mondo, sebbene indegni, perché lo serviamo salendo di virtù in virtù e portiamo un grande frutto di carità mediante la pazienza, gloriandoci non solo nella speranza della gloria dei figli di Dio, ma anche nelle tribolazioni. Considerate la vostra chiamata (cfr. 1 Cor 1, 26), carissimi fratelli. Se volessimo esaminarla bene, vedremmo facilmente ciò che esige da noi, e come abbiamo incominciato a seguire, benché da lontano, i passi dei santi apostoli e degli altri discepoli di Cristo, così non rifiuteremo di partecipare ai loro patimenti. «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 1). Quindi noi che abbiamo scelto per padre e giuda un apostolo così grande, e ci siamo impegnati a seguirlo, sforziamoci di mettere in pratica la sua dottrina e i suoi esempi. Non sarebbe conveniente infatti che sotto un tale capo vi siano soldati vili o disertori, né che siano indegni i figli di un così grande padre.