Dalle « Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi » di san Giovanni Crisostomo: Il nostro cuore si è aperto per voi (2Cor 6,11)
Dalle « Omelie sulla seconda lettera ai Corinzi » di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 13,1-2; PG 61,491-492)
Il nostro cuore si è aperto per voi (2Cor 6,11)
« Il nostro cuore si è tutto aperto per voi » (2Cor 6,11). Come il calore, così la carità ha la prerogativa di dilatare, è, infatti, una virtù ardente e impetuosa. Essa apriva la bocca e dilatava il cuore di Paolo. E non vi era nessun cuore più grande del cuore di Paolo. Egli come ogni persona che ama, abbracciava con amore tanto profondo tutti i fedeli che nessuno ne era escluso o messo da parte. E non ci meravigli questo suo amore verso i credenti, dal momento che il suo amore si estendeva anche ai non credenti. Non disse infatti: « Amo soltanto con la bocca, ma anche il cuore canta all’unisono nell’amore con la bocca, perciò parlo con fiducia, con tutto il cuore e con tutta la mente ». Non dice: « vi amo », ma usa un’espressione assai più significativa: « La nostra bocca si è aperta e il nostro cuore si è dilatato » cioè vi porto tutti nell’intimo del cuore, in un abbraccio universale. Chi è amato, infatti, si muove a suo piacimento nell’intimo del cuore che lo ama. Per questo l’Apostolo afferma: « Non siete davvero allo stretto in noi; è nei vostri cuori invece che siete allo stretto. Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore! » (2Cor 6,12-13). Nota il rimprovero, addolcito dall’amore, caratteristica delle persone che amano. Non dice loro che non lo amano, ma fa capire che non gli vogliono bene come lui a loro. Non vuole rimproverarli, se non dolcemente. Si scorge dappertutto, nelle singole lettere, la presenza di questo suo vivissimo amore per i fedeli. Scrive ai Romani: Bramo vedervi e spesso mi sono proposto di venire da voi. Spero di poter in qualche modo venir a trovarvi (cfr. Rm 1,10-11). Ai Galati manda a dire: « Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore » (Gal 4,19). Agli Efesini: « Per questo motivo, piego le ginocchia davanti al Padre per voi » (Ef 3,14). Ai Tessalonicesi aggiunge: Qual è la mia speranza o la mia gioia o la mia corona di gloria? Non siete forse voi? (cfr. 1Tt 2,19). Asserisce così di portarli in cuore anche se incatenato. Scrive inoltre ai Colossesi: Voglio che sappiate quale lotta io sostengo per voi, anche per coloro che non mi conoscono di vista, perché trovino consolazione i vostri cuori (cfr. Col 2,1), e ai Tessalonicesi: Come una nutrice, che cura i suoi bambini, così avremmo voluto, per il grande affetto per voi, darvi non solo il Vangelo, ma anche la vita (cfr. 1Ts 2,7-8). Non vuole che si angustino per lui. Però non desidera essere solo lui ad amare, ma anche essere riamato da loro, per attirare maggiormente i loro animi. E gioisce di questo loro atteggiamento. Assicura infatti: È venuto Tito e ci ha fatto conoscere il vostro desiderio, il vostro pianto, il vostro amore per me (cfr. 2Cor 7,7).
Vous pouvez laisser une réponse.
Laisser un commentaire
Vous devez être connecté pour rédiger un commentaire.