P. Marco Adinolfi: « Per voi diventò povero essendo ricco » (2Cor 8, 9) – post n. 1
« PER VOI DIVENTÒ POVERO ESSENDO RICCO » (2Cor 8, 9)
di questo studio faccio due post;
P. MARCO ADINOLFI
stralcio dal libro: L’incarnazione l’attualità di un messaggio, studio interdisciplinare a cura di Vincenzo Battaglia, Edizioni O.R. – Milano 1985;
la traslitterazione è quella del professore, ma non ho la possibilità di mettere gli accenti;
pagg. 67-75
«
Prima di Origene la risposta a questa dottrina platonica l’ha già data più volte San Paolo. In 2 Cor 8,9, per esempio, oggetto del presente studio: < Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: per voi diventò povero essendo ricco, perché voi con la sua povertà diventaste ricchi (Ginoskete gar ten charin tou kyriou hemon Iesou Christou, hoti di ‘hymas eptocheusen plousios on, hina hymeis tei eieinou ptocheiai ploutesete)>.
1
Il testo fa parte dei capitolo 8 e 9 della seconda lettera ai Corinzi, dedicati alla colletta da destinare ai
È nota la sollecitudine che, anche in ossequio agli impegni assunti (Gal 2,10), Paolo mostra nello stimolare i fedeli provenienti dal paganesimo a inviare aiuti alla comunità della Chiesa madre. Per l’apostolo è un debito contratto dai gentili nei riguardi di coloro da cui è partito il vangelo di Gesù con tutte le sue infinite ricchezze.
Per quanto concerne 2Cor 8-9, nulla riflette meglio il pensiero paolino dei termini con cui si accenna alla colletta ecumenica. È chiamata prodigalità (adrotes: (, 20), messa in comune (koinonia: 9,13) servizio (diakonia: 8,4; 9, 1.12.13), servizio sacro (leitourgia: 9,2), benedizione (elogia: 9, 5), grazia (charis: 8, 4.6.7.9).
Proprio intorno a charis sembra ruotare il pensiero di Paolo. Il quale ricorda prima la
Ci troviamo con 8, 9 di fronte a una solenne affermazione dottrinale classificata dal Dibelius come parenesi attuale o occasionale, in quanto esortazione etico-religiosa finalizzata a un azione specifica, l’invio appunto dei soccorsi a Gerusalemme. Si accenna a Gesù presentato secondo la titolatura completa che ne sottolinea la sovranità universale (Signore nostro), l’umanità (Gesù) e la messianicità (Cristo).
Di Gesù si rileva la charis, grazia vocabolo complesso che esprime fondamentalmente il dono del generoso e gratuito amore salvifico di Dio in Gesù Cristo. È questo amore divino che ispira e muove la generosità dell’amore umano, colorato di riconoscenza nei riguardi di Dio e di Cristo, e di disinteresse nei riguardi del prossimo. Paolo invita qui i Corinzi alla charis di Gesù, alla sua autoblazione spontanea e misericordiosamente magnanima.
2.
In che consiste la grazia di Cristo?
Quanto alla ricchezza di Gesù, non merita considerazione la stravagante opinione di Buchnan, secondo cui Gesù sarebbe nato abbondantemente fornito di beni di fortuna che avrebbe poi donato a una setta. È chiaro che Paolo allude a Cristo preesistente e alla ricchezza infinita della sua divinità: al dire di Sant’Agostino,
È stato notato che la ricchezza diventa per l’apostolo
D’accordo generalmente sul Gesù ricco, gli esegeti si dividono in un ventaglio piuttosto ampio di opinioni per quanto concerne il Gesù impoveritosi.
Qualcuno, tanto per cominciare, traduce eptocheusen con
E Cristo divenne povero anzitutto assumendo e vivendo la misera natura umana. Dopo essersi chiesto
Con
Sulla scia di Sant’Ireneo Origene segnala la correlazione necessaria esistente tra la nascita di Gesù e la sua vita culminata nel mistero pasquale:
Gesù
Risulta invece più concreto il
Se l’impoverimento di Gesù si identifica, come si identifica, con l’incarnazione vista in tutta la sua concretezza, il discorso può proseguire.
Il contesto parla degli aiuti economici ai poveri della Chiesa madre di Gerusalemme, verso i quali i Macedoni hanno già mostrato la loro generosità e i Corinzi sono esortati a mostrarla. Non si corre il pericolo di andare oltre il pensiero paolino o di interpretarlo inadeguatamente se con molti esegeti si dà a
Gesù avrebbe potuto scegliersi un’esistenza umana al riparo da ogni vulnerabilità, all’insegna della ricchezza o almeno dell’agiatezza e della tranquillità. Ha preferito invece privarsi di qualsiasi possibilità di sicurezza e di difesa. Ha optato per una vita peggiore di quella delle bestie del campo e dell’aria. Si è condannato a non avere dove posare il capo (Mt 8,20). Ha rinunciato a crearsi una famiglia propria. Si è votato all’incomprensione dei familiari (Gv 7,2-9) e al rifiuto dei concittadini (Lc 4, 16-30). Si è lasciato costringere, perseguitato e braccato, a trasferirsi da una località all’altra per sottrarsi alla prigione e alla morte prima che scoccasse l’ora fissata.
Un impoverimento così assoluto, se da una parte rivela l’abisso di abnegazione a cui è giunto Gesù Cristo, dall’altra mostra proprio l’infinita potenza della sua ricchezza.
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