http://www.shutterstock.it/cat-14-Religion.html
IL TEMPO LITURGICO – IL TEMPO ORDINARIO (o per annum)
UNA PRESENTAZIONE DEL CAMMINO DELL’ANNO LITURGICO:
per tutto l’articolo, compreso il commento al tempo di Pasqua, di quaresima, di avvento, di Natale e le feste, dal sito:
http://www.diocesi.torino.it/pastorale/eucarestia2004/scheda2_d.htm
Spezzare il pane
L’Eucaristia, centro della domenica
Sussidio per l’anno pastorale 2004-2005
Il cammino dell’anno liturgico
L’anno liturgico è lo spazio-tempo della Chiesa, all’interno del quale si sviluppano e si compiono tutte le azioni liturgiche del popolo di Dio. Esso si caratterizza per la sua forte e compatta unità, considerato come un tempo unico, che scorre dalla Pentecoste alla Parusia, dal dono dello Spirito effuso sulla Chiesa nascente fino al giorno ultimo, alla fine dei tempi.
Considerato in se stesso e in rapporto alle azioni cultuali della Chiesa, l’anno liturgico si presenta come la struttura portante dell’intero edificio liturgico. Esso non è un’azione cultuale strettamente intesa, ma è ciò che sorregge le singole celebrazioni. L’anno liturgico può considerarsi, a ragione, la vera « introduzione alla liturgia ». All’interno di questa ampia unità si collocano e si articolano i singoli momenti celebrativi: sacramenti e sacramentali.
L’anno liturgico della Chiesa è segnato da diverse tappe che possono sembrare degli inizi e degli sviluppi nuovi, tutti reali, ma sempre in continuità, anche se non così nettamente classificabili:
Ogni giorno, lungo l’intero corso dell’anno liturgico, celebriamo sempre e ininterrottamente Cristo Gesù risorto nel suo mistero di salvezza:
« La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria in giorni determinati nel corso dell’anno l’opera della salvezza del suo Sposo divino. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa la memoria della risurrezione del Signore, che ogni anno, unitamente alla sua beata passione, celebra a Pasqua, la più grande delle solennità. Nel corso dell’anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo, dall’incarnazione e dal-la natività fino all’ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della bea-ta speranza e dell’avvento glorioso del Signore. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifi-che e dei meriti del suo Signore, in modo tale da renderli in qualche modo presenti a tutti i tempi, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ri-pieni della grazia della salvezza » (SC 102).
Considerato nella sua struttura e nei suoi contenuti, l’anno liturgico si presenta come una magnifica « inclusione »; nel suo sviluppo, dalla domenica 1ª di Avvento alla solennità di Cristo Re (34ª dom. del Tempo Ordinario), celebra Cristo Gesù nella varietà dei suoi misteri, in tensione escatologica, sostenendo il cammino dei cristiani incontro al Signore che viene nello splendore della sua gloria per trasfigurarci nella sua luce di risorto.
La Chiesa vive in prospettiva escatologica, protesa verso la parusia, cioè l’avvento glorioso del Signore. Il nuovo anno liturgico, infatti, si apre come si era chiuso quello precedente, e si concluderà come si è aperto, cioè con la stessa tensione escatologica, in un continuo movimento elicoidale e ascensionale, che sollecita la comunità cristiana a invocare la manifestazione gloriosa del Signore anticipando nel tempo la venuta finale di « colui che viene » e il compimento definitivo della storia della salvezza in atto nella liturgia e nell’intera vita della Chiesa.
Il tema della parusia attraversa come costante l’intero anno liturgico: all’inizio e alla fine; dall’inizio alla fine. Ogni volta che la Chiesa celebra l’Eucaristia acclama: « celebriamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta ». Il memoriale storico degli eventi salvifici di Cristo con lo Spirito è fatto di continuo « nell’attesa della sua venuta nella gloria », « nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo ».
I fedeli devono essere educati, pertanto, al primato e alla centralità del mistero di Cristo nella liturgia in modo che il loro animo « sia indirizzato prima di tutto verso le feste del Signore, nelle quali, durante il corso dell’anno, si celebrano i misteri della salvezza. Perciò il proprio del tempo abbia il suo giusto posto sopra le feste dei santi, in modo che sia convenientemente celebrato l’intero ciclo dei misteri della salvezza » (SC 108).
Il tempo ordinario
Oltre i “tempi forti” ci sono 33 o 34 settimane durante il corso dell’anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma a venerarlo nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama tempo “per annum” (Cfr. Norme generali sull’Anno Liturgico, n. 43).
