PAOLO VERSO ROMA – ATTI 28, 1-31– CONSIDERAZIONE SULL’ULTIMO CAPITOLO

PAOLO VERSO ROMA - ATTI 28, 1-31– CONSIDERAZIONE SULL’ULTIMO CAPITOLO

testo di Atti 28, 1-31 dal sito:

http://www.bibbiaedu.it/pls/bibbiaol/GestBibbia.Ricerca?Libro=Atti%20degli%20Apostoli&Capitolo=28

stralcio da: Bianchi F., Atti degli Apostoli, Città Nuova Editrice, Roma 2003

pagg. 302-304

l’autore prima di iniziare l’esegesi dell’ultimo capitolo degli Atti propone un excursus per una migliore comprensione di questa parte, che tratta del viaggio di Paolo dopo il naufragio, ossia da Malta verso Roma:

« Il libro degli Atti si conclude con questo capitolo nel quale Luca ricapitola molti temi e riprende generi letterari già incontrati durante il racconto. Questa grande ricapitolazione inizia in At 28, 1-10 dove si narra, sulla base di alcune notizie relative allo sbarco dell’apostolo e dei suoi compagni a Malta, la conclusione del naufragio in un ambiente in un ambiente « barbaro » per molti versi vicino a quello di Listra. La sezione contiene un racconto di miracolo e un racconto di guarigione: entrambi presentano Paolo, che gode della protezione di Dio e che in suo nome opera guarigioni. In questa descrizione l’apostolo segue l’esempio stesso di Gesù, come dimostra l’eco di almeno due episodi evangelici sia nel serpente che morde Paolo (Lc 10,19) sia nella guarigione del Padre di Publio che ricorda la guarigione della suocera di Pietro (Lc 4,38). La seconda sezione del capitolo, At 28, 11-16 traccia l’ultima parte dell’itinerario alla prima persona plurale che condurrà Paolo e gli altri naufraghi da Malta fino a Pozzuoli e da qui a piedi fino a Roma: nella capitale dell’impero la corsa della parola, superato ogni ostacolo, ha l’ultimo e più importante traguardo. Nelle notizie desunte da questo itinerario, Luca ha inserito l’incontro di Paolo con i cristiani di Roma e l’inizio della custodia militaris dell’apostolo, guardato a vista da un soldato. La terza parte, At 28,17-22, ci introduce all’ultima scena del libro. Paolo invita nella propria casa i maggiorenti della comunità ebraica di Roma, per riassumere la propria vicenda giudiziaria e per ribadire la propria innocenza: se il loro silenzio diplomatico sulla vicenda dell’apostolo e la loro ignoranza del cristianesimo sono storicamente poco verosimili , nondimeno la loro presenza nell’economia del racconto lucano è funzionale alla scena culminante del libro cioè At 28, 23-31. È proprio in questa sezione, che tanti temi dell’opera lucana, come il cantico di Simeone (Lc 2), l’incredulità di Israele (Lc 8, 10) o la predicazione dello stesso Paolo ad Antiochia di Pisidia (At 13), trovano la loro preziosa ricapitolazione: la riflessione sul passato missionario di Paolo si interseca così con la situazione presente e si apre al futuro di salvezza per le genti. In conformità con la propria strategia missionaria, Paolo può annunciare ai giudei che abitano la capitale dell’impero quanto aveva predicato durante i propri viaggi missionari: l’annunzio provocherà anche in questo caso una profonda divisione all’interno del giudaesimo, esemplificata nella citazione della profezia di Is 6,9 secondo la versione greca della Settanta, e giustificherà l’inizio dell’annuncio ai pagani. Gli ultimi versetti del libro, quasi una sorta di , descrivono Paolo nella propria stanza, intento ad annunciare ai suoi visitatori il regno di Dio e d insegnare il messaggio di Gesù Cristo. Ciò avviene oramai lontano dalla sinagoga, ma in tutta libertà e senza la minima opposizione da parte dell’autorità romana: questa chiusa, che tace il martirio dell’apostolo presupposto dal discorso di Mileto, ha spinto gli esegeti a trovare una spiegazione al silenzio di Luca. Alcuni autori hanno ipotizzato che Luca avesse completato la propria opera prima della morte dell’apostolo, ma l’ipotesi non appare molto verosimile; altri suppongono che il martirio dell’apostolo avrebbe dovuto costituire un libro a sé stante, ma anche in questo caso l’evidenza è assai debole; altri autori ancora, sulla scorta delle notizie fornite da Eusebio, credono che l’apostolo sarebbe stato liberato dopo che l’autorità romana non era riuscita ad istruire il processo a suo carico nei due anni di carcerazione preventiva: egli avrebbe visitato la Spagna e avrebbe subito una seconda prigionia in Asia minore, conclusasi col martirio, durante la persecuzione di Nerone. L’ipotesi ha trovato diversi sostenitori, ma alla lue di quanto detto, sembra preferibile pensare che al termine dei due anni di prigionia, verso il 62 d.C. Paolo abbia subito il martirio.

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