In questo periodo la comunità cristiana approfondisce nella fede il mistero pasquale e sottolinea le esigenze della “vita nuova”.
Esso è formato da due parti: la prima va dal lunedì dopo la domenica del Battesimo del Signore fino al martedì precedente il mercoledì delle ceneri: La seconda parte riprende dal lunedì dopo la solennità di Pentecoste e termina il sabato prima della prima domenica di Avvento.
Nel periodo del “tempo ordinario” va richiamato e coltivato il senso della domenica come Pasqua settimanale e giorno dell’assemblea:
La lettura semicontinua dei vangeli sinottici permette una profonda educazione alla fede fondata sulla teologia della vicenda storica di Gesù come viene presentata dal racconto dei singoli evangelisti: Matteo per l’anno A, Marco per l’anno B, Luca per l’anno C.
Tempo basato sul già del Regno di Dio, il tempo ordinario si apre sul non ancora in cui nella celebrazione facciamo esperienza. La speranza, il colore verde, ne scandisce ogni ritmo. Filo verde che porta sempre a trovare il centro non in cose, ma in Colui che vive per sempre: il “Cristo ieri e oggi, Principio e Fine, Alfa e Omega” (Apocalisse), l’oggetto perenne del Mistero Pasquale e della sua celebrazione ordinaria: il tempo ordinario è, grazie al Mistero celebrato, “tempo dell’irruzione e dell’inatteso”, che ci mantiene vigilanti nell’attesa del Suo ritorno definitivo.
TEMPO ORDINARIO – VI SETTIMANA
con questo lunedì ritorniamo alla settimana del tempo ordinario, la parte che va da oggi all’inizio dell’Avvento è il secondo periodo che va dalla VI alla XXXIV settimana; il Gesù che abbiamo incontrato nel tempo della Pasqua, noi noi lo ritroviamo; noi celebriamo i misteri di Cristo e gli avvenimento della storia della salvezza, proprio, e perché, c’è il mistero pasquale ed in esso sono contenuti tutti i misteri da celebrare;
per continuare a seguire San Paolo in questo tempo nel quale le letture, sia degli Atti sia delle lettere non è così continua come nel tempo pasquale, io proporrei – oltre alle letture che, comunque troveremo nei prossimi giorni – una lettura di quelli che chiamerei i « frammenti » della parola di San Paolo nella liturgia, ossia quei passaggi nei quali, sia nella lettura di un brano dell’Uffico delle Letture, sia a presentazione dei salmi – questi brevi citazioni si chiamano sentenze, sotto metto la spiegazione – sia nell’ora media, troviamo una breve lettura o una citazione da San Paolo; io credo che i « frammenti » che noi troviamo siano altrettanto importanti dei testi interi, perché ritroviamo un pensiero di Paolo come colui che continua ad accompagnare il cammino della Chiesa, come colui che offre, sempre di nuovo, una parola autorevole di conferma, un percorso irrinunciabile;
per questo tipo di lettura dalla liturgia non ho alcun appoggio da testi liturgici o da introduzioni a San Paolo, è qualcosa che tento di fare, leggendo, cerco di comprendere e lo presento, come per altre introduzioni, faccio quello posso, come sono capace, però con amore;
dal sito:
http://www.celebrare.it/documenti/pnlo/04-pnlo-cap03.htm
[111. Nel salterio della Liturgia delle Ore, ad ogni salmo è premesso un titolo sul suo significato e la sua importanza per la vita umana del credente. Questi titoli, nel Libro della liturgia delle Ore, sono proposti unicamente ad utilità di coloro che recitano i salmi. Per alimentare la preghiera alla luce della rivelazione nuova, si aggiunge una sentenza del Nuovo Testamento o dei Padri che invita a pregare in senso cristologico.] quindi quella che cito sui salmi si chiama « sentenza » (l’ho imparato adesso anche io)
LUNEDÌ 12 MAGGIO 2008
nella seconda lettura dell’Ufficio delle Letture, potete vedere sul sito Maranathà:
http://www.maranatha.it/Ore/ord/LetLun/06LUNpage.htm
c’è una lettura da San Bernardo essa tratta, in concomitanza con la prima dai Proverbi, della Sapienza, noi dobbiamo agire alla luce della Sapienza, dobbiamo cercarla, domandarla a Dio: « Cercala dunque mentre la puoi trovare perché essa ti è vicina: « Vicina a te è la parola nel tuo cuore e nella tua bocca » (cfr. Rm 10,8); hai trovato la Sapienza « se sulla bocca hai la confessione della tua iniquità, se hai il ringraziamento e il canto di lode, se infine hai anche una conversazione edificante. In realtà « con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza » (Rm, 10,10);
nell’ora media:
http://www.maranatha.it/Ore/ord/FerMedie/02LUNpage.htm
il secondo salmo, il 39, è introdotto da un passo agli Ebrei: « Entrando nel mondo Cristo dice: Tu non hai preparato né sacrificio, né offerta, un corpo invece mi hai preparato (Eb 10, 5);
al Vespro c’è l’inno di Efesini 1,3-10, che non metto perché gli Inni posto separatamente;
VESPRI
Lettura breve 1 Ts 2, 13
13. Noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.
MARTEDÌ 13 MAGGIO 2008
MESSA DEL GIORNO Canto al Vangelo (Ef 1,17-18)
Alleluia, alleluia.
17a. Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
ci conceda lo spirito di sapienza,
18b. perché possiamo conoscere
qual è la speranza della nostra chiamata.
Alleluia. (traduzione liturgica) UFFICIO DELLE LETTURE « FRAMMENTO »
(cioè quello che metto e che ho denominato « frammenti ») (metto il testo per intero perché facendo una sintesi mi sembra che non si capisce il passaggio di Paolo citato dall’autore, in questo caso Sant’Atanasio)
Seconda Lettura
Dai «Discorsi contro gli Ariani» di sant’Atanasio, vescovo
(Disc. 2, 78. 81-82; PG 26, 311. 319)La conoscenza del Padre ci viene
per mezzo della Sapienza creatrice e incarnata
La Sapienza unigenita di Dio è creatrice e autrice di tutte le cose. Perciò è detto: Hai fatto tutte le cose nella tua sapienza e anche: La terra è stata riempita dalla tua creazione (cfr. Sal 103, 24). Ora perché le cose create non solo esistessero, ma esistessero ordinatamente, piacque a Dio di commisurare se stesso alle cose create con la sua Sapienza, per imprimere in tutte e in ciascuna di esse una certa impronta e sembianza della sua immagine e fosse così ben manifesto che le cose create erano state adornate dalla Sapienza, e che le opere costruite erano degne di Dio.
Come infatti la nostra parola è immagine del Verbo, che è Figlio di Dio, così in noi la sapienza è fatta ad immagine del medesimo Verbo, che è la Sapienza stessa. Il dono della sapienza ci dà la facoltà di apprendere e di conoscere, ci rende capaci di accogliere la Sapienza creatrice, e di poter conoscere, per mezzo di essa, lo stesso Padre. Infatti chi possiede il Figlio, possiede anche il Padre (cfr. 1 Gv 2, 23) e ancora: «Chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10, 40). Poiché dunque l’immagine di questa stessa Sapienza è stata creata in noi e in tutte le cose, giustamente la vera Sapienza, quella creatrice, attribuendo a se stessa le proprietà che appartengono alla sua immagine, afferma: Il Signore mi ha creato nelle sue opere».
Ma «poiché nel disegno sapiente di Dio», come abbiamo spiegato, «il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione» (1 Cor 1, 21). Dio non ha più voluto essere conosciuto come nei tempi passati, attraverso l’immagine e l’ombra della sapienza. Volle che la stessa vera Sapienza assumesse la carne, si facesse uomo, e sopportasse la morte di croce, perché attraverso la fede, che in lei si fonda, tutti i credenti potessero di nuovo essere salvi.
La Sapienza di Dio manifestava se stessa e il Padre attraverso la propria immagine, impressa nelle cose create. Per questo fatto si dice che viene creata. In seguito, quella stessa Sapienza, che è il Verbo, si è fatta carne, come afferma san Giovanni. Distrutta la morte e liberato il genere umano, manifestò se stessa più chiaramente e, per mezzo suo, il Padre; donde queste sue parole: Concedi loro «che conoscano te, l’unico veri Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3).
Dunque la terra intera è ripiena della sua conoscenza. Poiché una sola è la conoscenza del Padre per mezzo del Figlio e del Figlio da parte del Padre. Della stessa gioia di cui si compiacque il Padre, gioisce pure il Figlio nel Padre, come risulta da questa espressione: Ero io colui del quale si compiaceva. Ogni giorno mi dilettavo al suo cospetto (cfr. Pro 8, 3). Responsorio Cfr. Col 2, 6. 9; Mt 23, 10
R. Camminate nel Signore Gesù Cristo, come l’avete ricevuto. * Abita in lui corporalmente la pienezza di Dio.
V. Un solo è il vostro Maestro, il Cristo.
R. Abita in lui corporalmente la pienezza di Dio.
LODI
Lettura Breve 1 Ts 5, 4-5
4. Voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che il giorno del Signore possa sorprendervi come un ladro: 5. voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. VESPRI
Inno Ef 1, 3-10
Lettura breve 1 Ts 2, 13
13. Noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.
MERCOLEDÌ 14 MAGGIO 2008
SAN MATTIA APOSTOLO, FESTA
UFFICIO DELLE LETTURE – DAL COMUNE DEGLI APOSTOLI
PRIMA LETTURA
1. Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2 Ora, quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele. 3 A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, 4 perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5 Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. 6 Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto perché impariate nelle nostre persone a stare a ciò che è scritto e non vi gonfiate d’orgoglio a favore di uno contro un altro. 7 Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi ricevuto? 8 Già siete sazi, già siete diventati ricchi; senza di noi già siete diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9 Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10 Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11 Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, 12 ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13 calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. 14 Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo. 16 Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!
LODI
Lettura Breve Ef 2, 19-22
Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.
VESPRI
Lettura Breve Ef 4, 11-13
E’ Cristo che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.
GIOVEDÌ 15 MAGGIO 2008-05-16
UFFICIO DELLE LETTURE « sentenza »
(per il termine « sentenza » vedi sopra nella spiegazione in rosso) sul Salmo SALMO 43, 2-9 (I) Il popolo di Dio nella sventura
In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8, 37).
[nella seconda lettura, senza citazione – ho sottolineato – c'è un passaggio di San Paolo, direi 1Cor 12,4-11, poi sotto, citato un passaggio da 1Tm 2,8]
Seconda Lettura
Dal «Commento sui salmi» di sant’Ambrogio, vescovo
(Sal 36, 65-66; CSEL 64, 123-125)Apri la tua bocca alla parola di Dio
Sia sempre nel nostro cuore e sulla nostra bocca la meditazione della sapienza e la nostra lingua esprima la giustizia. La legge del nostro Dio sia nel nostro cuore (cfr. Sal 36, 30). Per questo la Scrittura ci dice: «Parlerai di queste quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Dt 6, 7). Parliamo dunque del Signore Gesù, perché egli è la Sapienza, egli è la Parola, è la Parola di Dio. Infatti è stato scritto anche questo: Apri la tua bocca alla parola di Dio.
Chi riecheggia i suoi discorsi e medita le sue parole la diffonde. Parliamo sempre di lui. Quando parliamo della sapienza, è lui colui di cui parliamo, così quando parliamo della virtù, quando parliamo della giustizia, quando parliamo della pace, quando parliamo della verità, della vita, della redenzione, è di lui che parliamo.
Apri la tua bocca alla parola di Dio, sta scritto. Tu la apri, egli parla. Per questo Davide ha detto: Ascolterò che cosa dice in me il Signore (cfr. Sal 84, 9) e lo stesso Figlio di Dio dice: «Apri la tua bocca, la voglio riempire» (Sal 80, 11). Ma non tutti possono ricevere la perfezione della sapienza come Salomone e come Daniele. A tutti però viene infuso lo spirito della sapienza secondo la capacità di ciascuno, perché tutti abbiano la fede. Se credi, hai lo spirito di sapienza.
Perciò medita sempre, parla sempre delle cose di Dio, «quando sarai seduto in casa tua» (Dt 6, 7). Per casa possiamo intendere la chiesa, possiamo intendere il nostro intimo, per parlare all’interno di noi stessi. Parla con saggezza per sfuggire al peccato e per non cadere con il troppo parlare. Quando stai seduto parla con te stesso, quasi come dovessi giudicarti. Parla per strada, per non essere mai ozioso. Tu parli per strada se parli secondo Cristo, perché Cristo è la via. In cammino parla a te stesso, parla a Cristo. Senti come devi parlargli: «Voglio, dice, che gli uomini preghino dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese» (1 Tm 2, 8). Parla, o uomo, quando ti corichi affinché non ti sorprenda il sonno di morte. Senti come potrai parlare sul punto di addormentarti: «Non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non trovi una sede per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe» (Sal 131, 4-5).
Quando ti alzi, parlagli per eseguire ciò che ti è comandato. Senti come Cristo ti sveglia. La tua anima dice: «Un rumore! E’ il mio diletto che bussa» (Ct 5, 2) e Cristo dice: «Aprimi, sorella mia, mia amica» (Ivi). Senti come tu devi svegliare Cristo. L’anima dice: «Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, svegliate, ridestate l’amore» (Ct 3, 5). L’amore è Cristo.
Responsorio Cfr. 1 Cor 1, 30-31; Gv 1, 16
R. Cristo Gesù è diventato per noi sapienza e giustizia, santificazione e redenzione. Come sta scritto: *
Chi si vanta, si vanti nel Signore.
V. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia.
R. Chi si vanta, si vanti nel Signore.
LODI
( sentenza sul salmo 80):
SALMO 80 Solenne rinnovazione dell’alleanza
Guardate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede (Eb 3, 12).
Lettura Breve Rm 14, 17-19
17. Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18. chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19. Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.
VENERDÌ 16 MAGGIO 2008
UFFICIO DELLE LETTURE
(citazioni sottolineate da me: Fil 3, 13-14; 1Cor 2,9)
Seconda Lettura
Dai «Trattati sulla prima lettera di Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
(Tratt. 4, 6; PL 35, 2008-2009) Il desiderio del cuore si spinge verso Dio
Che cosa ci è stato promesso? «Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è » (1 Gv 3, 2). La lingua si è espressa meglio che ha potuto, ma il resto bisogna immaginarlo con la mente. Infatti cosa ha rivelato lo stesso Giovanni a paragone di colui che è , o che cosa possiamo dire noi creature che siamo così lontane dalla sua grandezza? Ritorniamo perciò a soffermarci sulla sua unzione, su quella unzione che ci insegna interiormente quanto non siamo capaci di esprimere in parole. E poiché ora non potete avere questa visione, vostro compito è desiderarla. L’intera vita del fervente cristiano è un santo desiderio. Ciò che poi desideri, ancora non lo vedi, ma vivendo di sante aspirazioni ti rendi capace di essere riempito quando arriverà il tempo della visione. Se tu devi riempire un recipiente e sai che sarà molto abbondante quanto ti verrà dato, cerchi di aumentare la capacità del sacco, dell’otre o di qualsiasi altro continente adottato. Ampliandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo si comporta Dio. Facendoci attendere, intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata l’animo e, dilatandolo, lo rende più capace. Cerchiamo, quindi, di vivere in un clima di desiderio perché dobbiamo essere riempiti. Considerate l’apostolo Paolo che dilata il suo animo, per poter ricevere ciò che verrà. Dice infatti: «Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto» (Fil 3, 13). Allora che cosa fai in questa vita, se non sei arrivato alla pienezza del desiderio? «Questo soltanto so: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3, 13-14). Paolo ha dichiarato di essere proteso verso il futuro e di tendervi pienamente. Era consapevole di non essere ancora capace di ricevere «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» (1 Cor 2, 9). La nostra vita è una ginnastica del desiderio. Il santo desiderio sarà tanto più efficace quanto più strapperemo le radici della vanità ai nostri desideri. Già abbiamo detto altre volte che per essere riempiti bisogna prima svuotarsi. Tu devi essere riempito dal bene, e quindi devi liberarti dal male. Supponi che Dio voglia riempirti di miele? Bisogna liberare il vaso da quello che conteneva, anzi occorre pulirlo. Bisogna pulirlo magari con fatica e impegno, se occorre, perché sia idoneo a ricevere qualche cosa.
Quando diciamo miele, oro, vino, ecc., non facciamo che riferirci a quell’unica realtà che vogliamo enunziare, ma che è indefinibile. Questa realtà si chiama Dio. E quando diciamo Dio, che cosa vogliamo esprimere? Queste due sillabe sono tutto ciò che aspettiamo. Perciò qualunque cosa siamo stati capaci di spiegare è al di sotto della realtà. Protendiamoci verso di lui perché ci riempia quando verrà. «Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è » (1 Gv 3, 2).
LODI
(sentenza sul salmo 50)
SALMO 50 Pietà di me, o Signore
Rinnovatevi nello spirito della vostra mente e rivestite l’uomo nuovo (cfr Ef 4,23-24)
Lettura Breve Ef 2, 13-16
13. Ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. 14. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, 15. annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16. e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia.
VESPRI
Lettura breve 1 Cor 2, 7-10a
7. Parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. 8. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9. Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano (cfr. Is 64,4). 10A. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito.
SABATO 17 MAGGIO 2008-05-19
LODI
sentenza sul salmo 8
SALMO 8 Grandezza del Signore e dignità dell’uomo
Tutto ha sottomesso ai suoi piedi, e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa (Ef 1, 22).
1. Al maestro di coro. Sul canto: « I Torchi… ». Salmo. Di Davide.
2 O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,la luna e le stelle che tu hai fissate,
5 che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
6 Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,di gloria e di onore lo hai coronato:
7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8 tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna;
9 Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,che percorrono le vie del mare.
10 O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Lettura Breve Rm 12, 14-16a
14. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16a. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili.